BELLUNO – Il 31 agosto si è spento a Belluno, all’età di 96 anni, Luigi Luca Cavalli Sforza, noto genetista e valente scienziato italiano: era nato a Genova il 25 gennaio del 1922. I suoi studi si sono incentrati, in particolare, sulla genetica delle popolazioni e sulle migrazioni degli uomini. La sua carriera scientifica ebbe inizio in Inghilterra negli anni Cinquanta e continuò in Italia a Pavia, dove si laureò e iniziò ad interessarsi di genetica, poi proseguì fra le più prestigiose università italiane ed europee, nel 1951 diventò docente all’università di Parma per poi trasferirsi nel 1971 negli Stati Uniti dove diventò professore emerito all’università di Stanford in California. Scienziato di fama mondiale ha dimostrato, scientificamente, che il concetto di razza basato su presunte differenze biologiche è privo di fondamento.
Il grande genetista intuì che il nostro genoma poteva essere la chiave di lettura del nostro passato nonché quella per comprendere l’evoluzione di tutte le civiltà del mondo ed è in tale prospettiva che indirizzò i suoi studi e le sue ricerche riuscendo in tal modo a costruire l’intero albero evolutivo del genoma umano dal principio ad oggi. Fra i vari libri pubblicati, è del 1993 il testo di divulgazione scientifica intitolato “Chi siamo, la storia della diversità umana” in cui Cavalli Sforza e suo figlio Francesco dimostrano l’origine comune africana dell’umanità moderna e l’appartenenza della stessa ad unica grande specie. Un testo quanto mai attuale e significativo che porta con sé un messaggio di unità e tolleranza. Ma lo scienziato non si è limitato solo ad abbattere il confine delle razze, si è preoccupato anche di abbattere quello fra la cultura scientifica e quella umanistica facendo dialogare fra loro discipline molto diverse come la genetica, la matematica, l’archeologia e la linguistica e ciò al fine di poter realizzare il primo atlante genetico del mondo.
Le nozioni di razza superiore e razze inferiori nacquero nell’Ottocento, fu infatti nel 1853 che venne pubblicato il “Saggio sulla disuguaglianza delle razze umane” di Joseph Arthur de Gobineau, diplomatico, scrittore e filosofo francese, in cui l’autore, riportandosi alla suddivisione delle razze umane già operata da Johann Friedrich Blumenbach (1752-1840) antropologo, fisiologo e naturalista tedesco, le dispose in gerarchia attribuendo, a ciascuna di esse, caratteristiche morali e psicologiche innate a cui faceva riferimento per sostenere la tesi della superiorità della razza bianca rispetto alle altre.
Pochi anni dopo e precisamente nel 1859 Charles Darwin, naturalista e biologo britannico, pubblicò “L’origine della specie”, che rappresentò non solo una delle più importanti rivoluzioni scientifiche ma fu anche una delle più importanti rivoluzioni culturali poiché in essa si sostenne che non ci sono specie migliori o peggiori di altre ma ciascuna di esse tende ad adattarsi in un ambiente anch’esso mutevole. Successivamente, nel 1871 Darwin, con la pubblicazione de “L’origine dell’uomo” fa riferimento alle cosiddette razze umane sostenendo che l’uomo forma una sola e unica specie. Le classificazioni fatte nei secoli precedenti erano basate sull’osservazione di dati morfologici come il colore della pelle, colore e forma dei capelli, del corpo, della faccia, degli occhi che, benché ereditarie, possono essere ricondotte ad adattamenti ambientali. Questi caratteri, che vengono considerati come caratteristiche delle razze, in realtà rispettano l’adattamento genetico avvenuto attraverso la selezione naturale dell’ambiente in cui una certa parte di popolazione vive da decine di migliaia di anni. Attualmente non esistono, in ambito scientifico, sostenitori delle tesi di de Gobineua poiché gli studi di genetica umana hanno ampiamente dimostrato che il concetto di razza basato su presunte differenze biologiche è privo di fondamento.
Per la genetica italiana e mondiale e per tutto il mondo della ricerca la scomparsa di un grande scienziato come Luigi Luca Cavalli Sforza rappresenta una perdita immensa: “Il mondo scientifico – sottolinea il genetista Giuseppe Novelli, rettore dell’università di Roma Tor Vergata – gli deve moltissimo a partire dalla grande intuizione di aver capito che esiste una genetica di popolazione, una grande disciplina che ci ha permesso di capire da dove veniamo e come ci siamo distribuiti su questo pianeta. Le ricerche di Cavalli Sforza hanno permesso di confutare la più assurda delle divisioni che gli uomini abbiamo creato, quella delle razze, dimostrando che non esiste dal punto di vista biologico e che sono un’invenzione sociale”. “L’aspetto importante delle sue ricerche era il travaso nel sociale – conclude Carlo Alberto Redi, direttore del laboratorio di biologia dello sviluppo dell’università di Pavia – poich ha chiarito che le migrazioni fanno parte dell’essere umano e che il concetto di razza è un’invenzione sociale”.
Onore, quindi, ai meriti e alla memoria del grande scienziato Luigi Luca Cavalli Sforza perché sono gli uomini come lui che conferiscono valore e dignità al genere umano.
Silvia Fornari
Nella foto di copertina, il genetista Luigi Luca Cavalli Sforza
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