Il 2022 se ne è andato, così come era iniziato. Con il suo carico di problemi, preoccupazioni, buone intenzioni (rimaste in gran parte tali). Anzi, va detto senza infingimenti, la situazione è globalmente peggiorata: nessuno il primo giorno del gennaio scorso avrebbe mai immaginato che di lì a poco sarebbe scoppiata una guerra alle porte di casa nostra. Conflitto che non accenna a scemare e che continuerà purtroppo a lungo, visto che da parte dei contendenti e dei loro sostenitori (almeno a livello di dichiarazioni pubbliche) non c’è alcun intento di far tacere le armi e di sedersi ad un qualsiasi tavolo di trattativa.
E’ cominciato il nuovo anno ed è il momento dei bilanci e dei propositi, più o meno positivi. Intanto, il Covid (che pensavamo ormai debellato) ricomincia ad alzare la testa. D’accordo, per ora la questione riguarda la Cina, ma non è forse vero che anche tre anni fa i primi focolai si svilupparono proprio in Estremo Oriente e che il cosiddetto mondo occidentale prese tardi e male i provvedimenti necessari, quanto meno per frenare l’avanzata dell’epidemia? Con tutte le conseguenze che ben conosciamo. Il tampone facoltativo per coloro che arrivano in Italia dalla Cina è un provvedimento inutile se non diventa obbligatorio. E’ altrettanto vero che tale procedura dovrebbe essere adottata in ogni scalo aeroportuale europeo (anzi in ogni angolo di mondo): la Ue si dimostri unita e capace di prendere decisioni a tutela di tutti. Altrimenti non serve a nulla, come sostengono da tempo gli euroscettici.
La situazione economica non è rosea e le unanimi previsioni indicano crescite limitate a qualche “zerovirgola”. Inevitabile con i costi energetici che sono schizzati verso l’alto, con l’inflazione galoppante e con la speculazione che non ha perso tempo per guadagnare a dismisura, soprattutto sui prodotti di consumo quotidiano (il cosiddetto carrello della spesa) senza che chi di dovere sia stato capace di intervenire e di calmierare. E’ il mercato, bellezza: direbbe qualcuno, Ma anche nelle libere economie non possono essere ammesse storture e deviazioni lampanti che favoriscono sempre i soliti.
Sono cresciute le disuguaglianze: chi aveva tanto, ha continuato a godere della sua posizione e in molti casi l’ha addirittura migliorata. Chi aveva poco, ha dovuto stringere ancora di più la cinghia. Per ritrovarsi con pochissimo, se non addirittura niente. Le disparità sono sempre più evidenti e ingiuste: qualche rattoppo qua e là o qualche mancetta distribuita spesso senza logica non risolvono problemi strutturali che si trascinano da decenni. Le statistiche dicono che c’è più lavoro, ma dimenticano di sottolineare che in larghissima misura si tratta di occupazioni precarie, a tempo e anche mal pagate. E, in tante circostanze, in nero. Mancano certezze e sicurezze per poter programmare uno straccio di futuro, personale e/o familiare.
Il 2022 se ne va con il suo carico di dolori per le persone care che non ci sono più, ma che continuano ad occupare un posto stabile nel nostro cuore. E il tempo inesorabilmente passa, portando con sé qualche nuovo acciacco o aggravando quelli precedenti. Nonostante tutto, non bisogna lasciare spazio al pessimismo e all’amarezza. Proviamo tutti insieme a fare qualcosa per i nostri figli e per i nostri nipoti, pur consapevoli che consegneremo loro un mondo peggiore di quello che noi avevamo ricevuto.
Facciamolo per la nostra Italia, facciamolo per noi stessi.
Buon Anno. Di cuore.
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