VITERBO – Viterbo città d’arte e di cultura. E da qualche anno lo è ancora di più, da quando cioè nelle antiche piazze del centro medievale d’estate si svolge quello che ormai è conosciuto come il Festival di Caffeina, una serie d’incontri culturali che attirano nella Città dei Papi ospiti di livello internazionale e soprattutto migliaia di visitatori provenienti da ogni parte d’Italia e anche da più lontano. Poi con l’ultima invenzione degli stessi organizzatori di Caffeina anche d’inverno il quartiere di San Pellegrino, piazza del Duomo e tutte le strade circostanti si riempiono di gente. E’ il Christmas Village, l’evento natalizio dedicato ovviamente ai bambini.
L’ideatore di questo fenomeno social-culturale, prima inimmaginabile, è Filippo Rossi, uomo dalle grandi doti organizzative che ha speso le proprie energie per elevare il livello culturale di Viterbo.
Come è nata l’idea di Caffeina?
“L’idea di Caffeina è nata 12 anni fa. Inizialmente era tutt’altra cosa. Doveva essere, per il comune di Viterbo, una piccola rassegna di presentazioni librarie che io e Andrea Baffo, con il quale non ero legato da rapporto di amicizia ma che ho conosciuto in quell’occasione, abbiamo fatto con tutto l’impegno e con lo spirito di due ragazzi che hanno unito le loro idee per veder realizzato un progetto che aveva preso vita nelle loro menti. La prima edizione è andata bene ma era una piccolissima cosa, erano dieci appuntamenti in quindici giorni nel cortile di piazza San Carluccio. Questa piccolissima cosa, per la quale abbiamo lavorato ed investito tantissimo, ci ha dato tante soddisfazioni, tanto da spingerci ad andare avanti facendo sforzi sempre maggiori e continui per migliorarci, al solo fine di riuscire a realizzare obiettivi sempre più completi e sfidanti”.
Nella realizzazione di questo progetto che tipo di difficoltà ha incontrato?
“La difficoltà maggiore a Viterbo è l’ambiente. Come ho detto Caffeina è nata come piccola cosa con un piccolissimo budget comunale. Poi però piano piano la manifestazione è cresciuta un po’ per mia passione, un po’ perché sia io che Andrea Baffo siamo due pazzi, un po’ perché abbiamo visto che la domanda c’era e il pubblico partecipava. Il nodo però è proprio la psicologia di fondo, vale a dire che questo territorio non capisce che eventi di questo genere possono portare tanto. Non lo capisce la politica, non lo capiscono le associazioni imprenditoriali. Lo capiscono, invece le persone, coloro che in tanti partecipano ogni anno. Ecco, loro lo capiscono. Tuttavia non ci sono aggregazioni che riescono ad aiutarti. Abbiamo parlato degli inizi di Caffeina ma quando siamo cominciati a crescere, vale a dire dal quinto anno in poi, quando Caffeina è divenuta più solida, più conosciuta a livello nazionale dagli editori, abbiamo cominciato a fare dei confronti con gli altri grandi Festival letterari come Pordenonelegge, Festivaletteratura di Mantova, lì ci sono budget che arrivano a milioni di euro per eventi che portano molto di più sul territorio. Qui non c’è niente di tutto questo, ci siamo sempre barcamenati ma, in realtà, le risorse non ci stavano e non ci stanno, non abbiamo mai avuto i mezzi necessari, c’è una totale mancanza di coinvestimento, non c’è mai stato nessuno che ci ha creduto fino in fondo e partecipato con risorse vere”.
Parliamo del Christmas Village, questa idea è nata a se stante oppure è stata una conseguenza di Caffeina?
“Conseguenza sicuramente sì perché senza l’esperienza di un’organizzazione come il grande Festival non saremmo mai nemmeno riusciti ad immaginare di organizzare un evento come Caffeina Christmas Village. L’idea no perché è nuova, ci siamo inventati un evento natalizio ritagliato apposta su Viterbo, come città presepe, come luogo d’incontro con attrazioni per grandi e piccini dando vita al quartiere medioevale che è sempre stato un accessorio della città non valorizzato, al contrario invece quella zona così antica è un prodotto culturale e come tale non va bistrattata ma valorizzata”.
