A Ronciglione, paese in provincia di Viterbo, si torna a parlare della ristrutturazione e rimessa in funzione della ferrovia Civitavecchia-Capranica-Orte. Martedì 27 giugno scorso si è svolto l’ennesimo convegno che ha messo a confronto le tesi dei favorevoli e dei contrari.
Ottantasei chilometri di strada ferrata attraverso i suggestivi paesaggi dei monti della Tolfa, le impervie colline che si affacciano sul mar Tirreno a poche decine di chilometri da Roma. Realizzata alla fine del XIX secolo, ha iniziato a essere utilizzata per il collegamento tra la costa e l’entroterra quasi cento anni fa, era il 1929. Ma ha funzionato, e tra mille traversie (compresa l’interruzione del periodo bellico), fino al 1961 quando una frana ne decretò la definitiva chiusura.
Nel 1998 una legge finanziaria dello Stato ha previsto uno stanziamento di 123 miliardi di lire per il completamento dei lavori che riguardavano il rifacimento, l’armamento del sedime tra Civitavecchia e Capranica e dell’elettrificazione dell’intera linea. I relativi cantieri, però, non furono mai aperti e il progetto fu messo in disparte. Uno studio curato da Trenitalia nel 1999 e un dossier di valutazione preparato due anni dopo da Rete Ferroviaria Italiana (RFI), dal 2001 gestore della ferrovia Tirrenica e della ferrovia Firenze-Roma, conclusero che la riapertura della linea avrebbe prodotto un’utenza troppo bassa e non sufficiente a giustificare l’investimento.
Oggi quel tracciato è frequentato solo da avventurosi escursionisti e dalle mucche maremmane al pascolo brado. In alcuni tratti binari distorti e abbandonati ricordano la gloria di un tempo passato quando una locomotiva a vapore, sbuffando e fischiando, trainava quei pochi vagoni carichi di viaggiatori. Vecchie rotaie che attraversano ponti, scavalcano fiumi e torrenti, entrano nelle lunghe gallerie ormai diventate ricovero notturno per gli animali selvatici. Al convegno della scorsa settimana hanno preso parte amministratori pubblici, tecnici del settore ferroviario, ambientalisti e associazioni del territorio.
A controbattere la tesi di Trenitalia c’è un progetto presentato nel 2012 alla Regione Lazio che prevede sia il traffico di passeggeri che di merci, l’obiettivo principale è duplice, minimizzare e ottimizzare il più possibile i costi e allo stesso tempo cercare di avere un impatto minore possibile sul territorio. C’è chi vuole mantenere il progetto planimetrico del passato, ripristinando tutte le fermate di tutti gli impianti di stazione interferenti sul tracciato e la soppressione dei 30 passaggi a livello previsti. La linea è suddivisa in due tronchi, ha uno sviluppo di 86 km; il primo da Civita Castellana a Sutri/Capranica, il secondo da Ronciglione a Orte. Si parla di un intervento finanziario di circa 1 milione 360 mila euro.
Raimondo Chiricozzi, presidente del comitato che da decenni si batte per la riapertura della linea ferroviaria Civitavecchia-Capranica-Orte, non ha dubbi: “Sono 29 anni che noi ci battiamo perché questa ferrovia venga riaperta, cercando di sensibilizzare i cittadini e la Politica. Tutti hanno dato la disponibilità perché ciò avvenga ma manca solamente che questa Politica si impegni veramente a governare il territorio, perché se il territorio lo governa l’Economia non è un territorio che viene governato, ma è la Politica stessa che deve governare il territorio, altrimenti ci stanno solamente prendendo in giro. Perché c’è questa assenza? Perché i vertici dell’amministrazione pubblica non rispondono alle esigenze del territorio? Tutti noi conosciamo il valore della ferrovia e di tutti i benefici che la riapertura porterebbe al territorio, di conseguenza bisogna accelerare il processo di riapertura della linea per permettere uno sviluppo maggiore dell’intera Tuscia”.
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