L’Overshoot Day, il giorno dell’anno nel quale entriamo praticamente in debito con il Pianeta quanto a risorse naturali, è stato il 22 agosto. Nel 2019 era stato il 29 luglio e l’anno precedente il primo giorno d’agosto. Possiamo affermare che quest’anno il giorno della vergogna è slittato in avanti causa Coronavirus e conseguente lockdown,un’emergenza sanitaria e sociale che ha bloccato le attività economiche di gran parte della Terra, fabbriche, opifici di qualsiasi tipo, chiuso in casa gli abitanti di mezzo mondo, interrotto trasporti e collegamenti aerei per molte settimane, rivoluzionato il modo di lavorare.
Il grido d’allarme degli ambientalisti, lo slogan #movethedate, che da anni invita a darsi da fare per spostare in avanti la data del sovrasfruttamento delle risorse naturali del pianeta Terra si è quindi avverato seppur di pochi giorni e comunque per tutt’altro motivo: l’arresto dell’economia legato alla Covid è ben lontano dalla rivoluzione intenzionale che siamo chiamati a promuovere per smettere di vivere come se avessimo 1,6 pianeti a nostra completa disposizione.
Che cos’è l’Overshoot Day? Il Global Footprint Network, un’organizzazione internazionale no-profit che sviluppa strumenti per promuovere la sostenibilità ambientale, calcola il numero di giorni dell’anno in cui la biocapacità terrestre (cioè la capacità degli ecosistemi di rigenerare risorse naturali e assorbire i prodotti di scarto prodotti dall’uomo) riesce a provvedere alla richiesta di risorse e di servizi ecologici (per esempio foreste, pescato o capacità di assorbire CO2) dell’umanità.
La domanda di risorse da parte dell’uomo è misurata dall’impronta ecologica, ossia la quantità di superficie terrestre e acquatica biologicamente produttive che servirebbero a un individuo o a un’intera popolazione per produrre tutte le risorse che consuma e assorbire i rifiuti o le emissioni che produce. Il giorno in cui il pianeta non riesce più a star dietro alle nostre richieste e rigenerare le risorse che usiamo per vivere, mangiare, produrre energia, assorbire i nostri gas inquinanti, segna l’inizio del debito, l’Overshoot Day: da quel momento e fino alla fine dell’anno vivremo consumando risorse che la Terra non è in grado di rigenerare in quell’anno, di fatto sottraendole al futuro. Allo stato attuale delle cose, la Terra impiega un anno e otto mesi a rigenerare le risorse che consumiamo in 365 giorni.
I vari lockdown del 2020 hanno determinato una riduzione della parte di impronta ecologica dovuta alle emissioni di carbonio del 14,5%, rispetto al 2019; la contrazione economica e il calo della domanda di legname hanno assottigliato l’impronta ecologica legata alla deforestazione dell’8,4%, mentre non sembra sostanzialmente cambiata l’impronta legata alla produzione e allo spreco di cibo. Questi parametri spiegano lo slittamento di data, il più consistente dall’inizio degli anni ’70: ma il passaggio è legato a una crisi economica globale senza precedenti, e non a un cambiamento consapevole di cui andare fieri.
E’ un segno, la dimostrazione che cambiando abitudini, il modo di vivere e consumare, insomma cambiando la cultura del vivere e del convivere, è possibile dare modo a tutto il pianeta di rigenerarsi e all’intera umanità di guardare al futuro con maggiore ottimismo.
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