RIETI – Anno Domini 2021, ma sembra di essere tornati nel medioevo. Con la differenza che a quel tempo la gente era attrezzata: oggi senza corrente elettrica non siamo più niente. Negli anni ’40, la valle del Salto e la valle del Turano, nel Reatino, durante la costruzione delle due dighe artificiali, hanno sacrificato paesi medievali, sepolti dalle acque, pagando per la produzione di energia elettrica un tributo di vite umane durante i lavori e uno spopolamento inarrestabile, dopo lo stravolgimento dell’economia delle due valli. Ebbene, in queste zone la corrente elettrica venne allacciata solo nel 1963. Il disinteresse, il ritardo rispetto alle grandi città continua e con le nuove tecnologie si fa sempre più pesante. Ma l’Italia non è solo il Paese delle metropoli, è soprattutto il Paese dei Comuni.
In questi giorni intere frazioni montane sono rimaste senza corrente elettrica, con famiglie che nell’amatriciano vivono ancora nei container o nelle Sae; sono crollate anche le tensostrutture della Croce Rossa. La neve ha tranciato alberi e rami, che a loro volta hanno tranciato i cavi della corrente e un centinaio di tecnici dell’Enel, al lavoro dal 5 gennaio, hanno avuto difficoltà nel riallacciare le utenze, tanto che in alcuni casi hanno dovuto installare i generatori, non senza difficoltà per raggiungere le zone interessate a causa della viabilità compromessa. Quasi due giorni senza corrente elettrica e quindi senza riscaldamento e in alcuni casi senza acqua, visto il black out anche per le pompe idriche, sono pesanti per tutti, ma soprattutto per persone anziane e positive al Covid, in isolamento e in mezzo alla neve. Dalla Sabina alle aree interne non mancano come sempre le frane (chiuso il bivio di Cittaducale sulla Salaria), con compromissione della sede stradale. Sono saltati anche i ripetitori televisivi e di telefonia mobile. In alcune zone, come nel Cicolano, il digitale terrestre è visibile solo tramite satellite e quindi con i decoder, che ora debbono essere cambiati per le nuove tecnologie (alcuni canali se non si aggiorna il decoder o il televisore, non sono più visibili). Le connessioni internet sono lente, la didattica a distanza e lo smart working sono complicati e il lockdown ha evidenziato tutte le difficoltà.
Parliamone: se non ora quando? I sindaci sono in prima linea per evitare le criticità, sempre sul piede di guerra e inascoltati per il basso livello di manutenzione delle reti (elettrice e idriche) e del territorio in genere. “In più di un’occasione al centro del dibattito nazionale vi sono state le urgenze di infrastrutture moderne ed efficienti nei territori montani del Paese – scrive il sindaco di Roccasinibalda Stefano Micheli -. La pandemia contribuisce a far crescere sperequazioni territoriali che non sono più solo tra nord e sud, bensì aumentano tra aree urbane e zone montane. In questo contesto, tra crescenti disuguaglianze, registriamo con forte preoccupazione le criticità sulle reti infrastrutturali, energetiche e per le telecomunicazioni che riguardano proprio le aree montane alpine e appenniniche. Mentre si apprende con favore la presenza nella legge di bilancio 2021 di un fondo perequativo infrastrutturale che ci auguriamo possa avere al più presto attuazione e concretezza, siamo fortemente preoccupati, rispetto alle reti, per le carenze di manutenzioni ordinarie e straordinarie che compromettono la corretta ed efficace erogazione dei servizi nei borghi e nei territori montani. La situazione diventa particolarmente complessa in occasione di intense precipitazioni, di eventi meteorologici non certo eccezionali, che comportano danni sulle reti e danno evidenza a una manutenzione che deve aumentare. Parallelamente, i concessionari delle reti devono predisporre nuovi investimenti, grazie a finanziamenti nazionali auspicati anche nel corso degli Stati generali della Montagna. Potranno essere comprese in politiche strutturali ordinarie per i territori, ma anche nel Piano nazionale per l’uso delle risorse del Next Generation EU”.
Sulla stessa linea il presidente della Provincia Mariano Calisse “tutta la fragilità delle aree interne emerge chiaramente dopo un giorno di maltempo. Serve un vero piano straordinario di ammodernamento dei servizi che può partire solo da Regione e Governo e non è un discorso di appartenenza politica, tutti gli amministratori locali fanno il possibile con professionalità e sacrificio. Non si curano le aree interne con qualche contentino, ma vanno finanziati lavori di interramento dei cavi Enel, sostituzione degli apparati di trasmissione dei segnali mobili dei servizi principali, a prescindere dal numero degli abitanti che questi vanno a servire”.
Intervengono anche i presidenti Uncem (unione delle comunità montane, enti peraltro soppressi, in attesa di un nuovo riordino come Unione dei Comuni) Roberto Colombero (Piemonte) e il Presidente nazionale Marco Bussone che hanno chiesto l’intervento di Governo, Prefetti e Parlamentari: “E’ necessario invertire gli addendi, sostituendo agli interventi nel post-emergenza, maggiori investimenti continuativi e preventivi: taglio di alberi nelle zone di passaggio delle linee, interramento delle linee aree, realizzazioni di nuove cabine, sostituzione di reti obsolete, programmate e attuate, per essere condivise con Regioni ed Enti locali. Uncem è pronta a tavoli territoriali, tecnici e politici, affinché vengano risolte le criticità segnalate da moltissimi sindaci, per essere ‘più resilienti’ in tutto il Paese, a vantaggio dei paesi e delle comunità”.
Francesca Sammarco
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