VITERBO – Ormai sono anni che in Italia si registra un notevole calo delle nascite. Certo, la pandemia da Covid-19 e la conseguente emergenza sanitaria hanno contribuito, hanno il loro peso che ha aggravato la situazione nel nostro Paese, ma non in maniera determinante. Tutto questo evidenzia che le famiglie hanno notevoli difficoltà ad assolvere a quel particolare compito naturale. Il crolloha raggiunto livelli che non si erano mai visti nel corso della nostra storia: 404 mila nati del 2020 (e nel 2021 le previsioni danno un calo ancora maggiore), secondo l’Istat, ma non per via della pandemia, perché ha avuto il suo peso solo nel dicembre, con un calo del 10,8%.
Nonostante le coppie decidano di avere i figli tra adozioni, inseminazione artificiali, affidamento, i bambini anno per anno nascono sempre meno. Praticamente, si vorrebbero in media 2,1 figli ed invece ne vengono messi al mondo 1,3. Ed il Covid non c’entra affatto. Le famiglie, dunque, stanno attraversando una fase critica, in un’epoca ormai caratterizzata da tanta incertezza ed un grande anelito di normalità. Tutto ruota intorno all’economia, al suo andamento e, quindi, del mercato del lavoro. Del resto, è proprio nel benessere, che si misura il grado di sviluppo di un Paese ed un Paese senza giovani, non cresce né economicamente, né socialmente. Tra l’altro in Italia la popolazione degli anziani è in continuo aumento, con l’aspettativa di vita sempre più lunga.
In Italia la popolazione è in calo in quasi tutte le regioni, a parte il Trentino Alto Adige, con una variazione annuale della popolazione pari a +0,4 per mille. Un fenomeno che colpisce il Mezzogiorno con -7 per mille, rispetto al Centro Italia -6,4 e al Nord con -6,1. Le Regioni più colpite sono Molise con -10,32 e Basilicata -10,3. Nel Nord Piemonte -8,8, Liguria -9,9 e Valle d’Aosta. Nel nostro Paese la popolazione nel 2020 è scesa significamente a 59 milioni e 259mila abitanti, praticamente 384mila in meno. Il virus ha portato via all’affetto dei propri cari 75.891 persone, ma c’è da considerare un totale di 99.000 vittime.
Un’Italia sempre più vecchia, con un’età media salita a 46 anni. Proprio nel 2000, don Oreste Benzi, il fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII, aveva lanciato la proposta della Giornata della vita nascente. Così circa una quarantina di associazioni cattoliche italiane, per fronteggiare questa emergenza nazionale, hanno unito le forze per chiedere al Parlamento di dare un effettivo segnale contro l’invecchiamento dell’Italia, chiedendo di istituire tale Giornata, il 25 marzo. Una proposta di legge diventata realtà. Una ricorrenza, dunque, con la quale proporre una vera e propria cultura della natalità.
Laura Ciulli
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