ROMA – Fino al 19 novembre – al Teatro Olimpico di Roma – resteranno in scena i fantomatici Momix, da quasi 40 anni ospiti amatissimi dell’Accademia Filarmonica, con la quale il rapporto si è stretto sempre di più. Ricordiamo i Momix anche durante l’Anno Santo 2000, con le loro creazioni che presero anche la forma dei Crocifissi: abbiamo seguito lo svilupparsi della compagnia americana del sempre giovane e vulcanico Moses Pendleton, fondatore e direttore, il suo attestarsi sul tema della metamorfosi delle forme naturali, e il suo coniugarle con tecniche digitali sempre più avanzate.
Quest’anno il titolo della performance al Teatro Olimpico è “Back to Momix”, un felice ritorno al mondo pre-pandemico dello straordinario ensemble, diretto da Moses insieme con la moglie e ballerina Cynthia Quinn, partecipe attiva delle di lui creazioni. In un frenetico snodarsi di luci e forme sempre mutantisi, abbiano colto gli echi dei noti “Lunar See”, “Table Talc”, e “Opus Cactus” (con la stupenda personificazione del fiume Gila).
E poi abbiamo ritrovato oggi il Pendleton di sempre, nei tentacoli semoventi del brano “Solar flares”, negli insetti grigiastri accademicamente perfetti di “Marigolds”, nelle sagome antropomorfe declinanti in carta stampata di “Paper Trails”, nei “Red Dogs” rossi, il cui muso può diventare un di dietro, senza niente di orrido e con molto di giocoso e lieto.
La Natura è basilare per Pendleton, da essa egli trae il proprio succo vitale: ed è questo il grande e luminoso messaggio che egli lancia in questo nostro mondo, dove la natura scompare, i suoi esseri divengono robot senz’anima, e della onnipresente violenza non si avvedono né la percepiscono.
La natura palpita invece nei quadri scenici dei Momix, e la si ritrova ovunque, anche quando – coi meravigliosi otto ballerini della compagnia (accademicamente ineccepibili, eppure stilisticamente contemporanei) – essa si unisce al mondo tecnologico più spinto, facendolo con piena “naturalezza”. I video, i macchinari scenici, le luci, roteano in un divenire continuo, fonte di gioia: il dono più grande di Moses Pendleton.
Paola Pariset
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