PALERMO – Gli scienziati ce lo ripetono: il riscaldamento globale, dovuto all’enorme aumento dei gas serra in atmosfera, in particolare dell’anidride carbonica, è purtroppo già in atto. Nel marzo 2023, lo ha ribadito anche il sesto rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), l’organismo istituito nel 1988 dal Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) e dall’Organizzazione meteorologica mondiale (OMM) per fornire ai leader politici valutazioni scientifiche periodiche sui cambiamenti climatici. La comunità scientifica concorda quindi sul fatto che il cambiamento climatico, causato dalle attività umane, sia purtroppo una realtà. Eppure in tanti continuano ancora a negarne o a minimizzarne l’esistenza e sono ostili a qualsiasi azione che voglia contrastarlo.
Al Festival della Scienza di Malnisio, in provincia di Pordenone, a fine novembre scorso, la giornalista Greta Durante e il ricercatore Lorenzo Gagliardi hanno comunicato cosa accade nella mente dei negazionisti, sulla base di un progetto di ricerca e divulgazione scientifica realizzato all’Università di Padova presso il Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione. Il progetto, denominato Non è la Zebra, si occupa di scienze del comportamento e di processi decisionali, ed evidenzia le trappole del pensiero che influenzano i giudizi e le previsioni. “Il negazionismo climatico, anche se non è un fenomeno così diffuso, come altri sistemi di credenze anomale, o meglio antiscientifiche, arruola però al suo interno tanti scettici o indecisi, persone dubbiose alle quali bisogna saper comunicare perché possano approcciarsi alla ‘verità’ scientifica”, spiega Lorenzo Gagliardi, intervistato da Natascia Gargano per il TG scientifico Leonardo.
“In particolare – ha proseguito poi lo studioso – sono due le modalità di pensiero che albergano nella mente dei negazionisti: i ragionamenti ‘di pancia’, intuitivi, per cui la persona che si sveglia d’inverno e vede la neve e sente freddo, pensa che d’inverno ha sempre fatto freddo e quindi forse alla fine il surriscaldamento globale non c’è veramente… Quindi c’è una percezione empirica della realtà del momento, che si scontra con quello che invece ci dice la scienza per il futuro. Ci sono poi i pensieri motivati, le posizioni ideologiche che ci spingono a rifiutare l’esistenza del cambiamento climatico perché in un certo senso metterebbe in crisi il nostro sistema di credenze o valori”.
“Ma quelli che accadono all’interno della mente dei negazionisti sono dei veri e propri errori sistematici di ragionamento, quelli che definiamo con termine tecnico bias cognitivi, i più diffusi dei quali sono i bias di conferma e i bias della disponibilità – sottolinea poi Greta Durante – Quest’ultimo ci porta a formulare giudizi sulla realtà attuale sulla base degli esempi e delle informazioni a noi più facilmente disponibili, perché molto presenti e salienti all’interno della nostra mente. Ad esempio, una persona che sa che negli anni ’50 si sono superati i 40 gradi, se anche adesso accade la stessa cosa, ne deduce che niente è cambiato, che il surriscaldamento globale non c’è perché il caldo è qualcosa che c’è da sempre”. “È molto importante comunque – conclude la studiosa – cercare di non ‘allontanare’ troppo le persone negazioniste, altrimenti si polarizzano sempre di più sulle loro credenze, che per quanto possano sembrare assurde, in realtà sono piuttosto diffuse”.
Sulla pervasività dello ‘scetticismo’ riguardo ai cambiamenti climatici insiste anche un ampio studio internazionale documentato su Open Science Framework, secondo il quale in 43 Paesi, sui 68 presi in esame, emergerebbe una fiducia minore nei confronti dei ricercatori climatici rispetto a scienziati che si occupano di altro. La ricerca sottolinea che tale sfiducia potrebbe indebolire il sostegno alle azioni intraprese dai governi per evitare una catastrofe climatica. Anche in questo caso la comunicazione è fondamentale: in particolare è importante che per diffondere temi legati alla criticità del clima vengano utilizzati divulgatori di cui le persone si fidano, perché percepite come persone che hanno veramente a cuore gli interessi del pianeta. E dell’umanità…
Maria D’Asaro
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