MILANO – Le luci, le decorazioni, le buste colorate, qualche alberello imbellettato per l’occasione, musiche natalizie in lontananza. I tram che continuano a passare, rumori metallici tra semafori e auto che si alternano veloci. E tanta gente animata dai propri pensieri che distratta non guarda e non vede un uomo, che ogni giorno è lì, tra via Coni Zugna e via Modestino, seduto con una stampella al fianco, con un’ala spezzata: un sacco giallo mezzo vuoto con pochi oggetti, la barba bianca, un sorriso buono e pulito. Saluta, abbassa il capo e allunga il braccio destro con un bicchiere blu con degli adesivi colorati con un evocativo: “buon appetito”.
La moltitudine con cuffiette e cellulare nemmeno appoggia su di lui gli occhi, va oltre correndo, scappando da una povertà che disturba il clima delle feste. C’è poi qualcuno che gli porta un dolcetto, un cappuccino, una sigaretta e due chiacchiere. E allora i passanti per un attimo si accorgono di quello strano uomo seduto per terra, si incuriosiscono a vederlo dialogare con una persona dall’aspetto curato che magari se lo abbraccia pure. Mentre gli si legge in faccia un: “Che schifo, si laverà le mani dopo”.
L’uomo con la barba bianca e il sorriso da papà buono si chiama Danish ed è bulgaro, di un’età indefinita e indefinibile. Alla domanda: “Quanti anni hai?”, risponde “Sette”. Ne avrà sessanta o settanta, è un uomo senza un tempo, ma tanti segni nel volto. Danish non parla bene l’italiano, ma si fa capire, un giorno ha detto di avere bisogno di pantaloni, scarpe “quarantatrii” e una felpa e poi “Mami, vorrei un pollo”. Ed è partita una mini staffetta per trovare indumenti caldi.
“Milano Sospesa”, che della solidarietà “sospesa” concreta dei gesti, piccoli e grandi, ne ha fatto una filosofia, si è subito attivata e in pochissimo tempo ha raccolto aiuti: una giacca, calze, scarpe, una sciarpa, un plaid e una scatola calda con una sorpresa solo per Danish. “Milano Sospesa” è una realtà che si distingue per la sua efficacia, pochi fronzoli, gente concreta che risponde in tempo reale alle richieste di aiuto della città meneghina. Interventi rapidi e sempre mirati di ampio respiro come il sostegno agli sfollati del grattacielo incendiato in via Antonini, i tir per l’Ucraina, i senzatetto di Rogoredo solo per citare grandi interventi che li hanno visti impegnati nell’ultimo anno, ma anche iniziative piccole e mirate, ma non meno necessarie per un singolo caso: come per un Danish.
“Milano Sospesa” è formata da quelle persone, che senza l’aiuto di nessuno, si fanno in quattro e la notte non dormono per trovare soluzioni. In questi giorni stanno pianificando nuovi progetti per i senzatetto e stanno, tra le altre, ricercando sacchi a pelo (in buone condizioni) per chi dorme all’addiaccio e supportano la raccolta delle Scatole di Natale ideata da Marion Pizzato, per i più bisognosi.
Danish sorride felice davanti a quei doni di gente sconosciuta, manda baci e augura Buon Natale. Racconta un po’ di sé e con un certo pudore. Dorme ogni sera su una panchina di un parco che si trova nella zona centralissima di piazza Sant’Agostino, si arrangia come può con il cibo e ogni tanto va in qualche dormitorio, ma principalmente dorme al gelo. Racconta felice, mentre sorseggia un cappuccino, che tra poche settimane partirà per la sua Bulgaria, dove vive la moglie.
Figli? “Ne ho dieci bambini”, risponde. E dove vivono? “I miei figli vivono in Bulgaria, in mia casa”, gli brillano gli occhi mentre parla del suo Paese dove non vede l’ora di tornare. E quando? “ Tra tri domenica parto per Bulgaria, per casa”. Ma da quanto sei in Italia? “Da cinqui anni sono qui e non vedo casa e poi tornia a marzio”.
Quando piove, Danish si ripara sotto la pensilina di un negozio chiuso, cercando di non dare fastidio a nessuno. E’ sempre discreto e silenzioso, alza il bicchiere e abbassa gli occhi quando sente dei passi, ma non chiede nulla. Parla solo se qualcuno si ferma con lui per scambiare due parole. E se un giorno qualcuno si ferma anche solo per salutarlo, senza dargli nulla in cambio, lui comunque sorride e chiede: “Come stai?”.
Un uomo semplice, un uomo dagli occhi buoni e il sorriso dolce. Un homeless, un senzatetto dalla faccia talmente pulita da essere quasi cinematografica. Un uomo solo o sarebbe meglio dire solo un Uomo in una città veloce che non si accorge di chi si trova per terra.
Alessia Orlando
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