//Danni del maltempo? Anche colpa dell’uomo

Danni del maltempo? Anche colpa dell’uomo

di | 2018-10-14T06:55:25+02:00 14-10-2018 6:57|Top Blogger|0 Commenti

Alluvioni, frane, allagamenti. Vittime e danni ingenti che troppo spesso siamo costretti a contare e a raccontare. Si parla sempre di emergenza maltempo, va di moda indicare certi eventi come “bombe d’acqua”. Si dà la colpa ai fenomeni atmosferici che oggi più di ieri – i cambiamenti climatici c’entrano e come! – ci costringono a piangere i morti e a pagare per la ricostruzione di case, strade, ponti e quant’altro. E vogliamo parlare anche degli incendi che devastano aree boschive a ridosso dei centri abitati e dei residence turistici?
Facciamoci un esame di coscienza, anche la stampa, i media, giornali e televisioni, spesso sottovalutano, per ignoranza o convenienza, le responsabilità di chi non rispetta le leggi che seppur troppo superficiali tutelano il territorio.
La presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, in visita in Calabria nei giorni scorsi per portare la sua vicinanza alle popolazioni colpite dall’alluvione, è stata molto esplicita ed è una novità sentir parlare in questo modo uno dei vertici istituzionali dello Stato: “L’azione dell’uomo aumenta il rischio idrogeologico perché laddove c’è disboscamento, laddove ci sono costruzioni abusive, laddove ci sono pratiche agricole non corrette, queste contribuiscono ad aumentare fortemente il rischio di frane, inondazioni e di tutte queste manifestazioni che non riguardano solo la natura”.
Finalmente qualcuno se n’è accorto e lo dice apertamente. L’intervento appare ancora più significativo quando ad evidenziarlo è colei che ha responsabilità istituzionali così importanti.
Si tagliano alberi, si costruisce sul greto di fiumi e torrenti, sotto costoni di roccia friabile, alle pendici di colline instabili, si intubano e si restringono corsi d’acqua che nel loro scendere verso valle hanno bisogno di sfoghi ben maggiori.
Secondo Legambiente il problema della fragilità del nostro territorio e dell’esposizione al rischio di frane e alluvioni riguarda molte aree della Penisola. In ben 6.633 comuni italiani sono presenti aree a rischio idrogeologico che comportano ogni anno un bilancio economico pesantissimo, intollerabile quando è pagato con la vita.
È evidente l’assoluta necessità di maggiori investimenti in termini di prevenzione, attraverso cui affermare una nuova cultura dell’impiego del suolo che metta al primo posto la sicurezza della collettività e ponga fine da un lato a usi speculativi e abusivi del territorio, dall’altro al suo completo abbandono.
“In un contesto in cui sono sempre più evidenti gli effetti dei cambiamenti climatici in atto – sottolineano a Legambiente – che comportano fenomeni meteorologici estremi caratterizzati da piogge intense concentrate in periodi di tempo sempre più brevi, la gestione irrazionale del territorio porta a conseguenze disastrose”.
Ci dobbiamo abituare ai cambiamenti climatici, ci dobbiamo adattare a essi ma soprattutto dobbiamo evitare che eventi atmosferici una volta normali si trasformino oggi, per colpa di una gestione criminale del territorio, in catastrofi dolose da cui poi tutti ci chiamiamo fuori. È come parlare di un automobilista che viaggia a 140 chilometri orari e quando esce di strada e si schianta contro un albero e muore si dà la colpa alla “strada killer”.

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