PALERMO – Quando atterra all’aeroporto Adolfo Suarez di Madrid-Barajas, la turista italiana non si sente del tutto in terra straniera: forse perché si parla una lingua affine alla sua, forse perché gli spagnoli somigliano molto ai suoi concittadini… E la sensazione gradevole di essere sì fuori dalla sua terra, ma in un paese ‘cugino’, dall’anima familiare e accogliente, continua all’arrivo a Madrid.
Dove, intanto, ritrova gli alberi delle vie panormite: magnolie, platani, cercis siliquastrum in piena colorata fioritura, palme, cipressi, insieme a ippocastani imponenti, olmi e persino ad alcuni esemplari degli spinosi gleditsia triachantos. E ritrova, davvero identica a quella che nello stesso momento si svolge nel centro storico di Palermo, la processione del Venerdì Santo: con il Cristo morto, la Madonna Addolorata, i tenebrosi carnefici col volto coperto da un lungo e appuntito copricapo nero, la banda al seguito…
La processione passa per Calle Mayor, uno degli affollati viali della capitale spagnola. Dove si respira l’aria piena di storia delle grandi città europee come Vienna, Amsterdam, Londra, Berlino, San Pietroburgo…
Con qualche significativa differenza: nella capitale spagnola l’atmosfera è più calda, sia come temperatura esteriore – ad aprile, nei giorni prima e dopo la Pasqua, nelle ore meridiane ci sono sempre 27° – sia come atmosfera umana: nei madrileni si avverte una gentilezza garbata, che non si trova sempre in altre città europee, dove si percepisce invece, talvolta, una certa superiorità altezzosa.
Così, dopo qualche giorno di permanenza, alla turista italiana pare di stare a Madrid da un tempo lunghissimo. E di essere a casa.
Sarà anche perché lì ha ritrovato la luce gioiosa di Joaquin Sorolla, – già ammirata l’anno scorso a Milano, in una mostra a Palazzo Reale – le sue tele vibranti dei riverberi del mare e dell’estate mediterranea. La sua casa di Madrid, trasformata in museo, già da sola merita un viaggio: oltre a una vasta collezione delle sue opere – tra cui Passeggiata sulla spiaggia e i magnifici ritratti dell’amata moglie Clotilde – conserva il suo studio, l’arredo e l’atmosfera del tempo, e uno splendido giardino, progettato dallo stesso pittore.
Imperdibile poi la visita al museo del Prado, dove si ammirano i capolavori dei maggiori artisti spagnoli: El Greco – che allungava i corpi per ‘cercare le anime’ e li rivestiva con la potenza dei suoi contrasti cromatici – Velazquez, Murillo, Francisco Goya con il suo capolavoro La fucilazione del 3 maggio 1808, toccante denuncia della mostruosa crudeltà della guerra. Ma il Prado ospita anche vari dipinti di illustri italiani: Raffaello, Correggio, Beato Angelico, Tiziano, per citarne alcuni.
Merita di essere visto anche il museo ‘Thyssen-Bornemisza, soprattutto per i quadri impressionisti, cubisti e surrealisti di artisti del calibro di Degas, Manet, van Gogh, Gauguin. Cezanne, Dalì e Picasso. E bisogna visitare anche il museo ‘Reina Sofia’, se di Picasso si vuole ammirare dal vivo, sgomenti e incantati, Guernica, uno dei suoi capolavori.
A Madrid, quindi, si sta bene sia visitando l’interno di musei, monumenti e palazzi storici sia ammirandoli solo dall’esterno: il Palazzo Reale, costruito tra i 1738 e il 1755 da Filippo V (il più grande d’Europa per le sue 3418 stanze, con importanti affreschi del pittore veneziano Giovan Battista Tiepolo), è magnifico da ammirare sia fuori che dentro; si godono invece solo dall’esterno Plaza Mayor, con i portici che invitano a gustare un aperitivo o una cena all’aperto; Plaza de España, con il monumento a Cervantes; Puerta del Sol che, da quando Madrid fu designata capitale, è diventato il cuore della città: oggi è un vivace luogo di incontro e di passaggio, oltre a rappresentare il km 0 da cui partono le strade per tutte le direzioni.
E se ci si vuole rilassare tra prati e viali alberati, è d’obbligo una sosta al Parco del Ritiro, con i suoi 143 ettari di superficie, il maggiore dei tanti polmoni verdi della capitale. Donato al Comune di Madrid nel 1868 da re Ferdinando VII, il vasto parco ha al suo interno anche un laghetto artificiale e una graziosa costruzione in stile liberty denominata Palacio de Cristal.
Madrid è una capitale relativamente moderna: lo divenne nel 1561, in sostituzione della vicina (e magnifica!) Toledo, per volere di Filippo II. I grandi viali pieni di vita ospitano infatti pregevoli edifici di stile tardo barocco e neoclassico, assieme a edifici più moderni di stile eclettico, tendenza architettonica affermatasi tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900 come sintesi nuova e originale di elementi di stili precedenti: il Banco de España e il Palacio de Comunicaciones, sede della Posta Centrale, nei pressi della storica Plaza de Cibeles, sono esempi di tale stile.
E quando, stanchi e soddisfatti di tanta bellezza, ci si ferma per riposare e mangiare, la cucina spagnola, a prezzi abbordabili, offre una gamma variegata di specialità: oltre alla nota paella, si possono chiedere pinchos e tapas (assaggi e antipasti) di un po’ di tutto, per poi scegliere raciones (porzioni) gustose a base di carne, pesce e, per i vegetariani, ogni tipo di zuppe, ortaggi e verdure.
Camminando per strada o prendendo la metro, che offre un buon servizio a prezzi contenuti anche per i turisti, si capisce di essere in una capitale multiculturale, con tanti madrileni i cui tratti somatici dichiarano l’origine indios, la cui presenza ricorda la lontana e nebulosa conquista del Sudamerica.
Ma la Madrid di oggi sembra aver fatto i conti con la sua storia nera, soprattutto con la più recente dittatura franchista e, pare, anche con il terrorismo dell’ETA che rivendicava l’indipendenza dei Paesi Baschi. Sembra essersi cicatrizzata anche la terribile ferita provocata dall’attacco terroristico, opera di fondamentalisti islamici, che l’11 marzo 2004 a Madrid provocò 191 morti e 2057 feriti, attentato di cui fa memoria l’enorme volto triste di un bambino nella stazione centrale ferroviaria di Atocha.
Ora, qualcuno, nelle stazioni affollate, suona con il violino Halleluja. Alcuni in metro canticchiano. In una piazzetta fuori dal centro, un quartetto improvvisato suona e canta con un ritmo allegro che coinvolge i presenti.
Ha proprio ragione la professoressa Caterina Ruta, ispanista e docente emerita di Letteratura spagnola all’Università di Palermo: “La Spagna attira tutti proprio per il gusto della vita che manifesta”.
E allora non si può che auspicare, con la nota canzone di Manu Chao: ‘próxima estación: esperanza’…
Per Madrid, per la Spagna e per la casa comune europea.
Maria D’Asaro
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