Salone Internazionale del Libro di Torino contro Grande Fratello. Numeri da capogiro per due eventi che più diversi tra loro non potrebbero essere. Il primo ha registrato, in quattro giorni di svolgimento, quasi 145 mila visitatori. Code chilometriche e ore di attesa per assistere all’incontro di Roberto Saviano e Maurizio Cattelan, ospiti dello stand Rai sabato 12 maggio. Le corsie del Salone sono state letteralmente prese d’assalto da un pubblico eterogeneo composto anche da moltissimi giovani, complice, dicono gli analisti, del ritorno dei big dell’editoria come Mondadori ed eventi con grandi nomi del panorama intellettuale italiano come Paolo Mieli e Piero Angela. Insomma la cultura “tira”, a vedere i risultati che sono andati ben oltre le aspettative degli organizzatori. Ma, c’è un ma. Il Grande Fratello, trasmissione trash per eccellenza, registra oltre sei milioni di telespettatori a puntata. Qualcosa non torna. Come possono avere lo stesso appeal nel medesimo pubblico composto da italiani l’evento che celebra la cultura per antonomasia e il tripudio del pecoreccio della tv commerciale? Come si può accostare un libro di Umberto Eco alle esternazioni di Malgioglio? Un tema da analisi sociologica per questa che sembra una vera e propria forma di schizofrenia nei cittadini del Belpaese. Si può tentare una spiegazione. La forbice tra chi fa della cultura il suo vivere quotidiano, nutrendosi a pane e libri e chi, invece, si appassiona alle vicende di un gruppo di narcisisti nella bolla, si è drammaticamente allargata. Un Paese a due velocità: un livello alto di consapevolezza culturale, di curiosità, di voglia di apprendere contro uno molto basso, al limite dell’analfabetismo, che subisce passivamente quello che i media propinano. Sempre più distanti, sempre meno comunicanti. Chi vincerà?
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