Dalle 15,25 alle 15,40 del 14 maggio 1943, in tre ondate successive, quarantotto aerei bombardieri B17 degli eserciti Alleati, le cosiddette fortezze volanti, scaricano sulla città di Civitavecchia il loro carico devastante. Si conteranno 400 vittime tra militari e civili, nonché un considerevole numero di dispersi e feriti. Gran parte del territorio urbano viene distrutto.
Si saprà in seguito che quel primo bombardamento sulla città, e quelli che seguirono, hanno avuto essenzialmente un valore strategico in quanto effettuati con lo scopo di spostare l’attenzione delle forze dell’Asse e occultare le reali intenzioni degli Alleati.
Nel maggio del 1943 la terza conferenza di Washington segna la nascita della Campagna d’Italia, in quel contesto Civitavecchia non è considerata un obiettivo di primario interesse pur rappresentando, in quanto città portuale vicino Roma e a essa ben collegata attraverso la via Aurelia, un centro logistico di elevata importanza sia per i rifornimenti di materiali sia per l’afflusso di truppe ivi dislocate. I piani anglo-americani prevedevano che l’inizio delle operazioni nella nostra penisola dovevano avvenire con successive azioni di sbarco che si concretizzavano nell’operazioni “Husky” (Sicilia, 10 luglio 1943), “Avalanche” (Salerno, 9 settembre 1943) e “Shingle” (Anzio, 22 gennaio 1944). In tale ottica vengono messi in atto, a preludio di ogni azione, una serie di bombardamenti strategici d’inganno per depistare l’intervento difensivo delle forze dell’Asse facendo credere ai tedeschi di organizzare in realtà uno sbarco in Sicilia mentre il vero obiettivo sono la Grecia e la Sardegna. E tra i porti d’imbarco per l’isola risultava ovviamente anche Civitavecchia.
L’azione contro la Sicilia è rivolta su infrastrutture costiere mentre quella contro la Sardegna interessa anche obiettivi interni dell’isola. Una differenziazione che rientra nel piano d’inganno mirato a rafforzare in Hitler l’idea che le forze anglo-americane preferiscano la Sardegna alla Sicilia per un eventuale sbarco delle proprie forze terrestri. La Sardegna rappresenterebbe esattamente un facile gradino per accedere alla Corsica e un trampolino di lancio piazzato in una posizione quasi ideale per consentire un balzo sulla terraferma francese o su quella italiana. Tanto è che truppe tedesche e italiane sono inviate in Sardegna per rafforzarne la difesa e invece tra il 9 ed il 10 luglio del 1943 gli Alleati avviano l’operazione Husky e circa 160.000 unità delle forze alleate sbarcano sul territorio siciliano.
E a tale scopo il primo bombardamento di Civitavecchia è preceduto addirittura da un depistaggio alquanto complesso per distogliere le reali intenzioni alleate. La mattina del 30 aprile 1943 alcuni pescatori del golfo di Cadice (Spagna) recuperano il cadavere di un militare straniero e lo mettono a disposizione dell’autorità portuale della località spagnola di Huelva. L’uomo indossa l’uniforme da ufficiale della Royal Navy, un giubbotto di salvataggio della Royal Air Force e porta una grossa borsa contenente diversi documenti, tra cui alcuni top secret diretti agli alti comandi inglesi del Mediterraneo. Tra i documenti, che appartengono a un ufficiale di nome William Martin, vi sono prove di uno scalo effettuato a Gibilterra, che confermano l’ipotesi che il malcapitato si trovi a bordo di un aereo precipitato. La borsa e tutti i documenti sono consegnati ad un agente dei servizi segreti nazisti mentre il corpo è restituito al vice-console inglese a Huelva. Il vice-console protesta con le autorità spagnole per ottenere la borsa, che è infine restituita il 13 maggio, ma le buste, apparentemente intatte, sono state aperte e il contenuto visionato. Il regime nazista è così entrato in possesso di documenti di notevole importanza, da cui si evince che gli alleati stanno fingendo di organizzare uno sbarco in Sicilia per coprire la vera intenzione di sbarcare in Grecia e in Sardegna (tra i porti d’imbarco per l’isola risultava anche la nostra città). I Nazisti sono caduti nella trappola dell’Operazione Mincemeat3 (organizzata dalla britannica Naval Intelligence Division): non esistono infatti né il maggiore William Martin (il corpo ritrovato è di un senzatetto gallese di 34 anni, Glyndwr Michael, morto dopo aver ingerito del veleno per topi) né il suo aereo, e i documenti che porta con sé sono fasulli.
Da quel 14 maggio del 1943 i bombardamenti degli Alleati sulla città di Civitavecchia continuano e raggiungono il numero elevatissimo di 87 (l’ultimo è del 22/5/1944). Il raid più intenso si verifica il 30 agosto 1943: il primo attacco ha luogo tra le 12.30 e le 13.00 con 60 bombardieri, i Marauder (bimotori statunitensi), che centrano obiettivi ferroviari, mentre altri due violenti interventi, non preceduti da allarme, sono condotti alle ore 21.15 e alle 23 con 30 aerei che sganciano bombe dirompenti ad alto potenziale e spezzoni incendiari sul porto, sulla città (ormai pressoché disabitata) e in profondità fino in collina.
Civitavecchia, Medaglia d’argento al valor militare, paga un prezzo elevatissimo: distrutto il 78% della consistenza prebellica e il 75% dell’agglomerato urbano, il 90% delle chiese, l’85% delle scuole, il 100% del porto, il 100% del cimitero, il 40% delle industrie, il 100% degli impianti elettrici. Pesante il bilancio in termini di vite umane: 430 civili e 3150 militari (dato non ufficiale).
Lascia un commento