Caro Direttore,
faccio parte anch’io di quella foto in cui le alunne (perché mai soltanto loro?!) indossano quel triste grembiule nero, in una triste scuola che invano abbiamo tentato di cambiare da alunni. Triste perché quelle “divise” imposte “dividevano” e assegnavano ruoli predefiniti, triste perché il vuoto nozionismo e il più o meno diffuso autoritarismo di alcuni docenti toglievano la gioia dell’apprendere, la curiositas culturale che dovrebbero essere la base di ogni comunità educativa.
Poi dopo la maturità (?), oggi finalmente esame di Stato, ognuno di noi ha proseguito per la sua strada ed io nella scuola ci sono tornata: questa volta da docente (per quasi 41 anni in un percorso bello ed appassionante) col proposito di non ripetere quello che avevo mal sopportato e di insegnare ai miei alunni non già a prendere appunti ed a ripetere quello che io più o meno bene avessi potuto dire, ma ad ascoltare con l’anima ed elaborare con i loro cervelli ciò che autori ed intellettuali avevano scritto, a lasciarsi trasportare dalla melodia delle loro opere e dalla forza del loro pensiero per diventare uomini liberi e cittadini impegnati.
Ho vissuto sulla mia pelle, oltre che su quella dei miei alunni, roboanti e quanto vuote ed inutili riforme, piene di acronimi e di vane sigle tristemente simili, anche col cambiare dei governi (mi rendo conto rileggendo quello che ho scritto di getto di quante volte ritorni il termine tristezza; mentre per il suo etimo il termine scuola1 rimanda solo a piacevolezza), quando l’unica vera “buona scuola” è quella che insegna a pensare, che rende gli alunni autonomi ed entusiasti non già della influencer di turno ma della letteratura, della filosofia insomma di tutto quel patrimonio di idee che, solo, potrà dare un senso a quest’umanità sempre più povera ed impoverita…
Con affetto e stima
Adele Reale
1: Scuola: Termine derivante dal lat. schŏla (dal gr. scholé), che in origine significava (come otium per i Latini) tempo libero, piacevole uso delle proprie disposizioni intellettuali, indipendentemente da ogni bisogno o scopo pratico, e più tardi il luogo dove si attende allo studio, accezione quest’ultima nella quale è tuttora in uso (in Treccani, dizionario on line)
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