NUORO – Finalmente l’orrenda consuetudine di consumare carne di cane cadrà nel dimenticatoio. Dopo anni di tradizioni barbare, la Corea del Sud ha stabilito di porre fine alla consumazione di carne di cane. Il termine “Boshintang” è assai noto sulle tavole coreane e indica la zuppa di carne di cane ritenuta da secoli una prelibatezza culinaria locale. A partire dal 2027 sarà messa al bando, così come l’allevamento di cani per scopi alimentari, la vendita e la macellazione della carne di cane.
Secondo alcune statistiche, sono più di 1600 i ristoranti che, attualmente, nella Corea del sud, servono agli avventori la carne di cane e nel paese sono stimati circa 1150 allevamenti atti a questo scopo: nutrire e crescere cani da macello. Il governo locale, come riportato dalla BBC, a seguito delle continue rimostranze dei giovani, ha deciso di legiferare in merito a questa tradizione, ponendo un freno alle uccisioni in massa dei cani. Tale decisione, però, se ha trovato il plauso delle nuove generazioni ha sollevato proteste nei più anziani che vedono attaccata quella che considerano una tradizione intoccabile.
La legge prevede che, nel giro di cinque anni, l’industria della carne di cane debba scomparire. Non si potranno più allevare cani né macellarli e i ristoranti che venissero scoperti a servirla nelle loro tavole dovranno pagare multe molte salate. Come deterrente, per chi non rispetterà le norme di legge, è stata persino prevista la detenzione fino a tre anni nei casi più gravi. Le tradizioni sono dure a morire ma si stima che negli ultimi anni il consumo di carne di cane sia comunque diminuito drasticamente e forse questo ha spinto il governo a legiferare in merito, sebbene le vecchie generazioni coreane affermino che la zuppa di carne di cane doni all’uomo una maggiore virilità.
La ricetta prevede che la carne venga bollita con verdure come le cipolle verdi, le foglie e la polvere di semi di perilla (pianta dalle proprietà antiinfiammatorie, immunomodulatorie, antireattive e sedative, nonché fonte di acidi grassi insaturi e di fitosteroli), i denti di leone e spezie come il doenjang (una pasta di fagioli di soia fermentati, considerata una delle salse essenziali della cucina coreana autentica) e il gochujang (una salsa fermentata salata, dolce e piccante, preparata con peperoncino rosso, riso glutinoso, meju (fagioli di soia fermentati), malto d’orzo, il tutto in polvere, e sale). Prima di essere servita la zuppa viene condita con l’issopo, la menta coreana che cresce in zone ripariali e nei prati di montagna.
Il consumo di carne di cane può essere fatto risalire all’antichità. Nel 1816 Jeong Hak-yu, un politico appassionato di storia e cultore della dinastia Chosŏn, scrisse un poema intitolato Nongawollyeonga in cui raccontava gli usi e le tradizioni dell’epoca. Tra queste menzionava quello che le famiglie contadine facevano ogni mese dell’anno. Soffermandosi a descrivere il mese di agosto, raccontò di una donna sposata che andando a visitare i suoi genitori portò loro in dono carne di cane bollita, torte di riso e vino di riso, tutte prelibatezze molto note all’epoca. Anche nel libro dal titolo Dongguk Sesigi, scritto da Hong Suk Mo viene addirittura riportata la ricetta del Boshintang eseguita con carne di cane bollita e cipolla verde.
Una ricerca afferma che fino al 2006 la carne di cane è stata la quarta più comunemente consumata in Corea del Sud, dopo il manzo, il pollo e il maiale. Se in Italia in una macelleria si provasse a mettere in vendita della carne di cane si solleverebbe il mondo e il macellaio sarebbe costretto a chiudere bottega. Lo stesso varrebbe per il ristoratore che inserisse nel suo menù delle polpette, una cotoletta o delle lasagne di cane. Eppure, nel nostro paese non c’è una legge specifica che lo vieti. Secondo l’UE non si può commercializzare o importare pellicce di cane e di gatto e prodotti che le contengono, ma anche in questo caso, pur affermando che non si può di scuoiare un cane o un gatto per farsi una sciarpa o un cappotto, nulla dice sul fatto di uccidere un cane o un gatto a scopi alimentari.
Purtroppo nemmeno il Codice penale vieta espressamente di mangiare carne di cane. A metà del 2019, però, il deputato del Movimento 5 Stelle Massimo Misiti ha presentato alla Camera una proposta di legge per inserire nell’attuale legge sul maltrattamento degli animali un espresso divieto di macellare, detenere, commercializzare e consumare carne di cane o di gatto, proponendo per i trasgressori l’arresto da quattro mesi a due anni e un’ammenda da 5.000 a 50mila euro per ciascun animale. Fortunatamente per i nostri amici a 4 zampe, in attesa che questa proposta di legge veda la luce, in Italia mangiare carne di cane è considerato illegale. Le nostre tradizioni sono ancorate ad altre cose, luoghi, sapori dolci e salati, profumi e monumenti.
Bisogna comunque rallegrarcsi del fatto che la Corea del Sud, con la messa al bando della carne di cane, abbia generato una vera e propria “rivoluzione culturale” che propone, nella legge che entrerà a regime tra qualche anno, che l’allevamento, la vendita e la macellazione dei cani saranno punibili fino a tre anni di carcere o sanzionati con una multa di 30 milioni di won (circa 23mila dollari). La speranza è che altri paesi attuino cambiamenti simili e rivoluzionino la cucina e la propria tradizione locale. Intanto esultiamo anche per la scelta dell’Indonesia dove sui banchi del mercato di Tomohon, sull’isola di Sulawesi, è arrivato lo stop al consumo di cane e di gatto. A stabilirlo sono stati alcuni commercianti del mercato stesso, conosciuto soprattutto per l’offerta gastronomica di carne di ratti, pipistrelli, serpenti e scimmie che hanno deciso di firmare un accordo per imporre il divieto alla vendita di questo tipo di carne, attuando una decisione storica soprattutto perché quello di Tomohon è il primo mercato in Indonesia a porre fine a questo tipo di commercio.
Virginia Mariane
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