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Come batte forte il cuore dell’Italia

di | 2022-03-13T14:49:52+01:00 13-3-2022 6:00|Attualità, Sezione 1|2 Comments

MILANO – Una valigia, cosa può contenere una valigia? Lo “stretto” indispensabile, il “minimo” sufficiente, “poco” o “nulla”. Quella valigia, quello zaino, quel trasportino, quella borsa stretta da chi scappa da un assedio, contiene ciò che lo spazio consente: un cambio, del cibo, una bambola, una foto, un gatto, un libro ovvero troppo poco. Ma quel poco è tutto ciò che è tanto.

I fiori di carta creati a Trento

I beni raccolti nella chiesa di via Meda 50 a Milano

Chi fugge? Donne, bambini e anziani a piedi per le strade ammassati davanti alle stazioni, in fila per salire su un pullman, sospesi sui parcheggi meta dopo giorni di viaggio, in attesa di chi li porterà in città lontane con la memoria nei sensi di quei paesaggi e quegli uomini che chissà se e quando rivedranno. E poi chi resta o chi aspetta: gente seduta per terra sopra una coperta alla buona, con le scarpe slacciate e lo sguardo perso nei sotterranei delle metropolitane che rimbombano di vocii sommessi e non più di ferraglie o in camerate di palestre, centri commerciali e scuole, bunker con giacigli improvvisati. Dove ancora una bambina dai capelli biondi canta la canzone di Frozen.

Un centro commerciale adibito a dormitorio al confine tra Ucraina e Polonia

L’Italia non è rimasta indifferente alle immagini che arrivano da una terra così lontana eppure straordinariamente vicina e l’intera Penisola è stata attraversata da un moto, un movimento, un’onda di “voglia di fare qualcosa” senza precedenti, voglia di fare per chi arriva e per chi non può, o non vuole, lasciare l’Ucraina. E’ sufficiente scrivere su un qualunque motore di ricerca: “Solidarietà Ucraina”, per ritrovarsi sommersi da migliaia di iniziative presenti in ogni angolo, ricco e povero, dello Stivale. Tutti vogliono dare un contributo reale. Un contributo piccolo e grande. E la frase che più riecheggia in questi giorni è: “Ecco la mia disponibilità”. C’è un mondo di iniziative del terzo settore e non solo, che in questo contesto sta facendo la differenza. Ed è così che partono le catene dei gruppi di whatsapp, nati per ragioni diverse che si trasformano in “social catene” umanitarie.

I Beni per il centro raccolta a Berlino organizzata dal fotografo Max De Martino

Alle 20,30 del 5 marzo arriva un messaggio: “Carissimi, sto cercando vestiti e giochi per due bambini arrivati a Milano, hanno 9 anni lui e 13 anni lei, no libri perché non parlano italiano. Mi aiutate?”. Ed ecco che più gruppi di sconosciuti si mettono in contatto tra loro, il gruppo di catechismo, con le mamme della sezione Scoiattoli e sezione Farfalle di una materna, la classe IV B di una elementare, il condominio Assunta e una volontaria delle autoambulanze e così via si ritrovano, senza conoscersi, più estranei adesso col-legati: “Che taglia ha la ragazzina?”. “Alta 150 cm ed è magra”. “Servono anche pigiami?”. “E le scarpe?”, “37 la ragazzina e 34 il bambino e servirebbe un piumone a una piazza”. “Sì, io ce l’ho…”. Nel giro di poche ore, messaggi virtuali diventano oltre 10 sacchi raccolti con scarpe, vestiario, un piumone, giacche, pigiami e tanto altro. Nessuno si tira indietro, alcuni abiti hanno ancora le etichette e tutti ringraziano per avere avuto l’occasione di poter dare un contributo fisico.

Ceramiche solidali realizzate in Sicilia

Nel frattempo in un’altra chat si legge di una famiglia arrivata in Lombardia da Odessa dopo 4 giorni di viaggio: 2 donne e 3 bambini, uno dei papà lavora nella centrale nucleare, due sono adolescenti, il più piccolo ha un anno e serve un passeggino. In tempo reale, come se non si aspettasse altro, arrivano conferme di più passeggini e la disponibilità per altre necessità. Ma l’immagine più vivida è vedere i due ragazzini l’indomani giocare e integrarsi, pur non parlando italiano, con gli altri coetanei attraverso un linguaggio che va oltre le parole.

