Il Parlamento europeo ha approvato la nuova direttiva sul copyright. Il testo adesso passa all’esame degli europarlamentari con alcune modifiche agli articoli 11 e 13. In definitiva il provvedimento stabilisce che il diritto d’autore va sempre tutelato, anche su internet. Per poter diffondere in rete prodotti audiovisivi e giornalistici le grandi piattaforme e gli aggregatori di notizie dovranno pagare. Così ha stabilito l’Aula del Parlamento europeo, approvando a larga maggioranza (438 sì, 226 no e 39 astensioni) le proposte di modifica delle regole comunitarie.
Commenti positivi arrivano dalla Fnsi, la Federazione nazionale della stampa italiana. “L’approvazione della direttiva sul diritto d’autore da parte del Parlamento Europeo – si legge in una nota del segretario nazionale, Raffaele Lorusso – è la vittoria della ragione, del buonsenso e della dignità del lavoro su chi punta a disarticolare la democrazia e le sue istituzioni attraverso l’attacco all’informazione e ai corpi intermedi. È un risultato che premia la battaglia comune dei sindacati dei giornalisti dei principali Paesi europei, a cominciare dalla Fnsi, e delle associazioni di editori, scrittori, autori cinematografici, attori, registi, film-maker”.
La normativa europea riafferma i diritti delle imprese editoriali e del lavoro giornalistico, riconoscendo il principio che chi sfrutta il lavoro intellettuale, ricavandone profitti con la raccolta pubblicitaria e il trattamento dei dati degli utenti della rete, deve pagare chi ha prodotto i contenuti. Viene così sancito il valore del lavoro giornalistico e dell’informazione professionale, essenziali per la tenuta della democrazia. La buona informazione richiede lavoro regolare, con pienezza di diritti, tutele e garanzie: le risorse che arriveranno al sistema della rete dovranno servire a rafforzare il lavoro ed essere utilizzate per mettere in campo politiche di inclusione lavorativa delle fasce più deboli della professione e di contrasto al precariato dilagante.
Ma non è tutto oro quel che riluce, non sfuggono all’attento osservatore almeno due rischi. Resta infatti da vedere in che misura la versione definitiva della direttiva saprà fugare le preoccupazioni relative all’attribuzione di nuovi poteri di controllo, se non di vera e propria censura, manifestate da più parti. Stampa Romana, il sindacato dei giornalisti del Lazio, non ha dubbi: “Il mondo degli editori italiani non deve pensare che si torni in un illusorio 1990”. Il pianeta digitale non è più reversibile. Il valore dell’informazione sul web si costruisce con risorse specifiche e dedicate, con investimenti mirati, con creatività sulle nuove figure professionali, con paghe adeguate per i collaboratori. Se gli editori pensano che con i soldi di Google e Facebook finisca la crisi, allora siamo fuori strada. E siamo fuori strada anche se si pensa che il mondo degli aggregatori dei dati e dei social batta in ritirata. Quello è già il nostro mondo, non è alternativo al nostro mondo. E’ già il nostro vocabolario.
Si tratta di usarlo nel modo più opportuno, ricavandone valore da distribuire a tutti i colleghi.
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