PERUGIA – Venne eletto in autunno e non vide la primavera. Celestino II restò sul soglio di Pietro poco più di cinque mesi. Eppure era giovanissimo: 44 anni. Lo stroncò una terribile malattia, sopportata con grande dignità e rassegnazione. Celestino II è stato il secondo e ultimo pontefice nativo dell’Umbria, dopo Martino I di Todi. Fu acclamato papa (il 165° successore di Pietro) il 26 settembre 1143 e la consacrazione e l’incoronazione vennero celebrate il 3 ottobre.
Era figlio di una famiglia nobile e ricca di Città di Castello e si chiamava, al secolo, Guido Guelfucci. Si era dimostrato un buon sacerdote ed era, anche, un fine intellettuale. Proprio per queste sue doti venne mandato come legato papale (il pontefice era Innocenzo II, che lo aveva creato cardinale di San Marco a soli 28 anni) in Francia, in Boemia, in Moravia. D’altro canto, e non a caso, Guido Guelfucci era stato allievo, sulle rive della Senna, di Pietro Abelardo, una delle menti di maggior spicco di quell’epoca e non solo. Il teologo e filosofo francese, che molti conoscono per la sua travolgente, e tragica, storia d’amore con Eloisa – passione per la quale lo zio della donna, canonico di Notre Dame, ordinò, per punirlo, la sua evirazione, che venne terribilmente eseguita – rappresentava un punto di riferimento tra gli intellettuali di quel periodo e guidava la pattuglia degli innovatori, molti dei quali (Arnaldo da Brescia, per esempio e lo stesso Abelardo) rasentavano o addirittura sconfinavano nell’eresia.
Tra i suoi provvedimenti, quale pontefice, la decisione di togliere l’interdetto al regno di Francia, emanato dal suo predecessore Innocenzo II e la mancata ratifica della Pace di Mignano sottoscritta dallo stesso Innocenzo con il re di Sicilia. Le ultime settimane di vita del papa tifernate furono estremamente dolorose da un lato per la malattia, dall’altro per il montare delle questioni politiche. Roma era in rivolta perché inseguiva il progetto delle autonomie comunali, già ottenute da molte città del nord Italia, tanto da aver tolto al pontefice il potere temporale, passato nelle mani del Senato Romano. Inoltre Ruggero II di Sicilia – al quale la mancata ratifica della pace non era, ovviamente, andata giù – rivendicava territori da tempo finiti nel Patrimonio di San Pietro.
Celestino II si era rifugiato nel monastero di San Gregorio, annesso alla chiesa di Santa Maria in Pallara, sul Palatino, sotto la protezione della potente famiglia comitale dei Frangipane (casata dalla quale, qualche decennio più tardi, sarebbe nata Iacopa de’ Normanni, nota come Giacoma dei Frangipane de’ Settesoli, rimasta vedova giovanissima e grande protrettrice e benefattrice di Francesco di Assisi), per evitare le insidie dei tumulti e dei rivoltosi interni e dei sicari esterni. Il papa spirò l’8 marzo 1144. Prima di morire si ricordò anche dei suoi concittadini, tanto da lasciare loro in eredità, per testamento, la sua ricca biblioteca personale, di cui purtroppo è sparita ogni traccia. Di lui a Città di Castello – custodita nel Museo del capitolo del Duomo – resta una pala d’altare in argento, che Celestino II aveva inviato in dono ai suoi conterranei poco dopo la sua elezione al trono di Pietro.
Elio Clero Bertoldi
Nell’immagine di copertina, papa Celestino II toglie la scomunica alla Francia
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