ROMA – Era il 1907, quando la giunta comunale di Roma deliberava la creazione di un giardino zoologico all’interno di villa Borghese, all’epoca invece villa Umberto. Generazioni di visitatori hanno varcato i cancelli dello zoo più antico d’Italia che ospita 1144 animali, magari non sapendo che per quella delibera venne costituita (due anni dopo, nel 1909) la Società anonima italiana per l’impianto e l’esercizio del Giardino Zoologico di Roma, inizialmente presieduta dal barone Giorgio Sonnino e successivamente dal principe Francesco Chigi. Un capitale sociale di un milione di lire investito nella concessione di un’area incolta, tra via delle Tre Madonne e i terreni di villa Taverna, in collaborazione con un mercante e persino addestratore di animali esotici, Carl Hagenbeck, colui che aveva fatto eliminare recinti e sbarre nell’innovativo Tierpark di Amburgo.
Il Bioparco di Roma, che precisamente si trova in viale del Giardino Zoologico 20, ospita mammiferi, uccelli, rettili ed anfibi che si possono vedere anche con visite guidate. Si estende su una superficie di circa 17 ettari e presenta uno dei contesti botanici sicuramente tra i più suggestivi della città, grazie ad una ricca presenza di piante dell’area mediterranea come pino domestico, leccio, ma anche piante esotiche come palme e cedri. Basti pensare che è già dalla nascita del Giardino zoologico, 1911, che il parco è stato arricchito con centinaia di specie esotiche.
Nei giorni scorsi Jane Goodall, la scienziata inglese ambientalista nota in tutto il mondo proprio per i suoi studi sugli scimpanzé, era al Bioparco di Roma per un incontro dal titolo “Benessere dei Grandi Primati. Cambiare si può”, durante il quale è stato presentato Coordinamento ABC (Antropomorfe: Benessere e Conservazione) tra quattro giardini zoologici italiani. Il Bioparco offre al visitatore per la gioia e la curiosità di grandi e piccini, circa 150 specie tra rettili, mammiferi e uccelli. Si tratta di animali per lo più nati presso la struttura stessa o in altre, perché nel corso degli anni gli animali non sono acquistati e tantomeno non vengono prelevati nel loro habitat naturale.
Infatti, vengono trasferiti da una struttura all’altra in modo tale da rispettare principalmente il loro benessere grazie al network delle strutture zoologiche coordinato dall’EAZA, a parte quegli esemplari che sono stati sequestrati dalle autorità competenti. Toccante, a tal proposito, la storia di uno scimpanzé chiamato Bingo che venne sequestrato dal servizio Cites della Forestale, in un night club di Pescara dove intratteneva gli ospiti in smoking e sigaro. Un animale purtroppo molto provato da questo stile di vita, che gli procurava stress e vari traumi che solo attualmente, a distanza di trent’anni, stanno via via sparendo. Bingo ha ritrovato la pace, un suo diritto leso da questa sorta di sfruttamento, e solo negli anni è riuscito ad apprezzare la luce del sole che lo infastidiva.
Laura Ciulli
Lascia un commento