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Strade strette e sinuose a Civitella del Tronto

di | 2022-08-12T15:01:06+02:00 14-8-2022 6:40|Sezione9, Viaggi|0 Commenti

CIVITELLA DEL TRONTO (Teramo) – Civitella del Tronto, in provincia di Teramo, a circa 600 metri sul livello del mare è uno dei Borghi più belli d’Italia. Il nome “Civitella”, volgarizzazione di civitas, rivela antiche origini che risalgono al periodo romano. Il termine Tronto invece sta ad indicare il fiume che nasce in Abruzzo e poi prosegue nelle vicine Marche. Il borgo nacque dall’esigenza di difendersi dalle razzie barbariche. Fu scelto come luogo strategico lo sperone roccioso su cui sorse “Tibidella”, nome che risulta in un rogito notarile del 1001. Nel 1069 si ha notizia che il conte di Loretello rinchiuse nel carcere di Civitella il nobile Gualtiero, segno evidente dell’esistenza di una prima struttura fortificata che dapprima fu un castello e rocca e poi, alla fine del XIII sec., si trasformò in fortezza per volere degli Angioini che a pochi km di distanza fissarono il confine fra il Regno di Napoli e lo Stato Pontificio.

Nel 1559 il Re di Spagna Filippo II attribuì a Civitella l’appellativo di Fedelissima, esentando dal pagamento delle tasse per quarant’anni le famiglie con moglie civitellese. Gli spagnoli demolirono le preesistenti fortificazioni angioine e aragonesi, ormai superate dalle nuove tecniche militari e ricostruiscono la fortezza così come appare oggi, incastonata in cima al paese come un’acropoli. Importante opera d’ingegneria militare, con i suoi 500 metri di lunghezza e 25mila metri quadri di superficie è tra le fortificazioni più grandi d’Europa. Il ponte levatoio, i bastioni, i camminamenti, le piazze d’armi, gli alloggiamenti militari, le carceri, le polveriere, i forni, le stalle, le cisterne, il palazzo del Governatore, la chiesa di San Giacomo, attirano ogni anno migliaia di visitatori.

La sentinella del Regno di Napoli faceva anche da guardia al sottostante borgo dove allora come oggi ci si può perdere nelle stradine, le famose “rue”. Tra esse c’è n’è una che è la più stretta d’Italia, la “ruetta”. Tra gli edifici di culto, sicuramente da vedere la collegiata di San Lorenzo della fine del XVI secolo, a croce latina e con la facciata a doppia coppia di lesene trabeate. Al suo interno sono custoditi notevoli dipinti del XVII secolo. Quasi contemporanea è la chiesa di San Francesco, recentemente restaurata, con la sua torre campanaria, il pregevole rosone della facciata, l’interno barocco, il coro ligneo del Quattrocento. Ad essa si aggiunge la piccola chiesa di Santa Maria degli Angeli, detta anche “della Scopa” per via della Confraternita che vi si insediò. Risale al XIV secolo, è affrescata e custodisce una scultura lignea del Cristo morto molto suggestiva. Per quanto riguarda gli edifici civili c’è da segnalare il palazzo del Capitano del XIV secolo, che mostra sulla facciata le cornici marcapiano finemente intagliate a soggetto naturalistico con lo stemma degli Angiò. Infine, il monumento funebre di Matteo Wade in marmo di Carrara del 1929, in Largo Rosati.

Fuori le mura è da visitare il convento di Santa Maria dei Lumi, così detto per i misteriosi avvistamenti di luci, eretto nella prima metà del Trecento dai francescani. Al suo interno l’effige in legno policromo e dorato della Madonna, della seconda metà del Quattrocento, e il chiostro conventuale. Nei dintorni, precisamente nella frazione di Ripe è da visitare grotta Sant’Angelo, un eremo ricavato da una grotta naturale, dove recenti scavi archeologici hanno riportato alla luce testimonianze dell’età del bronzo e del neolitico. Molto suggestive le Gole del Salinello, uno dei valloni più spettacolari di tutto l’Appennino, attraversate dal fiume Salinello in un panorama di spettacolare bellezza.

Alle bellezze architettoniche e paesaggistiche del borgo si aggiungono le prelibatezze gastronomiche. La cucina è essenziale, sia negli ingredienti che nelle preparazioni, in armonia con le caratteristiche dell’ambiente di tipo militarizzato. Il piatto principale, originale nel nome e nelle caratteristiche, è costituito dalle “ceppe”. Sono un tipo di maccheroni ottenuti all’origine dei tempi con un impasto di farina e acqua, cui successivamente si sono aggiunte le uova. Il nome fa riferimento al bastoncino, la “ceppetta”, oggi sostituita da un fil di ferro intorno alla quale si avvolgevano piccole porzioni d’impasto per poi sfilarle in forma di maccheroni. Un buon ragù ne fa un piatto davvero prelibato.

Tra i secondi piatti, invece, va annoverato il filetto alla Borbonica. Esso prevede una fetta di pane e una spessa fetta di carne, mozzarella e acciughe, il tutto insaporito dal vino marsala. Altro secondo piatto molto apprezzato è lo spezzatino, o il pollo, alla Franceschiello, fatto con pollo, agnello, salsa, piccante, sottaceti e vino bianco. Civitella è nota per essere un paradiso di sapori. Salumi, formaggi, patate, legumi, olio e biscotti, ma anche tartufi neri, funghi e cinghiale sono la delizia dei buongustai. Per finire c’è da aggiungere che tra le caratteristiche che fanno di questo borgo uno dei Borghi più belli d’Italia è l’artigianato locale: ferro battuto, legno tornito e ceramica.

Impossibile non cedere alla tentazione di fare una bella gita in questo angolo della provincia di Teramo.

Margherita Bonfilio

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