PERUGIA – Due mostre in contemporanea, in Liguria ed in Piemonte, dedicate alla “pittrice dell’Impressionismo”, Berthe Morisot (1841-1895), la sola donna che partecipò a ben sette, delle otto esposizioni organizzate tra il 1874 ed il 1886 (quella “saltata” risale al 1879, in quanto le era nata, pochi mesi prima, la figlia Julie) nel “Salon des refusés”, ospitato nell’atelier del fotografo Felix Nadar in Bulevard des capucines, 35.
A Genova, in palazzo Ducale, nell’appartamento del doge, sono ospitate 86 opere tra dipinti, acquerelli, acqueforti, pastelli, in una esposizione (aperta fino al 23 febbraio 2025) a cura di Marianne Mathieu; a Torino, nella Gam (Galleria Arte Moderna), la mostra – con opere che arrivano da Parigi, Pau, Bruxelles, Madrid e da diverse collezioni private – curata da Maria Teresa Benedetti e Giulia Perin, resterà fruibile fino al 9 marzo 2025.
Berthe nacque a Bruges, nel cuore della Francia, il 14 gennaio 1841. Da famiglia alto borghese e ricca: il padre Edme, funzionario della Corte dei conti, e la madre, Marie Josephine Camille Thomas, pronipote del grande pittore Jean Honoré Fragonard. Aveva, Berthe, appena dieci anni quando i Morisot si trasferirono a Passy, alle porte di Parigi. La giovinetta si dedicò alla pittura fin da piccola. Venne affidata all’inizio – in quanto la scuola di Belle Arti spalancò le sue porte alle donne solamente nel 1897 – a Geoffrey Alphonse Chòcarne, quindi a Joseph Benoit Guichard (a sua volta ex allievo di Jean Auguste Dominique Ingres). Più tardi la ragazza entrò, insieme alla sorella Edna, nello studio di Jean Battiste Camille Corot. Fu quest’ultimo che le suggerì il lavoro en plein air, all’aria aperta.
Un incontro importantissimo lo ebbe al Louvre, dove da anni svolgeva l’attività di copista (sulle opere, tra gli altri, di Rubens, Raffaello, Veronese): stava copiando (correva il 1868) proprio un lavoro del fiammingo, “Lo scambio di principesse”, quando un amico pittore, Fantin Latour, le presentò Éduard Manet. Il legame – fosse platonico o carnale, nessuno può dirlo con certezza – si suggellò all’istante e si rafforzò subito. Lei si confessò affascinata dall’artista, lui dalla bella ragazza (“Un sottile giunco, dagli occhi scuri, sempre vestita di nero, lettrice di romanzi”, così la descrisse) elegante, fine, intelligente. Di classe, insomma: Manet la rappresentò in undici tele.
Quando Berthe conobbe Eugène, fratello minore di Èduard, scoccò la scintilla dell’amore. I due celebrarono le nozze nel 1883. Curiosità: Edgar Degas, come dono, regalò un ritratto dello sposo, pure lui amante della pittura sebbene non ai livelli del fratello e della moglie (aveva studiato legge). La coppia visse un matrimonio felice allietato dalla nascita della figlia, Julie. Periodo non lungo, purtroppo, in quanto lo sposo le morì dopo una ventina di anni.
Quando erano andati a vivere insieme, a Parigi, la loro abitazione si era trasformata in un punto di incontro di artisti, scrittori, poeti. Si riunivano – tra i frequentatori Renoir, Monet, Degas, Mallarmè, Zola – nel grande salotto-atelier, dipinto color rosa pastello, con un bel camino, un elegante specchio Luigi XV, un grande quadro (la copia eseguita dalla stessa Morisot di una tela di Francois Boucher: “Venere chiede a Vulcano le armi di Enea”).
In occasione della prima esposizione al “Salone dei rifiutati” il 14 aprile del 1874, data di nascita ufficiale dell’impressionismo, Berthe espose “La culla”, in cui aveva rappresentato la sorella Edna, che di recente aveva partorito una bimba. Tra i fondatori della “Società anonima degli artisti, dei pittori, degli scultori e degli incisori”, la Morisot si dimostrò anche mecenate: finanziò nel 1886, ultimo “Salon” de la “Nouvelle Peinture”, Georges Seurat, più tardi pioniere del puntinismo, che potè così presentare la “Grande Jatte” (Una domenica sull’isola della Grand Jatte, ora conservato all’Art Institute di Chicago).
Dopo la morte del coniuge, Berthe continuò a dipingere in particolare la figlia. Già ammalata, contrasse una polmonite che le risultò fatale. Fece appena in tempo ad affidare Julie al poeta ed amico di famiglia (come Pierre Auguste Renoir, che considerava la ragazza come una figlioccia) a Stephan Mallarmè. Venne sepolta a Passy, vicina al marito (e pure dove vennero tumulati, più tardi, Claude Debussy e Fernandel), in maniera molto semplice: “Berthe Morisot vedova di Eugène Manet”. Di lei scrisse Ambroise Paul Toussaint Jules Valery, noto come Paul Valery, che l’aveva conosciuta a 24 anni quando la pittrice era ormai entrata nella fase finale della vita: “Seppe vivere la sua pittura e dipingere la sua vita”.
I contemporanei la passarono sotto silenzio. Snobbandola. Sul certificato di morte un anonimo impiegato comunale riportò la dicitura: “senza professione”. I pregiudizi sono duri a morire.
Elio Clero Bertoldi
Nell’immagine di copertina, “La culla”, l’opera in cui Berthe Morisot rappresenta la sorella Edna con la figlia appena nata
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