Perché coniugare una manifestazione goliardica come il Christmas Village con l’esposizione del simbolo per eccellenza della città di Viterbo cioè la macchina di Santa Rosa?
“Questa non è stata una nostra scelta, ma un’idea del Comune. Noi avevamo avuto, anni fa, un’idea un po’ diversa su come poter utilizzare le macchine di Santa Rosa a Natale. Il nostro riferimento voleva essere il Festival delle Luci di Lione, anche questo è un evento che porta milioni e milioni di spettatori, e ragionando sul fatto di poter calare un evento similare nella realtà di Viterbo ci sembrava ovvio integrarlo con una parte della sua storia e della sua tradizione. Da qui l’idea di utilizzare tre o quattro vecchie macchine di Santa Rosa e collocarle all’interno di un percorso lungo il centro storico come elementi architettonici, delle torri luminose all’interno della città e quindi parte integrante della città stessa. Cosa ben diversa dal vederla protagonista al centro di una piazza con un tappeto di autovetture tutte parcheggiate praticamente a ridosso della pedana su cui era stata collocata”.
La trasformazione del teatro San Leonardo?
“E’ l’avventura definitiva. Il Teatro è stato realizzato attraverso la ristrutturazione e la trasformazione dell’ex teatro San Leonardo. L’idea è quella di mantenere lo spirito di Caffeina durante tutto l’anno. Siamo partiti prima di Natale per cui il primo mese e mezzo ha subito molto l’effetto del turismo natilizio. Adesso sta andando avanti davvero bene; i vari progetti che vengono realizzati al suo interno stanno dando risultati soddisfacenti, la stagione teatrale va bene, il bistrot funziona e ci sono anche tante presentazioni di libri. Questo spazio polifunzionale, aperto al centro della città deve far sì che Viterbo diventi una città culturale a tutto tondo una città viva dove entrano in gioco le energie produttive e creative, sia dal punto di vista economico che politico. Non basta avere testimonianze di un passato illustre per essere città di arte e cultura, la cultura deve essere ‘prodotta’ continuamente e per fare questo ci vuole un impegno serio e costante”.
Caffeina, Christmas Village, teatro San Leonardo: cosa rappresentano per lei e quale di questi tre figli ama di più e perché?
“Nessun genitore ammette di avere delle preferenze tra i propri figli anche perché ognuno di loro ha le proprie caratteristiche, i propri pregi e i propri difetti per cui non si dice mai quale è il preferito. Eppure esiste. Per quanto mi riguarda posso dire il Festival è quello a cui mi sento più affezionato pur amandoli tutti, è il figlio povero che, proprio per povertà di mezzi, nonostante la sua visibilità nazionale, non siamo riusciti a far crescere così come merita per cui necessita di maggiore attenzione e sostegno. Il Natale ha il fascino del successo, il successo di decine di migliaia di persone che vengono da molte città e che ti fa capire che le cose si possono realizzare. Il teatro ha un fascino incredibile, il teatro libreria poi è un’altra cosa, ha il fascino del palazzo, della struttura. Noi poi abbiamo puntato tutto nel farlo diverso da come la gente se lo aspettava il bistrot sopra, la libreria con la vetrata sul teatro, è un ambiente che sa molto di Europa, di grande città metropolitana, non è un ambiente che vuole rimanere in provincia”.
Viterbo, territorio ricco di storia, arte, tradizioni e fede. Un messaggio ai lettori per invitarli a trascorrere qualche giorno nella nostra città
“Voglio dire di venire a Viterbo perché è una città che nel corso degli anni è molto cambiata, è diventata una città universitaria, una città molto viva, non è più il capoluogo di provincia di venti anni fa anche se c’è ancora molto da fare per renderla migliore. Io penso che dobbiamo convincere le persone a venire nella nostra città facendo di Viterbo una città bellissima”.
Completimenti e’un articolo completo e gratificante. Brava,continua così.
Articolo interessantissimo,molte iniziative non le conoscevo,veramente ben fatto