Mentre in una classe del collegio arcivescovile di Trento due bambine, una bielorussa e una ucraina, alunne della stessa classe, superano le difficoltà degli adulti e danno una lezione di civiltà senza troppi giri di parole: la bambina bielorussa va dalla sua compagna e le regala sorridendo un mazzetto di fiori di carta fatto con le sue mani di colore azzurro e giallo.

La Compagnia teatrale Ssa’ Benedica

Nel frattempo dal quartiere Ballarò di Palermo, il dottor Sergio Gargano, da sempre in prima linea con “AgisciPalermo” lancia un appello insieme a E.R.A Palermo: “Facciamo una rete per convogliare gli aiuti”. E così è stato. Con il motto: “Se vai da solo vai veloce, ma se vai insieme arrivi lontano”, sono state coinvolte numerosissime associazioni cattoliche e laiche per recuperare ciò che don Taras Ostafiiv, punto di riferimento della comunità ucraina a Roma, chiedeva (il sacerdote ucraino, don Taras, coordina infatti una delle principali raccolte italiane, dalla Cattedrale dei Santi e Martiri Sergio e Bacco, nel quartiere Monti e presso la Basilica di Santa Sofia in via Boccea 478 a Roma).

E’ in Lombardia la famiglia riunita a Budapest dopo giorni di viaggio

Cosa serve? In un primo momento presidi medici e farmaci e in un secondo momento anche cibo a lunga conservazione. E nel giro di pochi giorni gli aiuti arrivati erano talmente numerosi che da un furgone si è reso necessario un tir. “Il passo successivo – spiega il dottor Gargano – è stato il coinvolgimento dell’ambasciata ucraina attraverso la coordinatrice territoriale di Palermo, Viktoriya Prokopovych, designata dal Consolato Generale dell’Ucraina di Napoli”. AgisciPalermo già dal 2010, con un ambulatorio nel cuore della città, nel quartiere Ballarò, presta aiuto a chi arriva da lontano. “Abbiamo raccolto le storie di guerra di chi arriva dal Mali, Turkistan, Darfour, Siria solo per citarne alcune. Li accogliamo e aiutiamo – afferma Gargano – già in passato sono partito per aiutare, insieme ad altri medici di malattie infettive di Termini Imerese, chi viveva il disastro del Kosovo e dei Balcani. Quando ho proposto di fare una rete di aiuti per l’Ucraina hanno riposto in tanti: scuole, scout, parrocchie, associazioni”.

I beni raccolti dal Liceo scientifico Cannizzaro di Palermo

“Ha anche aderito – continua – una compagnia teatrale, non nuova a iniziative umanitarie, i Ssa’ Benedica che, mettendo in scena delle commedie, raccolgono fondi e ‘doni-aiuti’ come in una sorta di lista nozze”. Cosa è necessario donare adesso? “Oltre al prezioso aiuto della gente – conclude – servirebbe anche l’aiuto di aziende che producono e vendono presidi medici, in particolare servono tubi naso tracheali”. Fondamentale per i collegamenti tra i gruppi di Palermo, il passaparola di chi contribuisce senza farsi vedere, come Fabiana Tripodi che fa da collante.

L’iniziativa di Lia ed Elisabetta per Leopoli

Intanto da Varese, il fotografo Max De Martino, che già aveva fatto dei reportage fotografici a Chernobyl, si mette in contatto con chi in passato gli aveva fatto da guida in quei luoghi desolati, in cui viva è ancora l’immagine della morte. Con Nikolai ha creato un filo diretto, chiedendo ciò che servisse per poi organizzarsi con un gruppo di volontari e partire per il punto di raccolta di Berlino.

