Quanti significati insoliti si nascondono dietro al comportamento alimentare. C’è chi pensa che la scelta di ciò che mangiamo sia una nostra libera valutazione, invece la cultura, la religione, le tradizioni locali, i fattori psicologici condizionano i nostri comportamenti senza che ce ne rendiamo conto. E di conseguenza anche le nostre abitudini variano attraverso il tempo e lo spazio.
Carlo Casi (nella foto a destra), archeologo, direttore scientifico della Fondazione Vulci a Montalto di Castro, scrittore e ricercatore, torna a parlare dell’alimentazione nel passato più remoto e lo fa con il libro “La Cucina Antica, ricettario Etrusco, Greco, Romano, Medievale e Rinascimentale” (disponibile su antiquaresedizioni.it).
“Nel suo estendersi nello sviluppo storico dagli Etruschi al mondo rinascimentale – afferma l’autore – il libro può rappresentare un utile tassello per la ricostruzione storica di mondi che non ci sono più ma che sentiamo il bisogno di raccontare. Una ricostruzione fatta non solo con le fonti storiche (che non sarebbero sufficienti) ma con tutti i tipi di fonti disponibili (archeologiche, bio-archeologiche, genetiche, etno-antropologiche)”.
L’organizzazione del libro prevede una prima parte che riguarda la storia dei principali alimenti, a partire dalle epoche più antiche arrivando sino al Rinascimento, e fotografa sulla base delle più recenti ricerche l’odierno stato della questione.
La seconda parte è invece legata alle ricette e alle preparazioni dei cibi, ma non il classico elenco di antipasti, primi, secondi, ecc., al quale siamo abituati ma che non ha nessuna attinenza storica se non molto recente. Quello che viene presentato nel libro è un ricettario ragionato e per argomenti. Dall’importanza del pesce nell’alimentazione antica all’uso a volte smodato delle spezie, dall’introduzione del pepe a quello certamente più curioso che riguarda la cucina erotica. Il tutto arricchito da un linguaggio semplice che consente a chiunque di cimentarsi nel difficile quanto sfizioso ruolo di antico cuoco.
“Cucinare è un’arte – aggiunge Carlo Casi – e anche il più semplice dei cibi può diventare un piccolo capolavoro, occorre però una perfetta conoscenza degli ingredienti, degli strumenti di cottura e della storia della cucina”.
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