È molto raro che chi sceglie di condividere un viaggio in macchina in carpooling ne ottenga qualcosa di buono, a parte forse la sensazione di aver fatto qualcosa per l’ambiente. Tuttavia, nel 2017, la fotografa franco-svizzera Clélia Odette, di stanza a Bruxelles, si è ritrovata in una situazione che ha profondamente influenzato i suoi lavori successivi. “Per caso, mi sono ritrovata seduta tra un’anziana signora in pensione e una giovane madre ginecologa, e le due donne hanno cominciato a parlare di menopausa – ricorda Odette -. In quel periodo provavo sempre più disgusto per il livello di sessismo presente nella società, ma non avevo mai prestato troppa attenzione alla questione dell’invecchiamento delle donne e della loro percezione a riguardo. A dirla tutta, non mi era mai capitato di sentirne nemmeno parlare per davvero”.
Durante il tragitto, la donna in pensione aveva cominciato a piangere e aveva spiegato di sentirsi come se avesse perso ogni scopo nella vita da quando era entrata in menopausa. Si percepiva sgradevole e indesiderata: “Suo marito l’aveva tradita con una donna più giovane e l’evento l’aveva portata a rifarsi il seno e ricorrere al botulino per viversi un po’ meglio sotto il profilo fisico”.
“Pensiamo anche al modo in cui noi tutti ci affanniamo per cercare di restare o sentirci giovani. Anch’io sento già questa pressione, quasi che non mi sia permesso di invecchiare. Può davvero essere stressante”. Odette riconosce che questo tipo di problemi sono in particolar modo diffusi e pressanti tra le donne sopra i cinquant’anni e, proprio per questa ragione, ha deciso di dedicare loro il suo lavoro.
Nonostante l’arrivo della pandemia, e non senza difficoltà, Odette ha quindi deciso di cercare donne “mature” per chiedere loro di partecipare al suo progetto. “Molte persone mi hanno detto di no, è stato piuttosto demotivante – sottolinea -. Ho messo annunci ovunque e sicuramente il Covid non ha aiutato”. A far la differenza è stato il passaparola. Ma anche Instagram si è dimostrato molto utile per la ricerca di Odette, permettendole di individuare ed entrare in contatto con una rete di influencer più anziane della media.
Gli scatti iniziali del progetto che sarebbe successivamente diventato “Belles Mômes” sono stati realizzati in uno studio dove Odette aveva avuto modo di posare come modella per alcuni artisti. Dopo aver fotografato il primo soggetto, Sylviane, Odette si è resa conto che questi materiali potevano tornare utili per rassicurare le altre potenziali modelle: “Penso sia evidente che non c’è nulla di degradante nelle mie immagini”.
Prima di scattare le fotografie, Odette parla con le modelle della loro vita, del rapporto con il proprio corpo e quello altrui, dei partner sessuali o romantici, nonché di argomenti “tabù” quali secchezza vaginale e menopausa. Queste discussioni permettono loro di sentirsi a proprio agio, e di impostare un clima di sincerità e fiducia propizio per il lavoro. “Donne eccezionali, persone a me del tutto sconosciute, mi hanno aperto il loro cuore. È stata un’esperienza incredibile”, sottolinea.
Ma non tutte le donne hanno accettato di posare nude, e Odette lascia che siano i soggetti a dettare il tono del lavoro. “Chiedo loro dove e come vogliono che scatti le fotografie, e quali parti del loro corpo non amano. Oppure su quali parti preferiscono puntare i riflettori”. Un risultato inatteso è che il progetto ha creato nuovi rapporti umani: “Alcune sono diventate mie amiche. E questo è stupendo”.
Lascia un commento