Presidi medici acquistati e raccolti da Elisabetta e altri volontari in partenza per Leopoli

“Nikolai – afferma Max – ha lasciato Kiev e si è recato nella zona di Vynnicja, il cui aeroporto è stato bombardato. Lui non vuole lasciare il suo Paese mentre la moglie e il figlio di 5 anni sono partiti. Le sue storie già dalla Rivoluzione arancione sono sempre state molto forti, racconti di vita reale, così come è forte l’attaccamento alla sua terra. Ciò che ho visto nei volti di chi è fuggito, mi ricorda l’esperienza de L’Aquila e la caducità di ogni certezza. Ed è per questo che ho raccolto ciò che serviva e che continua a servire in quei luoghi di frontiera ovvero giubbotti antiproiettile, cibo, radio, filtri per l’acqua, vestiti, pannelli solari, coperte, power bank, batterie, torce… Ho noleggiato un furgone e sono partito con un gruppo di persone verso Berlino”.

Il dottot Sergio Gargano di AgisciPalermo

Mentre girano su smartphone e iphone i messaggi dell’ospedale Buzzi di Milano, i messaggi dell’associazione Medullolesi di Palermo (si può visionare l’elenco delle richieste sul sitowww.ass-medullolesi.org.), quelli di Milano Sospesa, dell’Associazione M’ama che presenta dei form da compilare per la disponibilità all’accoglienza di mamme e bambini, Soleterre onlus per i bambini oncologici, il furgone di Solidando a cui aderiscono anche numerose scuole, Conadi (Consiglio Nazionale Diritti Infanzia e Adolescenza) ed ancora i messaggi per il punto di raccolta della Chiesa di via Meda 50 di Milano, coordinati da don Igor Krupa, dove si vedono catene umane che si alternano per riempire i camion.

Il cartellone preperato dagli alunni della scuola Saladino di Palermo

Una catena di montaggio di uomini e donne con la voglia di fare: volti bassi e braccia che diventano forti. Allo stoccaggio dei materiali che arrivano nei vari punti di raccolta, numerosi partecipano i volontari, come tanti ingranaggi di un meccanismo più complesso, dietro a ogni partenza c’è un microcosmo, tra questi ci sono anche i capibranco dei gruppi Scout. “L’educazione alla Pace e alla fratellanza – afferma Akela, capobranco Milano V – è lo spirito che ci muove.  Abbiamo dato un contributo cercando di dividere, smistare e impacchettare tutto ciò che arrivava, collaborando con Milano Sospesa attraverso una vera staffetta”.

La giovane Sofia

E tra fiaccolate e manifestazioni di solidarietà, tra tutte colpisce la richiesta di tutte le mamme d’Italia, scese in piazza, per dare la disponibilità ad accogliere nelle proprie case i bambini arrivati da lontano. E poi il Nord che parla con il Sud mentre si fa ponte per cercare un alloggio per una famiglia numerosa di sette persone e un gatto. Angela Pecoraro, collaboratrice del convento dei Frati Minori di Sicilia racconta l’accoglienza nei conventi di Baida e Gancia delle famiglie arrivate dall’Ucraina. “Abbiamo chiesto alla città – afferma – lenzuola, coperte, asciugamani e tutto ciò che serviva per trasformare le stanze semplici dei frati in ‘stanze d’albergo’, volevamo trasmettere calore oltre che aiuto e abbiamo cercato di creare ambienti colorati e familiari, la gente è stata straordinaria ci hanno non solo donato tantissimo, ma in tanti ci hanno offerto di mettere a disposizione le loro case, appartamenti e stanze”.

Bambini con malattie oncologiche arrivati tramite Avionord

“Adesso stiamo raccogliendo fondi – continua – e vendiamo anche delle ceramiche solidali create nei nostri laboratori, insieme a persone fragili. I fondi servono per comprare frutta, verdura, cibo e ciò che serve. Il vestiario per chi è arrivato nei primi giorni lo abbiamo acquistato grazie alle donazioni”. “Le tre famiglie arrivate con una bambina di appena 15 mesi – commenta commossa – erano spaesate e i frati, che da sempre portano pasti per i senzatetto della città, hanno dato la loro disponibilità nel lungo periodo, anche un anno se servisse e sono pronti per accoglierne altre. Alcune famiglie arriveranno in Sicilia per poi ricongiungersi con parenti che si trovano in altre città d’Europa. Siamo qui a braccia aperte”.

