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“Blockout 2024” contro gli influencer mondiali

di | 2024-05-30T19:11:10+02:00 2-6-2024 5:35|Attualità, Sezione 8|0 Commenti

MILANO – Mentre le proteste contro la guerra in Palestina si svolgevano a pochi isolati di distanza, il Met Gala del 6 maggio scorso è stato in gran parte privo di dichiarazioni politiche sul tappeto rosso. Gli organizzatori dell’evento annuale più influente della moda, per il quale quest’anno i biglietti costavano 75.000 dollari, hanno sorprendentemente evitato dichiarazioni politiche, un fatto che ha lasciato perplessi molti osservatori. Tuttavia, meno di due settimane dopo, ha preso forma un movimento di protesta online in rapida crescita, almeno su TikTok, una delle piattaforme di social media sponsorizzatrici dell’evento.

“Blockout 2024” è un movimento online in cui gli utenti dei social media, soprattutto della Gen-Z, mirano a scatenare cambiamenti politici e sociali privando celebrità e influencer dell’attenzione che sostiene le loro carriere. Gli utenti hanno iniziato a condividere video in cui compilano liste di celebrità e influencer da bloccare in massa, in risposta alle reazioni percepite come inadeguate, o alla mancanza di esse, riguardo alla guerra in Palestina. Secondo questo movimento, ridurre significativamente il numero di follower impedirà alle celebrità di guadagnare entrate pubblicitarie, esercitando pressione affinché parlino dei conflitti a Gaza e in Sudan. TikTokers come @blockout2024, considerato il fondatore della campagna di blocco delle celebrità, hanno denunciato diverse figure di spicco, tra cui Kim Kardashian, Taylor Swift e Justin Bieber. In un video che ha accumulato oltre un milione di visualizzazioni, @blockout2024 ha affermato che i follower hanno “il pieno controllo dei soldi e delle vite delle celebrità”.

Ma come è iniziato tutto? Le critiche sono iniziate il 6 maggio, quando Haley Kalil (@haleyybaylee sui social media), un’influencer e conduttrice di E! News, ha pubblicato un video su TikTok di se stessa con indosso un sontuoso abito floreale in stile settecentesco e un copricapo, con l’audio del film di Sofia Coppola del 2006 “Marie Antoinette”. Nel film, Kirsten Dunst pronuncia la famosa frase “Let them eat cake!”, spesso erroneamente attribuita ad Antoinette. Tuttavia, il retroscena di questa frase è più sinistro: nel libro “Confessioni” di Jean-Jacques Rousseau, si ricorda un incidente in cui una principessa rispose “allora lasciateli mangiare torta” quando venne informata che i contadini stanno morendo di fame. Il video, per il quale Haley si è successivamente scusata e che è stato eliminato, è stato ampiamente visualizzato. Un grido di battaglia è presto arrivato da @ladyfromtheoutside, una creatrice di TikTok ispirata dalla parodia di Marie Antoinette da parte di Haley Kalil. Immagini di Zendaya, co-presidente del Met Gala, mescolate con fotografie di bambini palestinesi, hanno incitato le masse online. Successivamente, sono emersi post che confrontavano i costumi sfarzosi indossati dalle celebrità sul tappeto rosso del Met con scene di “The Hunger Games”, in cui i cittadini ricchi in abiti opulenti si dilettano mentre osservano le sofferenze dei distretti impoveriti per sport.

Durante l’evento, mentre gli ospiti sfoggiavano abiti drammatici adornati con cristalli e fiori, a pochi isolati di distanza si tenevano proteste a sostegno della Palestina. Questa giustapposizione ha dato origine a quello che è diventato noto come “Operazione Blockout”. Per questo motivo, molteplici critici online sostengono che eventi come il Met Gala, dove figure di spicco del mondo della moda mostrano stili stravaganti e avanguardisti, evidenziano la disconnessione tra tale opulenza e le urgenti questioni sociali. In conclusione, la rapida diffusione del movimento “Blockout 2024” sottolinea il potere trasformativo dei social media nel contesto moderno. Piattaforme come TikTok non sono solo canali di intrattenimento, ma potenti strumenti di mobilitazione sociale e politica. Gli utenti, soprattutto i giovani, stanno dimostrando come l’engagement digitale possa essere utilizzato per affrontare questioni di giustizia sociale, sfidando figure di spicco e creando un impatto tangibile. In un’era in cui l’attenzione online è una valuta preziosa, i social media si confermano come arena cruciale per il cambiamento e la responsabilizzazione collettiva.

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