CELLENO (Viterbo) – Arroccato su una rupe, circondato da un panorama mozzafiato ed immerso in un silenzio senza tempo. Così si svela agli occhi del visitatore il “borgo fantasma” di Celleno, in provincia di Viterbo: facile apprezzarne la bellezza, impossibile non restarne affascinati. Questa piacevole scoperta è stata possibile grazie ad un’iniziativa del FAI che, il 13 e il 14 ottobre scorsi, ha proposto fra i suoi percorsi autunnali la visita a questo piccolo borgo della Tuscia . In concomitanza con le giornate del FAI, anche la Biennale di Arte Contemporanea di Viterbo ha esposto, nello stesso contesto, alcune opere d’arte realizzate dai suoi artisti ed ispirate dalla tipicità del luogo.
È grazie alle iniziative del Fondo Ambiente Italiano che si ha l’opportunità di scoprire le bellezze più o meno nascoste del nostro territorio; giova ricordare che il FAI è una fondazione senza scopo di lucro che nasce nel 1975, sul modello del National Trust; il suo fine è tutelare e valorizzare il patrimonio storico, artistico e paesaggistico italiano. Tra i suoi principali obiettivi, prendersi cura per le nuove generazioni di oggi e domani di luoghi particolari del nostro Paese; educare alla conoscenza e all’amore dei beni storici e artisti e dei paesaggi d’Italia; vigilare sulla tutela del patrimonio paesaggistico e culturale. E tutto ciò in ossequio a quanto sancito dall’articolo 9 della nostra Costituzione: “La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”.
È in questa ottica che vengono organizzate delle giornate in alcuni periodi dell’anno nelle quali vengono proposte visite in territori che meritano di essere conosciuti e valorizzati. Per le giornate autunnali di quest’anno sono stati individuati 660 luoghi sparsi in tutta Italia di cui 20 nel Lazio. La località del Viterbese scelta per l’occasione e “raccontata” da un gruppo di studenti volontari del Fai giovani Viterbo, è stata appunto il “borgo fantasma” di Celleno, piccolo gioiello della Tuscia arroccato su una rupe di tufo incastonata nella valle del Tevere e situato a metà strada fra Viterbo e Bagnoregio.
Le origini dell’antica Celleno, secondo recenti ritrovamenti archeologici, risalgono all’epoca degli Etruschi quando il borgo fungeva da via di comunicazione fra Orvieto, Bagnoregio e Ferento. Poi, come tutte le città etrusche del tempo, anche Celleno fu conquistata dai Romani per poi subire, alla caduta dell’impero romano, le invasioni dei Goti e dei Longobardi fino a quando questi ultimi furono sconfitti da Carlo Magno e il borgo passò definitivamente sotto il dominio della Chiesa.
Fu nel 1237, quando Viterbo iniziò a espandersi nella valle del Tevere, che anche Celleno fu acquisita nei territori viterbesi e verso la fine del XIV secolo il paese passò nelle mani della importante famiglia Gatti che governò quel territorio fino a quando l’ultimo erede, Giovanni Gatti, fu fatto uccidere (evento che accadde nella piazza antistante il castello) dall’allora Papa Alessandro VI (Borgia) perché Gatti si era rifiutato di riconsegnare il borgo alla Chiesa. Fu agli inizi del Cinquecento che Celleno passò sotto il dominio della famiglia Orsini, della quale il castello porta ancora il nome. Con il passare del tempo l’antico borgo di Celleno subì l’erosione della rupe e nel 1696 e nel 1855 due forti terremoti devastarono gran parte del centro abitato tanto che nel 1951 l’allora presidente della Repubblica Luigi Einaudi ordinò lo sgombero degli abitanti e l’abbattimento delle strutture lesionate. A seguito di ciò la popolazione si spostò in una località poco distante dove fu edificata la nuova Celleno.
Attualmente per accedere al borgo fantasma bisogna percorrere un’antica stradina, tutta lastricata di pietre, denominata via del Ponte che si inerpica fino alla porta Vecchia passando prima sopra un antico e imponente ponte di pietra per poi giungere nella piazza principale antistante il castello. Tutto sembra fermo, immobile nel tempo, la piccola Chiesa, le case fatiscenti, il castello Orsini che mostra ancora i segni degli antichi fasti; tutt’intorno un panorama mozzafiato che consente alla vista di spaziare sulla valle del Tevere e su tutto ciò che la circonda.
“Camminando fra il castello e le rovine – racconta il sindaco Marco Bianchi – ci si immerge lentamente in una dimensione unica”. Ed è proprio questa la sensazione che si prova quando ci si addentra nelle viuzze strette e dissestate e fra le piccole case prive di intonaco, ormai da tempo abbandonate; ma passeggiando fra un rudere e l’altro si intravede qualcosa di diverso rispetto all’ambiente circostante che però si fonde e si armonizza con esso. Un enorme serpente viola esce a tratti fra i cumuli di terra di un terreno incolto, mentre qua e là, fra i muri diroccati, appaiono figure realizzate in ferro battuto; adagiata sulla nuda terra, in un prato abbandonato, una teca mostra il suo contenuto: uno scheletro semicoperto di terra da cui escono piccoli vermi azzurri; in un piccolo spiazzo adibito a giardino appoggiate su un muretto di tufo, sono visibili delle sculture che possono sembrare grandi pietre dalle forme levigate e tondeggianti. Sono alcune delle opere con le quali gli artisti della Biennale di Arte Contemporanea hanno espresso e realizzato la loro creatività.
Perché andare alla scoperta del “borgo fantasma”? Perché regala emozioni, sensazioni, riporta a un tempo passato su cui si è stratificato il tempo presente; rievoca storie, battaglie, personaggi, mutamenti; ricorda la storia di ieri per aiutare a comprendere meglio quella di oggi, perché è uno stimolo per conoscere i nostri territori più nascosti, per apprezzarne il valore e la bellezza e contribuire affinché gli stessi siano conservati e tutelati nel tempo. Ogni occasione è buona per visitare il piccolo borgo, ma nelle prossime festività natalizie il castello e i ruderi di Celleno saranno lo scenario naturale in cui verranno allestite delle mostre e verranno realizzate due rappresentazioni del presepe vivente.
Un’ottima opportunità per conoscere ed apprezzare questa parte meno conosciuta del nostro territorio e contribuire alla sua tutela affinché tutto ciò che rappresenta non vada perduto. È solo conservando il passato che costruiamo il presente e trasmettiamo un messaggio di speranza alle generazioni future dimostrando, in tal modo, che l’uomo non è solo capace di distruggere ma se vuole sa conservare, tutelare e tramandare le bellezze e le testimonianze di tempi ormai lontani che rappresentano le basi sulle quali continuerà la crescita e l’evoluzione dell’esperienza umana.
Silvia Fornari
Nella foto di copertina, uno scorcio del “borgo fantasma” di Celleno nel Viterbese
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