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Squillo senza risposta? E’ la truffa “wangiri”

di | 2024-09-15T02:10:23+02:00 15-9-2024 1:40|Attualità, Sezione9|0 Commenti

VITERBO – Sta tornando purtroppo di moda “wangiri”, la cosiddetta truffa della chiamata senza risposta. Il fenomeno apparve per la prima volta in Italia nel febbraio del 2004 e oggi se ne avvertono nuovamente i pericolosi effetti. Si tratta di uno stratagemma piuttosto semplice attraverso il quale i cybercriminali, facendo leva sull’ingenuità delle persone, addebitano chiamate a servizi telefonici costosi oppure attivano abbonamenti a servizi premium con canone elevato.

In molti sono convinti che questa truffa sia nata in Giappone, per poi diffondersi in tutto il mondo. Il termine giapponese “wangiri” significa infatti “uno (squillo) e buttare giù”, ossia una chiamata senza risposta, proveniente da un numero estero. Se la vittima richiama, automaticamente viene indirizzata verso un numero di telefono a pagamento, in grado di addebitarle anche 1 o 2 euro in pochi secondi. A volte si possono ricevere chiamate anche da numeri internazionali come Cuba (il numero inizia con +53), Tunisia (+216), Gran Bretagna (+44), Kosovo (+383), Moldavia (+373). Questo tipo di chiamate avvengono solitamente in quegli orari nei quali è probabile non poter rispondere come durante gli orari di lavoro o di notte. Quindi una chiamata con un solo squillo è già indice di attenzione, inoltre è importante verificare il numero utilizzando il tool di Agcom, per verificare se un numero è iscritto al Registro degli Operatori di Comunicazione.

Ovviamente, qualora continuasse a contattare, va bloccato manualmente sul proprio smartphone. Certo, bisogna tenere presente che i cybercriminali o i call center hanno la possibilità di usare software per generare migliaia di numeri falsi, tanto da rendere praticamente inefficace il blocco di un singolo numero. Così si possono utilizzare app anti-scam che filtrano le chiamate in entrata consentono la ricerca manuale dei numeri segnalati da altri utenti: una di queste è Truecaller.

Inoltre è importante firmare soltanto i consensi obbligatori, sia quando si mette la propria firma nelle caselle dove il consenso è richiesto per la fornitura di un servizio. In questo modo si può ridurre il rischio di andare a finire in liste poco protette e che quindi possono essere usate dai cybercriminali. Un altro modo per tutelarsi è quello di accettare soltanto i cookie essenziali e rifiutare quelli opzionali che, invece, possono essere condivisi con terze parti. Quindi, biasogna sempre prestare molta attenzione.

Laura Ciulli

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