NEW YORK (Usa) – “Capodanno a New York” evoca il titolo di un film natalizio, di quelli che si guardano durante le feste cercando di immaginare e respirarne l’aria, perché anche oggi, come ieri, pensare all’America è pensare al Paese dove tutto è possibile. E’ il Paese dai grandi spazi e dalle mille possibilità, è ancora e comunque il sogno americano, nonostante i grandi cambiamenti che negli anni sono avvenuti in ogni parte del mondo.
Fin da bambina ho sempre guardato all’America come ad una meta da sogno. Divoravo libri e guardavo film che mi avvicinavano a questo Paese che per me è sempre stato un mondo tutto da scoprire. Negli anni, durante le festività o le grandi vacanze estive, ci ritrovavamo con i vari parenti ed amici che vivevano in varie parti d’America e che tornavano per passare momenti con la famiglia lontana e ne ho un ricordo davvero piacevole , intriso di euforia e di grande curiosità. In passato, tra i vari Paesi mete di viaggi, ho sempre volutamente evitato di programmare il “viaggio americano”, forse perché, come ogni cosa che caratterizza la nostra esistenza, in realtà non sempre siamo noi a disegnarne il percorso, bensì le combinazioni di eventi e di vari fattori che ne definiscono quello che viene comunemente chiamato il “caso”.
In questi ultimi anni, numerosi sono stati gli eventi che mi hanno sempre riportato il pensiero dell’America, nella mia vita, ed uno in particolare molto importante mi ha indotta a decidere di dare vita al sogno che si è rivelato nella realtà in tutto il suo splendore. Sono stata in un Paese che sentivo familiare e di cui ne ho ammirato ogni aspetto, ritrovandone luoghi narrati o visti in televisione e ripromettendomi di continuarne la scoperta, fino ad arrivare a questo Natale con l’idea di passare le vacanze natalizie tornandoci nuovamente, ma la casualità ha voluto che la scelta fosse New York, la città che maggiormente mi creava desideri ambivalenti, sia di grande curiosità ma anche timore.
New York , conosciuta come Big Apple, la Grande Mela, è stata per me una scoperta in tutti i sensi. Ne temevo il caos, il traffico, le altezze (soffrendo di vertigini) e si è invece rivelata una metropoli davvero splendida in cui mi sono sentita perfettamente a mio agio. La città dalle mille luci sia artificiali (che permettono la definizione di “città che non dorme mai), sia naturali, con i colori del cielo, la luce del sole al sorgere ed al tramonto, che si riflettono sulle facciate degli immensi grattacieli di specchio rendendola a tratti quasi innaturale, come fosse un quadro dipinto.
E’ davvero la città più popolosa degli Stati uniti, ma i grandi spazi fanno sì che, seppur con qualche evidente disagio, tutto sia perfettamente distribuito e ben gestito ed organizzato. La miriade di palazzi che la compongono sono una continua scoperta. Ma New York è anche la città dei contrasti e così gli imponenti grattacieli fanno da cornice a palazzi, sparsi in differenti zone e quartieri, con differenti architetture che comunque si armonizzano perfettamente. Camminando si trovano improvvisamente bellissimi esemplari in stile Liberty e chiese in stile gotico. Non immaginavo che New York fosse così piena di chiese…Passeggiando per Manhattan si avvistano così tante cupole da non riuscire neppure a contarle tutte. Si ritrova improvvisamente il Medioevo e lo stile gotico, che è quello che maggiormente ho riscontrato. Svettano le guglie verso il cielo, lanciando sfide in altezza ai grattacieli.
Le chiese sono testimoni dei tempi coloniali, di una Storia, che seppure molto più recente di quella nostra millenaria, è ugualmente ricca di avvenimenti, di episodi accaduti, di tante piccole storie da scoprire e raccontare… Come, ad esempio la Saint Patrick Center, situata sulla 5th Avenue, di fronte al di fronte al Rockefeller Center. Circondata da alcuni dei negozi più “expensive” del mondo e i grattacieli vetrati più alti, non sembra tuttavia aver perso la sua imponenza. Ha un valore simbolico importante per i newyorkesi questa chiesa, costruita con i soldi di ricchi cittadini, ma anche di migliaia di poveri immigrati, che ieri come oggi popolano la Grande Mela: infatti, per alcuni la storia della cattedrale di Saint Patrick di New York è la storia della città stessa. Per gli appassionati di letteratura americana, a Downtown Manhattan, nella zona di Wall Street, c’è la Trinity Church, fondata sotto l’occupazione britannica, prima chiesa anglicana di New York: un vero gioiello, con annesso l’antico cimitero dove numerose lapidi sono dedicate a scrittori e letterati.
Che dire poi di Time Square, importante incrocio commerciale e turistico, con i suoi cartelloni pubblicitari multicolore, e la sua piazza a forma di farfalla, esageratamente caotica. Il Ponte di Brooklyn, che ha rappresentato per molto tempo il ponte sospeso più grande al mondo, collega l’isola di Manhattan e il quartiere di Brooklyn e suscita un’emozione particolare, pur nella sua semplicità architettonica. Decisamente interessante è stata la visita al molo 17 (Pier 17) e la zona immediatamente vicina dove si trova il South Street Seaport Museum oltre a un bel complesso di negozi, ristoranti, locali. Ai piedi del ponte di Brooklyn, il museo comprende alcuni antichi velieri ormeggiati lungo il fiume, e la vista dei velieri che si stagliano contro i moderni grattacieli dello sfondo è davvero suggestiva.
Central Park è stata per me la scoperta maggiormente sorprendente. Pur sapendo della sua maestosa, estesa e particolare bellezza, questo parco di Manhattan con i suoi mille angoli che riservano sorprese d’ogni genere, mi ha meravigliata per la sua originale collocazione davvero suggestiva circondato dai svettanti palazzi e grattacieli che sembrano essere lì a protezione. Il parco dove, allo scoccare della mezzanotte, parte la Emerald Nuts Midnight Run, una maratona a cui partecipano centinaia di persone con la cornice dei fuochi d’artificio che accolgono in questo modo il nuovo anno, così come il grande evento di Time Square dove si radunano fin dal mattino migliaia di persone in attesa della mezzanotte e festeggiare o anche i fuochi d’artificio al Rockfeller Park.
Ad oggi non so se il caso mi porterà di nuovo a New York, quello che posso dire è che questa esperienza mi ha arricchita profondamente, anche perché è arrivata in un periodo particolare della mia vita e per qualche motivo mi ha lasciato dentro una sensazione davvero bella ma anche di forte impatto perché, comunque, dal mio punto di vista, il sogno americano è ancora dentro ognuno di noi.
Stefania Saccone
Complimenti per questo bel racconto.