Beni raccolti da Milano Sospesa

Iniziative di accoglienza anche nei centri più piccoli, come a Caccamo (quasi ottomila abitanti, in provincia di Palermo), dove il sindaco Nicasio Di Cola ha messo a disposizione 20 case di proprietà municipale per le famiglie ucraine. Ma l’aiuto viaggia oltre che sulla terra ferma anche sui cieli. Ed è così che da Cipro, Marco Insogna, direttore tecnico di Avionord, racconta l’arrivo di 12 bambini oncologici a Milano, attività finanziate dalla Regione Lombardia e Areu.

Akela, capobranco Scout Milano V

E poi ancora il difficile viaggio in volo di altri 12 bambini che hanno subito delle ferite di guerra. “Uno degli aerei per il trasporto è stato messo a disposizione dal gruppo Fininvest e a breve – racconta Insogna – trasporteremo altri bambini e li porteremo al Gaslini di Genova con il nostro Challenger 604”. Ci sono poi le iniziative che hanno un impatto meno emotivo ma che hanno pari importanza, come quella promossa da un pool di 30 avvocati lombardi con varie specializzazioni, tra i quali anche docenti universitari e traduttori, che dal foro di Milano hanno deciso di riunirsi per dare la loro disponibilità gratuita, per offrire una sorta di “pronto soccorso giuridico” in attesa che venga definito lo status di chi arriva. L’iniziativa è in fieri e stanno elaborando uno strumento, un desk, per chi ha necessità di compilare istanze e richieste, per potere anche superare l’ostacolo della lingua: è già stato chiesto al Comune di Milano di fornire un supporto logistico.

Smistamento beni presso i frati minori di Sicilia

E poi ci sono i gesti dei singoli. Come quello di Lia ed Elisabetta. Già dai primissimi giorni Lia ha messo a disposizione una sala di 50 metri quadri, del proprio ristorante Salefino, per raccogliere beni. Una storia semplice ma significativa: Lia viene a conoscenza da Elisabetta della situazione difficile che sta vivendo la sua baby sitter Ivanna e decide di fare un gesto in più. La sorella della baby sitter di Elisabetta infatti, Oksana, si trovava a Leopoli, adesso è arrivata con la bambina Veronica in Italia, senza neppure essere riuscita a salutare il marito che lavora in un istituto di detenzione notte e giorno senza tregua. Oksana prima di partire ha contattato l’ospedale di Leopoli chiedendo cosa servisse ed è così che se Lia ha raccolto vestiario e beni di prima necessità, Elisabetta ha reperito materiale medico.

Lia e i volontari di Salefino

“Inizialmente – afferma Lia – pensavo che sarebbero arrivati solo alcuni indumenti e poco altro, invece già dopo un paio giorni la sala era stracolma. Tutto è partito da un passaparola a scuola ed è diventato qualcosa di molto più grande. Infatti alcuni beni li ho fatti recapitare a una famiglia arrivata in Italia a Gorgonzola, con poco o nulla”. “I presidi che servivano per l’ ospedale – continua Elisabetta – li abbiamo acquistati facendo una piccola raccolta di soldi grazie anche all’aiuto di un mio collega di nome Davide, che viveva proprio vicino a un’azienda di attrezzature mediche di Milano”.

Il fotografo Max De Martino

O altre piccole iniziative personali, come quello di Inna e Iryna, ucraine in Italia, che danno la loro disponibilità come traduttrici. E le scuole? Borse di studio in varie università per gli studenti arrivati dall’Ucraina e corsi d’Italiano. E poi, manifestazioni in tutto lo Stivale, una per tutti quella che arriva dal quartiere CEP di Palermo con girasoli e bandiere colorate, gialle e azzurre, al motto: “C’E’Posto solo per la Pace gli alunni dell’I.C. Giuliana Saladino dicono NO alla Guerra”. Con in mano i manifesti creati da loro stessi, con l’aiuto delle maestre e un cartello che spicca con una mano azzurra e gialla che stringe il mignolo di una mano rossa, blu e bianca, con la scritta: “Facciamo Pace?”.

