Novant’anni ben portati. Sicuramente non li dimostra, come si suol dire. “La Settimana Enigmistica” è nata esattamente il 23 gennaio 1932: tanto per rimanere in tema, una data palindroma (23-1-32), cioè si può leggere sia da sinistra verso destra che al contrario. Una freschezza che il tempo non ha lenito, anzi: il successo nelle edicole si è consolidato negli anni e oggi il giornale può vantare una tiratura di sette-ottocentomila copie (un vero record in un momento editoriale di profondissimo e generalizzato rosso), con vendite che coprono il 70% del mercato italiano del settore. Sempre senza un rigo di pubblicità.
“La rivista che vanta innumerevoli tentativi di imitazione”, “La rivista di enigmistica prima per fondazione e per diffusione”, “Il passatempo più sano ed economico”: sono alcuni degli slogan che “La Settimana Enigmistica” utilizza da tempo per autopubblicizzarsi. In effetti, non si tratta di frasi ad effetto ma di una realtà consolidata. Sotto l’ombrellone, in viaggio, in attesa dal dottore o chissà dove, tutti almeno una volta abbiamo provato a confrontarci con i cruciverba, i rebus, le sciarade, le parola crociate, le cornici concentriche e i mini-polizieschi del settimanale che, per molti (compreso chi scrive), è un appuntamento fisso e irrinunciabile.
In 90 anni, “La Settimana Enigmistica” non è uscita in due sole occasioni: il numero 607 uscì il 4 settembre del 1943 invece che il 21 agosto, poiché i bombardamenti nazisti avevano danneggiato gravemente la tipografia e l’ufficio distribuzione; mentre il numero 694 uscì 14 luglio 1945 invece che il 28 aprile, in seguito agli “storici avvenimenti delle ultime settimane che hanno impedito di pubblicare questo numero con la consueta regolarità”. Inutile sottolineare che, visto il periodo, le motivazioni erano piuttosto serie e comprensibili. Intorno ai risultati editoriali della Settimana regna un alone di misteri che la Bresi, la società editrice della rivista controllata e diretta oggi da Francesco Baggi Sisini (condirettore Alessandro Bartezzaghi), discendente del fondatore Giorgio Sisini (direttore per ben 41 anni), non contribuisce certo a disvelare. Come si è detto, la tiratura attuale non dovrebbe scendere mai sotto le 800mila copie, ma in passato si parla punte che hanno superato il milione e 200mila (si parla dei primi anni del terzo millennio). Al momento della prima uscita, la tiratura era di seimila copie. Anche sui risultati economici, vige una fitta coltre di nebbia. Secondo Italia Oggi, il 2013 si chiuse con un utile di 10,2 milioni di euro, da aggiungersi a 9,2 di profitti accantonati e a 27,5 di liquidità: ottimi risultati, non c’è che dire.
L’idea di un periodico dedicato all’enigmistica venne a Giorgio Sisini, figlio di proprietari terrieri sardi, nato nel 1901. Laureato in ingegneria chimica, nel 1930, durante un soggiorno a Vienna, gli capitò per caso fra le mani una rivista di enigmistica austriaca, Das Ratsel. Ne rimane folgorato e decise di riproporre un formato del genere anche in Italia. Il gioco delle parole crociate venne inventato da un giornalista inglese, Arthur Wynne, ad inizio secolo, e fece la sua prima comparsa assoluta nel 1913, in un supplemento del New York World. Secondo altri, invece, ad “inventare” quel giochino fu l’inglese Victor Orville durante un soggiorno in carcere a Città del Capo.
I primi enigmi della storia, che si trovano anche in libri sacri come la Bibbia ed il Corano, erano gli indovinelli. Fra questi si ricorda quello che Sansone propose ai Filistei, ed anche l’enigma della Sfinge, che dalla sua posizione alle porte di Tebe, proponeva una domanda ai visitatori, che in caso di errore venivano divorati. Edipo invece riuscì a risolvere l’enigma e questo gli permise di diventare il re di Tebe.
Il periodico ha la sede a Milano, in Piazza Cinque Giornate: sul citofono non è indicato nulla, è impossibile accedere alla redazione, che parrebbe essere composta da massimo una quindicina di elementi, e in cui i computer vengono utilizzati giusto per mandare le e-mail. Tutto, infatti, è rigorosamente progettato e realizzato con matita e gomma. Un alone di mistero che ammanta ogni aspetto di questo straordinario pezzo di costume dell’Italia contemporanea. La struttura della rivista è cristallizzata nel tempo: ogni tipologia di gioco si trova sempre alla stessa pagina e nello stesso punto, come anche le rubriche di vignette e notizie curiose. Ogni enigma è numerato e catalogato in maniera precisa, in modo da facilitare la verifica delle soluzioni nel numero successivo. In copertina c’è sempre uno schema di parole crociate con la foto di un personaggio famoso. Il colore è stato introdotto soltanto a partire dagli anni ’90, ma sempre in maniera molto cauta e graduale per non snaturare l’immagine della rivista. La testata può assumere soltanto tre colori (blu, verde e rosso) che si alternano in questo ordine. Tutto questo rende La Settimana Enigmistica immediatamente riconoscibile da chiunque.
Buon compleanno, dunque, ad un giornale che da decenni è il fedele e appassionante compagno di tanti momenti della nostra vita.
Buona domenica.
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