PERUGIA – Cleopatra e Marco Antonio si erano visti, la prima volta, ad Alessandria nel 55 aC quando lei era una principessina di 14 anni e lui l’aitante “magister equitum” (comandante della cavalleria) nell’esercito romano al comando di Aulo Gabinio, mandato da Giulio Cesare a spodestare Berenice ed a rimettere sul trono dell’Egitto Tolomeo Aulete. Si erano incontrati, di nuovo, i due anche a Roma tra il 46 aC ed il 44 aC, dove lei soggiornò a lungo, sul Celio, ospite (e amante) di Giulio Cesare, di cui Marco Antonio era diventato, intanto, uno dei più stretti collaboratori.
Tuttavia la scintilla dell’amore passionale e carnale tra la bella regina ed il focoso militare sbocciò a Tarso nel 41 aC dove la fascinosa Cleopatra approdò, su invito del triumviro cui era stato assegnato l’intero Oriente, con grande sfarzo: la sua nave (la “Thalamegos”) con la poppa d’oro ed i remi di argento, risalì il fiume Cnido e colpì fortemente il generale romano, ora 42enne (lei ne aveva 28), non solo per lo sfarzo, ma anche per la venustà, piena e matura, della erede dei Tolomei. La regina offrì con larghezza a Marco Antonio il suo aiuto e le sue ricchezze; il romano, di contro, ordinò che Arsinoe, esiliata ad Efeso ma che continuava ad insidiare il regno della sorella maggiore, venisse subito giustiziata.
I mesi successivi, trascorsi ad Alessandria, videro i due ed i loro compagni (che si etichettavano come “i viventi inimitabili”) girare nella magnifica città di mare egiziana, giorno e notte: banchetti ed alcova. In perfetto stile orientale. Quando dopo il “Bellum perusinum” (finito nel febbraio del 40 aC), la moglie del generale, Fulvia, una vera virago, convocò il marito a Sicione, nelle vicinanze di Corinto in Grecia, lui la rimproverò severamente per aver messo a repentaglio la sua alleanza con Ottaviano. La morte che colse la matrona, all’improvviso (fu evento naturale?), sgomberò il campo da ogni problema.
Ad ottobre dello stesso anno Marco Antonio rafforza l’alleanza con Ottaviano, sposandone la sorella Ottavia Minore, proprio mente Cleopatra già portava in grembo i gemelli Alessandro Helios e Cleopatra Selene, frutto del rapporto col triumviro. Gli affari di Stato tengono di nuovo lontani i due amanti (nella primavera del 37 aC a Taranto Ottaviano, Marco Antonio e Marco Emilio Lepido, firmano gli accordi di spartizione delle province), anche se i messaggeri pare fossero in continuo movimento per tenere informati l’uno e l’altra. Cleopatra e Marco Antonio si riabbracciano ad Antiochia. La regina ora si fa chiamare “Filopatore” (amante del padre e della patria) e “Thea Neotera” (Nuova dea).
Il terzo figlio della coppia – Tolomeo Filadelfo – viene alla luce poco dopo, mentre a Roma Ottaviano ha appena deposto Lepido. Le azioni militari, in Oriente, non si erano messe bene per Marco Antonio ed ecco che la regina si reca a Leuce Come (nella zona di Beirut) per portare sostegno materiale, non solo affettivo, all’amante in difficoltà ed all’esercito romano lacero e affamato. Grazie ai soccorsi ed ai rinforzi di uomini e navi ottenuti, Marco Antonio rovescia le sorti della guerra contro Artavasde, re d’Armenia: lo batte e lo prende prigioniero.
Il trionfo lo celebra – con grave scandalo dei romani – ad Alessandria, lungo la centrale via Canopiana, dove Cleopatra, vestita da Iside ed assisa su un trono d’oro, circondata dai quattro figli (il primo avuto da Cesare, gli altri tre da Antonio) lo attende. Subito dopo ecco “le donazioni di Alessandria” con le quali Antonio, in veste di Dioniso, nomina l’amata “Regina dei Re”; Cesarione, figlio di Giulio Cesare, “Re dei Re” e concede territori asiatici e africani ai tre figli avuti dalla egiziana. Insomma si comporta da sovrano orientale, aspetto questo malvisto, anzi odiato profondamente a Roma.
Questi comportamenti indignano profondamente Senato ed il popolo romano. Figurarsi quando a Roma arriva la notizia che i due si sono sposati: vero affronto per la moglie Ottavia e per lo stesso Ottaviano. Soffiano, sempre più impetuosi, venti di guerra. Antonio pone ad Efeso la base militare per le 700 navi da battaglia e i 300 mercantili per i rifornimenti, preparati da qualche mese. Intanto, a Roma, Ottaviano – in virtù del lavoro delle sue spie – irrompe nel tempio delle vestali e arraffa il testamento con cui Marco Antonio nomina eredi i figli di Cleopatra. Non solo: legge il documento in Senato. Marco Antonio, già in difficoltà per i suoi comportamenti lontani dal “mos maiorum”, si trasforma, in un attimo, agli occhi del popolo romano nel “nemico pubblico numero 1”: Ottaviano ha buon gioco a togliergli il consolato e a dichiarare guerra a Cleopatra, descritta come una maga che ha obnubilato la mente del generale.
I due amanti, che nel frattempo si sono spostati in Grecia, a Patrasso, sembrano sicuri delle proprie forze. Sia di terra, sia di mare (queste ultime ormeggiate nel golfo di Azio). Ma se Ottaviano non risulta molto esperto di strategie militari, i suoi collaboratori lo sono, eccome: Vipsanio Agrippa si insedia a Metone, nella parte meridionale del golfo ed impedisce, con questa mossa, i rifornimenti che arrivano dall’Egitto. Suona l’ora dello scontro armato. Nel campo antoniano, qualcuno – come Publio Canidio Crasso – suggerisce di affrontare i nemici sul terreno. Marco Antonio opta per la battaglia navale. Lui si colloca, con l’ammiraglia “Antonia” in prima fila, a Cleopatra affida la retroguardia. Nelle prime scaramucce l’andamento del confronto sembra piegare a favore di Agrippa.
Così Cleopatra, forse per salvaguardare i tesori accatastati nelle stive delle sue navi (le guerre costano) preferisce fuggire, profittando degli spazi che si erano aperti nello schieramento avversario. Incredibilmente Marco Antonio, salta giù dalla sua ammiraglia su una più piccola ma veloce galea e segue la regina. La sorte della battaglia è segnata. E anche quella dei due amanti. Le ultime ore le trascorrono ad Alessandria, in due diversi palazzi. Marco Antonio appare distrutto e depresso. La regina gli invia un messaggio in cui gli annuncia il suicidio. Il generale, allora, segue l’esempio dei romani: si squarcia l’addome con la daga.
Ma quando gli riferiscono che Cleopatra è, in realtà, ancora viva e si è rinserrata nel mausoleo che aveva fatto già costruire, Antonio si fa condurre agonizzante ed in barella, da lei. Viene issato nella “ridotta” e fa appena in tempo a rivedere, prima di spirare, l’amata. Immediatamente dopo la regina si suicida (col veleno o facendosi mordere da un aspide: chissà?), insieme alle due ancelle che la seguono e la servono da sempre: Ira e Carmione. La vicenda d’amore tra Iside-Afrodite ed il nuovo Dionisio si è conclusa, tragicamente, nel sangue. Per la Storia, il regno dei Tolomei è finito: Ottaviano rimane il solo padrone di Roma e fonderà l’Impero.
Elio Clero Bertoldi
Lascia un commento