Daniele, Stefania e Amia

Mentre il dirigente scolastico, Anna Maria Catalano, del liceo scientifico Cannizzaro di Palermo, si complimenta per la richiesta partita proprio dai suoi ragazzi di reperire beni prima necessità, medicinali e giocattoli per l’associazione l’Aquilone onlus, anche in questo caso la risposta è stata oltre le aspettative: una vera catena tra studenti, famiglie ma anche con gli abitanti del quartiere.

Tra le iniziative di solidarietà ci sono anche quelle rivolte al mondo animale: si segnala oltre a quelle organizzate da Oipa, Enpa, Lav, le cui indicazioni si trovano nei siti ufficiali, quelle meno note come quella locale di Mario Aragona, proprietario di un negozio di animali, che in Calabria da Montalto Uffugo in provincia di Cosenza, raccoglie mangime umido e secco da mandare al confine per i quattro zampe che si trovano lì. “Non voglio soldi – afferma Aragona – ma solo mangime e cibo per cani e gatti. Inaspettatamente sono arrivate donazioni da tutta la Calabria e un primo carico è stato già spedito. Adesso spero di raccogliere fino a 10 quintali di cibo e spero soprattutto non ci siano difficoltà perché il carico oltrepassi il confine. Anche gli animali stanno vivendo una tragedia”: il punto di raccolta è via Mesca 44, Montalto Uffugo (CS).

Il mangine per animali raccolto a Montalto Uffugo (Cosenza)

Tra i volontari che hanno a cuore gli animali, si sono create varie pagine sui social, tra le più attive quella su Facebook: “Italia per Ucraina – aiutiamo i nostri amici e i loro animali” in cui da tutta Italia, in tanti si mettono a disposizione per il trasporto degli animali e per portare aiuti al confine. E poi Daniele che ha appena concluso il primo di numerosi altri viaggi. Daniele, proprietario di un B&B di Vagliagli in provincia di Chianti, non nuovo a esperienze difficili in particolare in Africa.

Daniele si è trasformato in un corriere di vite. Ha deciso infatti di intraprendere un vero e proprio pellegrinaggio continuo, con un gruppo di volontari, per recarsi al confine con l’Ucraina, per portare viveri e riportare chi sta fuggendo. Nel primo viaggio si è recato al confine con la Polonia, facendo tappa a Vienna, ha portato con sé oggetti materiali ma ha riportato un bagaglio animato di dolore e speranza.

Un’immagine scattata a Romanivka

In macchina con lui, al ritorno ci sono due donne, nonna Stefania e la nipote Sofia, dirette a Roma. La nonna stringe i suoi due cani, Ania le dorme in braccio e Ares guarda il paesaggio che si allontana, lei cieca e 84enne ce l’ha fatta a oltrepassare il confine. “Quante vite servono? – commenta con un mix di rabbia e dolore Daniele -. Quante vite servono per abituarsi al dolore e all’orrore? Non parlo solo di questa guerra ma anche di tutte le altre a cui ci siamo abituati, che guardiamo ormai con indifferenza. Le vite non hanno una qualifica, sono tutte vite”.

Un frate francescano in Ucraina

Poi continua: “Per portare i vestiti ci siamo addentrati in un centro commerciale, trasformato in una struttura per rifugiati, ho scattato delle foto per fare vedere cosa succedesse. Ci sono bambini che poco prima hanno visto ciò che non avrebbero dovuto vedere e poi però gli dai un dono e loro ti sorridono, perché sono bambini”.

“Stiamo riportando in questo viaggio – conclude – poco più di una dozzina di persone, nella prossima missione ci organizzeremo con più mezzi. Non servono le facce tristi da salotti, serve una rivoluzione delle coscienze. Io ho riportato con me 4 doni preziosi, due donne e due cani, li ho portati via, perché così non è umano vivere”.

Perché così non è umano vivere.

Alessia Orlando

Nell’immagine di copertina, la manifestazione degli alunni dell’Istituto comprensivo Giuliana Saladino di Palermo

2 Commenti

  1. Francesco 13 marzo 2022 at 10:45 - Reply

    Il nome corretto del fotografo è MAX DE MARTINO

  2. Maria Angela Ali 13 marzo 2022 at 11:11 - Reply

    Un articolo che tocca il cuore. Nel leggerlo mi sono commossa.

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