FIRENZE – La ministra Giulia Grillo è categorica: bisogna usare massima attenzione nell’acquisto di prodotti con base di cannabis light, ricordando le tappe percorse con il precedente governo. Lo scorso 19 aprile la ministra Lorenzin aveva chiesto un parere al Consiglio superiore di Sanità riguardo la pericolosità di certi prodotti. Il verdetto è arrivato il 10 aprile ed il ministro ha richiesto un parere anche dall’Avvocatura generale dello stato, così da comprendere eventuali problematiche in caso di blocco della vendita e/o implementazione di limiti nell’attuale legge che permette la vendita di prodotti con THC (tetraidrocannabinolo) massimo allo 0,6%.
“Non appena riceverò tali indicazioni assumerò le decisioni necessarie“, queste le parole della Grillo, che la vedranno a capo di un incrocio con sole due strade possibili, come spiega il Quotidiano di sanità: vietare completamente la vendita delle infiorescenze tramite un’ordinanza del ministro della salute, con conseguente chiusura degli shop, oppure procedere ad una regolamentazione della materia. Onde evitare lo stravolgimento dell’economia, circa seicento negozi per un giro totale di affari di 44 milioni l’anno, la via d’uscita più probabile potrebbe essere quella di una norma ad hoc che imponga alcuni paletti, e forse una tassazione più rigida, stabilendo chi e in quali quantità può comprare la cannabis light.
Sono circa un migliaio i negozi sparsi in tutta Italia in cui si possono acquistare prodotti a base di cannabis. Dal 2005 si è visto un aumento superiore al 300% in termini di crescita del settore, considerando l’attuale business da 44 milioni di euro l’anno. A grande sorpresa il 70% degli acquirenti hanno dai 26ai 55 anni, il 10% tra i 18 e i 25 mentre il 25% sono over 55, dunque tanti genitori e nonni clienti dei negozi che vendono cannabis light in Italia.
Secondo il professor Silvio Garattini, direttore scientifico dell’Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri”, gli acquirenti credono che si tratti di una “droga” di libero circolo, inconsapevoli che il limite di legge del THC non esclude la possibilità di effetti psicotropi, anche a concentrazione bassa, ovvero, in parole povere, bastano due o tre spinelli per sballare. Aggiunge Garattini che l’utilizzo di tali sostanze, come le droghe “vere“, può essere nocivo in epoca giovanile, quando il cervello è ancora in fase di sviluppo, dunque “bisogna togliersi dalla testa l’idea che sia una droga leggera, e che si tratti di un modo per bypassare la legge e dare vita ad una sorta di legalizzazione, senza che in realtà ci sia”. Supponendo che il consumo di più prodotti possa portare il livello di THC dallo 0,2% al 0,6%, il professore precisa come questa non si tratti affatto di una dose omeopatica, che può avere degli effetti sulle persone, impossibile quindi definirla innocua.
È possibile infatti consultare recenti studi per comprendere come i danni cognitivi maggiori si presentino sopratutto sugli adolescenti. Chiude con parole dure, Garattini spiegando come secondo la sua opinione la vendita indiscriminata sia da vietare, aggiunge inoltre che attualmente il Consiglio superiore di Sanità non ha ancora preso una posizione ufficiale, pertanto non è possibile definire, ad oggi, che la cannabis light non sia pericolosa: “Sappiamo che quegli effetti sono una porta che favorisce il passaggio a droghe più pesanti. In più se succedesse qualcosa, come ad esempio incidenti o malori, tra chi consuma cannabis acquistata in negozio, con la vendita indiscriminata, la responsabilità passerebbe alle istituzioni“.
La legge prevede che i prodotti a base di cannabis con una dose tra lo 0,2% e lo 0,6% possono essere coltivati e venduti; è vietato l’utilizzo di fiori e foglie per scopi alimentari. Nelle confezioni è necessario indicare: “Per uso tecnico non adatto a combustione”.
Boris Zarcone
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