Henri Cartier-Bresson, uno dei padri della fotografia nacque il 22 agosto del 1908 a trenta chilometri da Parigi da una famiglia dell’alta borghesia. A ventitré anni scoprì la gioia di fotografare: acquistata una Leica decise di partire per un viaggio che lo condurrà nel Sud della Francia, in Spagna, in Italia e in Messico. Con quella particolare maneggevolezza e la pellicola 24×36, la Leica divenne il suo strumento ideale per catturare le manifestazioni del reale. Con lui si inaugura un modo nuovo di rapportarsi all’uomo. È tra i fondatori, nel 1947, insieme agli amici Robert Capa, David “Chim” Seymour, George Rodger e William Vandivert della Magnum Photos, la cooperativa di fotografi destinata a diventare la più importante agenzia fotografica del mondo.
Ed è infatti soprattutto nel reportage che Cartier-Bresson mette in pratica tutta la sua abilità e ha modo di applicare la sua filosofia del “momento decisivo”, una strada che lo porterà ad essere facilmente riconoscibile, un marchio di fabbrica che lo distanzia mille miglia dalle confezioni di immagini celebri e costruite. Nel 1940 viene catturato dai tedeschi e dopo 35 mesi di prigionia e due fughe andate a vuoto, riesce a evadere dal campo e nel 1943 fa ritorno in Francia, a Parigi, dove ne fotografa la liberazione. Qui entra a far parte dell’MNPGD, un movimento clandestino che si occupa di organizzare l’assistenza per prigionieri di guerra evasi e ricercati. Ma finita la guerra si dedica al cinema e dirige il film “Le Retour”. Negli anni 1946-47 è negli Stati Uniti, dove fotografa soprattutto per Harper’s Bazaar.
Nel 1947 insieme ai suoi amici Robert Capa, David “Chim” Seymour, George Rodger e William Vandivert (un manipolo di “avventurieri mossi da un’etica”, come amava definirli), fonda la Magnum Photos, cooperativa di fotografi destinata a diventare la più importante agenzia fotografica del mondo. Dal 1948 al 1950 è in Estremo Oriente. Nel 1952 pubblica “Images à la sauvette”, una raccolta di sue foto (con copertina, nientemeno, che di Matisse), che ha un’immediata e vastissima eco internazionale. Nel 1955 viene inaugurata la sua prima grande retrospettiva, che farà poi il giro del mondo, al Musée des Arts Décoratifs di Parigi.
Dopo una serie di viaggi (Cuba, Messico, India e Giappone), dal 1966 si dedica progressivamente sempre più al disegno. Innumerevoli, in questi anni, sono i riconoscimenti ricevuti, così come le esposizioni organizzate e le pubblicazioni che in tutto il mondo hanno reso omaggio alla sua straordinaria produzione di fotografo e di pittore. Dal 1988 il Centre National de la Photographie di Parigi ha istituito il Gran Premio Internazionale di Fotografia, intitolandolo a lui.
Oltre ad essere universalmente riconosciuto tra i più grandi fotografi del secolo, Henri Cartier-Bresson ha avuto un ruolo fondamentale nella teorizzazione dell’atto del fotografare, tradotto tra l’altro nella già ricordata e celebre definizione del “momento decisivo”.
Poco prima di raggiungere i 96 anni, è morto a Parigi il 2 agosto 2004. La notizia ha commosso e fatto il giro del mondo solo due giorni più tardi, dopo i funerali.
Lascia un commento