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Ciao Luciano, caustico filosofo della vita

di | 2019-07-27T12:40:27+02:00 28-7-2019 6:25|Cultura, Sezione 6|0 Commenti

VITERBO – Com’è costume diffuso al Sud, Luciano De Crescenzo la buttava spesso in battuta. Ingegnere e filosofo, legato più alla seconda attività che alla prima, napoletano fino al midollo, di quella Napoli borghese e colta che amava molto ma che criticava causticamente. Filosofo partenopeo con una  filosofia di vita appresa nel quartiere San Ferdinando, nella zona di Santa Lucia, dove frequentò le scuole elementari. Scrittore e storico della filosofia, divenne d’ufficio l’ultimo degli eclettici.

Un divulgatore straordinario, al punto che i suoi libri finirono anche nei licei ed erano più utili anche dei bignamini per preparare al meglio le interrogazioni o addirittura gli esami. “La prendo con filosofia”, ripeteva quando lo chiamavano a rispondere da intellettuale “nazionalpopolare” riuscendo ad interpretare al meglio il senso della storia che è dentro la gente del Sud quel un senso umano delle relazioni tra gli uomini che forse è andato perdendosi negli ultimi tempi. Il volto sempre sereno incorniciato da quel sorriso ironico da napoletano verace che resterà sempre vivo  anche ora che si è spento. E’ stato sicuramente un uomo di grande cultura, di naturale simpatia, un vero signore, un ambasciatore di Napoli nel mondo un uomo che ha sempre ricordato con orgoglio le sue origini professionali.

De Crescenzo, ingegnere, oltre a connettere dati, ha saputo connettere i cuori dei tanti che oggi ne piangono la scomparsa, ma che al tempo stesso sorridono, ricordando le tante perle della sua filosofia di vita e dei suoi memorabili film. “Così parlò Bellavista” vendette oltre 600mila copie, diventando negli anni, grazie alla sua forza dirompente e la sua sagacia filosofica, un “piccolo classico” della letteratura partenopea e insieme una straordinaria rappresentazione della natura umana. Con leggerezza e ironia ha saputo rendere comprensibile e vicina a tutti la filosofia greca, che adorava, come pure  Socrate che definì “l’amore della sua vita”.

De Crescenzo riusciva, con maestria e vezzo partenopeo, a nascondere la sua sapienza rendendo la  filosofia una materia non per pochi ma una materia  estendibile a tutti in quanto sapeva spiegarla con parole semplici. Dobbiamo ringraziare Luciano De Crescenzo, per aver instancabilmente ricordato che la filosofia ci è necessaria per vivere, come il respiro, come l’acqua e il cibo. Perché vivere, non sopravvivere o vivacchiare, significa usare la ragione, e non rinunciare alle sue domande fondamentali. La filosofia, ricerca della verità, è esattamente la strada per conoscere il mondo, e operarvi. I suoi volumi sulla storia della filosofia greca furono particolarmente apprezzati anche ad Atene dove nel 1994 gli fu conferita la cittadinanza onoraria.

Tutto in Luciano De Crescenzo, dagli occhi chiarissimi alla barba candida, dal corpo lievemente appesantito alla voce che sembra uscire da un grammofono di altri tempi , esprimeva bonarietà, quel senso di sapida tolleranza che prima di essere virtù democratica è virtù dell’animo. De Crescenzo sfiorava la tastiera del computer, come se da quell’oggetto a lui particolarmente caro (aveva lavorato presso l’IBM)  dovessero uscire le parole per nuovi progetti e nuovi sogni.  Nell’ultimo periodo della sua vita viveva come se un nuovo capitolo si stesse per aprire.  

“Pánta reî” (“Tutto scorre) è l’aforisma attribuito a Eraclito. Già, Luciano: tutto scorre. “La vecchiaia – diceva – ha reso tutto più lento e questo mi permette di soffermarmi su cose che in passato avrei ignorato. È uno dei pochi vantaggi. Mi sento più affaticato, ma anche più sensibile. Non ho orari, non ho scadenze, in un certo senso non ho limiti imposti dall’agenda. E se ripenso alla mia vita, cosa che a volte faccio, avverto un senso di coerenza, di continuità, di felice scompiglio tra i pensieri. Mi capita di dimenticare i nomi, di non avere i riflessi di un tempo, quella prontezza che è insieme ironia e intelligenza del vivere. Ma alla fine che ti devo ire? Sono stato fortunato”.

Adele Paglialunga

Nell’immagine di copertina, l’ingegnere – filosofo Luciano De Crescenzo

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