Uscito nelle sale cinematografiche italiane il 28 dicembre 2017 per la regia di Riccardo Milani, “Come un gatto in tangenziale”, ottimamente interpretato da Paola Cortellesi e Antonio Albanese, racconta il terremoto emotivo di un padre e di una madre, entrambi genitori separati, quando i loro rispettivi figli adolescenti diventano fidanzatini: infatti, mentre la ragazzina è la figlia tredicenne di uno studioso, Giovanni (Antonio Albanese), membro di una Commissione del Parlamento europeo che elabora progetti di sviluppo per le periferie urbane, il ragazzino invece abita a Bastogi, una delle più degradate periferie romane, ed è figlio di Monica (Paola Cortellesi), madre spiccia e volitiva che sbarca il lunario come può, sobbarcandosi anche il peso di due sorellastre cleptomani e la forzata assenza del padre del ragazzo, Sergio (interpretato da Claudio Amendola), finito dietro le sbarre.
Infarcito da gag macchiettistiche, il film/commedia è più serio di quanto possa apparire; con una buona scelta narrativa, insieme colorita e leggera, esemplifica quanto sia difficile capirsi tra mondi sociali così diversi; in particolare quanto le idee edificanti dei progressisti alto-borghesi siano teoriche e fragili, destinate a entrare in crisi a contatto col disagio degli ultimi, dinanzi al portone di un casermone di periferia …
Infatti, il corpo a corpo con la realtà sembrerebbe sgretolare senza speranza le opzioni culturali “buoniste” di Giovanni e dell’ex moglie Luce (la brava Sonia Bergamasco): la necessità della contaminazione, le pari opportunità, la possibilità di cambiamento e di sviluppo. Film pessimista o ottimista? “Come un gatto in tangenziale” – un po’ come, in tutt’altro contesto, “L’ora legale” di Ficarra e Picone – non si lascia etichettare facilmente e propone un finale aperto, suggerendo quasi agli spettatori di diventare essi stessi i protagonisti, oggi, di un cambiamento sociale e di una “contaminazione”, che, per quanto ardui e complessi, rimangono ancora un orizzonte possibile.
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