ROMA – Solo la maestria di Antonio Canova poteva trasformare il marmo in carne. La perfezione delle forme che portava all’eterna bellezza, del maestro delle scultura europea a cavallo tra XVIII e XIX secolo. Questo era Antonio Canova e quest’anno si celebra il bicentenario della morte dello scultore, del pittore figura rappresentativa del Neoclassicismo, soprannominato proprio per questo il “nuovo Fidia”. Sicuramente un genio indiscusso, le cui opere ancora emozionano esposte nei più importanti musei del mondo.
Il 2022, dunque, è l’anno di Antonio Canova, nato a Possagno in provincia di Treviso, il 1 novembre 1757 e morto a Venezia il 13 ottobre 1822. Suo padre, del quale rimane orfano a quattro anni, era uno scalpellino, ma sarà il nonno paterno, Pasino scultore e tagliapietre, a crescerlo. È a Venezia dove inizia come apprendista, che scolpisce le sue prime opere raffiguranti Orfeo e Euridice, Dedalo e Icaro e Apollo. Successivamente, nel 1779, si sposta a Roma per seguire le lezioni di nudo dell’Accademia di Francia e del Museo Capitolino. Studia ed apprende la scultura antica, il contatto con intellettuali ed artisti amanti del classico lo introduce al mondo neoclassico. Alcune delle sue opere più famose risalgono a questo periodo, come Amore e Psiche , Maddalena penitente. Al culmine del successo Napoleone Bonaparte chiede a Canova di essere il suo ritrattista ufficiale, ma nonostante rifiuti, realizza due opere magnifiche per il sovrano e per i suoi familiari, come il ritratto di Paolina Bonaparte.
Il resto è storia consacrata che arriva ai giorni nostri. Antonio Canova muore il 13 ottobre 1822 a Venezia, il suo corpo si trova nel Tempio Canoviano a Possagno, il suo cuore è custodito nella chiesa di Santa Maria Gloriosa dei Frari a Venezia, mentre la sua mano destra, un tempo custodita dall’Accademia di Belle Arti di Venezia, si trova oggi a Possagno, insieme al resto del corpo. Mostre e progetti sono previsti per il 2022. Il Comune di Possagno in collaborazione con il Museo Canova sono pronti a realizzare il progetto di “Restauro e digitalizzazione del complesso architettonico canoviano”, promosso dal Ministero della Cultura. Si tratta della casa natale del maestro, della Biblioteca, dell’Archivio, della Gypsotheca, dove sono raccolti i modelli originali in gesso dello scultore.
Per quanto riguarda le mostre è sicuramente molto ricco il calendario, anche se alcuni progetti sono stati inaugurati nella fine del 2021. Alla Fondazione Querini Stampalia di Venezia, nei primi giorni dello scorso dicembre, era stata inaugurata la mostra “‘in luce’ Fotografie di Alessandra Chemollo nella Gypsotheca di Possagno”, fino al 27 marzo. Dal prossimo 25 marzo presso il Museo Bailo di Treviso sarà ospitata la mostra “L’Ottocento svelato. Da Canova al Romanticismo storico”, a cura di Fabrizio Malachin e Elisabetta Gerhardinger, fino al 26 giugno. Una completa digitalizzazione dell’Archivio Canoviano, che si conserva nella Biblioteca, è stata realizzata presso i Musei Civici di Bassano del Grappa (Vi). Per non parlare della mostra, dal 17 dicembre 2021 al 18 aprile 2022, proposta dal MART Trento e Rovereto, “Canova tra innocenza e peccato”, da un’idea di Vittorio Sgarbi, a cura di Beatrice Avanzi e Denis Isaia.
Antonio Canova ha saputo incarnare l’ideale della bellezza eterna con armonia, equilibrio, attraverso la sua ricerca nel passato, per donare un grande ideale estetico fino ai nostri giorni. Lui che scriveva: “Ho letto che gli antichi una volta prodotto un suono erano soliti modularlo, alzando e abbassando il tono senza allontanarsi dalle regole dell’armonia. Così deve fare l’artista che lavora ad un nudo”.
Laura Ciulli
Lascia un commento