In Italia diminuiscono i cacciatori ma aumentano i bracconieri. Una piaga evidente che mette a repentaglio la sopravvivenza di numerose specie animali e sulla quale adesso interviene lo stesso ministro dell’Ambiente, Sergio Costa (nella foto in basso, a sinistra). “Bene, con il collegato ambientale che stiamo scrivendo – afferma il ministro – sarà inserita una norma per inasprire le pene ai bracconieri, veri e propri criminali nei confronti della biodiversità”.
Un triste primato per il Bel Paese, tra tutti i territori che si affacciano sul Mediterraneo solo l’Egitto riesce a fare peggio di noi. Otto milioni l’anno sono i capi di avifauna e mammiferi sterminati dai bracconieri in Italia, ovverossia animali uccisi illegalmente.
Prima in classifica in questa pessima graduatoria è la Lombardia dove vengono commessi più del 30% dei reati venatori. Una situazione insostenibile che va ben oltre la solita disputa tra chi è a favore e chi è contro la caccia. L’attività venatoria è un prelievo di fauna selvatica autorizzato dallo Stato con leggi, tempistiche e modalità precise. Ma non tutti coloro che imbracciano una doppietta rispettano la legge: molti, e i dati lo confermano, sono bracconieri che alimentano quella che è una delle più gravi piaghe che flagellano gli animali selvatici. C’è di più, la distruzione dell’habitat e l’immissione continua di veleni e sostanze chimiche letali nell’ambiente aggravano una situazione che sta mettendo a repentaglio l’esistenza stessa di numerose specie. In Lombardia addirittura la modifica alla legge 26/93 consente di sparare al cinghiale per tutto l’anno anche di notte con l’utilizzo di visori all’infrarosso. E non basta, tra le modifiche c’è l’obbligo per le guardie venatorie (a cui si deve più del 35% delle denunce per illeciti venatori) di indossare abbigliamento ad alta visibilità.
Un evidente regalo ai bracconieri che potranno così avvistare le guardie a distanza di chilometri. Come se non bastasse oltre al danno c’è anche la beffa: un cacciatore sorpreso senza giubbino andrà incontro a una sanzione massima di 30 euro, lo stesso illecito da parte di una guardia venatoria costerà a quest’ultima la sospensione di un anno. In pratica, invece di facilitare il controllo del territorio e il rispetto della legalità e colpire i bracconieri, si facilita l’attività illegale di chi sta distruggendo la biodiversità.
Secondo il ministro all’Ambiente “il bracconaggio è un reato odioso che andrebbe inserito nel codice penale entrando a far parte dei reati contro l’ambiente». Sergio Costa non fa sconti e dopo aver puntato il dito contro le leggi trentine e altoatesine in materia di lupi e orsi, alla presentazione del nuovo Rapporto Ecomafia 2018 di Legambiente, parla della volontà di creare un “tagliando” alla legge sugli ecoreati e conferma la sua linea sul tema. La proposta del ministro dell’Ambiente darebbe attuazione al Contratto del Governo di cambiamento che prevedeva “la revisione e l’inasprimento delle leggi attuali riguardanti i reati ambientali e quelli nei confronti degli animali garantendo maggiore tutela rispetto a fatti gravi ancora non adeguatamente perseguiti e per un maggiore contrasto al bracconaggio”.
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