Ma davvero è Natale? Ma veramente ci apprestiamo a celebrare la Festa per eccellenza, quella in cui tutti si sentono migliori, animati da sentimenti e intenzioni più che nobili? Basta guardarsi intorno: due guerre sanguinose e cruente (in Ucraina e in Palestina), ancora in grado di evolversi su scala più ampia e dalle conseguenze disastrose per l’intero pianeta; altri conflitti, soprattutto in Africa, ugualmente drammatici, sebbene confinati in ambiti meno internazionali. La tragedia della Siria, liberata da una tirannia crudele e sanguinosa, ma dal futuro ancora da definire. Intanto si continua a morire, con lutti e devastazioni e miserie che colpiscono (come sempre, purtroppo) i più deboli e i più indifesi.
E’ Natale, il periodo in cui si (ri)scoprono valori che purtroppo molto spesso si dimenticano nel resto dell’anno. Perché? Non c’è una motivazione particolare, ma tante concause che si manifestano nell’indifferenza, nella maleducazione, nella sopraffazione, nell’egoismo, nell’incapacità di capire, nel non fare ciò che potremmo, anzi dovremmo, nel non agire, nel girare la testa dall’altra parte di fronte ai soprusi e alle violenze.
Corruzione, disonestà, piccole e grandi ingiustizie, violenze d’ogni genere… Siamo davvero sicuri di stare facendo tutto ciò che è in nostro potere per impedire la morte annunciata (e anche meritata) del nostro pianeta? I segnali, anzi i fatti, indicano che stiamo galoppando verso il baratro senza riuscire a trovare contromisure adeguate. Ogni giorno massacriamo l’ambiente che ci circonda inondando l’atmosfera di veleni d’ogni genere; siamo persino incapaci di differenziare correttamente i rifiuti e di depositarli negli appositi contenitori negli orari e nei giorni stabiliti. Piccoli gesti di quotidiana maleducazione.
Sinceramente è complicato scrivere un pezzo in occasione del Natale. E non certo perché manchino le idee o gli spunti (probabilmente sono anche troppi), ma per la semplice ragione che i sentimenti prendono il sopravvento sulla razionalità. E dunque risulta difficile trovare i tasti giusti per rendere compiutamente il pensiero. I ricordi e i rimpianti sono il fil rouge di questi giorni. Il ricordo soprattutto di chi non c’è più: le persone alle quali sono maggiormente legate le festività natalizie, le più attese e le più belle di tutto l’anno. Il rimpianto di non averle più accanto e di non poter condividere con loro le piccole-grandi tradizioni che accompagnavano l’attesa e il compiersi degli eventi.
Il Natale induce (meglio, dovrebbe indurre) a dimenticare, a perdonare. Ad essere tutti più buoni, come si diceva da piccoli. Quanta ipocrisia in queste parole: non si capisce perché chi è stato “cattivo” per 363 giorni, debba cambiare negli altri “2”. E perché poi solo a Natale? Soltanto per fare un piacere al tenero Bambino Gesù che nacque nel posto più scomodo e derelitto del mondo per salvare l’umanità?
Eppure, a voler guardare il bicchiere mezzo pieno, la speranza di una svolta e di un cambiamento profondo non è del tutto svanita. Qua e là affiorano, sia pure con grande difficoltà, momenti di sincera illuminazione. Perché cambiare si può e si deve. Il ricordo della nascita di un Bambinello in un’umilissima stalla, circondato solo dall’affetto del papà e della mamma e riscaldato, per quanto possibile, soltanto dal fiato di un bue e di un asinello, è nello stesso tempo un monito e un augurio. Quell’avvenimento di due millenni fa insegna a tutti noi, al di là delle convinzioni religiose di ognuno, che l’umanità e con essa il mondo meritano di continuare ad esistere.
Ai nostri figli e ai nostri nipoti stiamo consegnando una Terra arida e rancorosa, priva di amore e di ogni altro sentimento di condivisione e consapevolezza. Ma siamo ancora in tempo, a patto di cambiare. Subito. Se il cambiamento avviene in ognuno di noi, allora ce la possiamo ancora fare. A partire dai piccoli gesti che si compiono ogni giorno. Non c’è bisogno di essere eroi: basta essere normali, rispettosi del prossimo e delle leggi, amorevolmente vicini a chi ha bisogno, ma anche severi censori di fronte alla violenza e alle sopraffazioni d’ogni genere.
Buona domenica e soprattutto Buon Natale.
Lascia un commento