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Babbo Natale, leggenda più antica e più amata

di | 2023-12-24T06:31:01+01:00 24-12-2023 5:05|Attualità, Sezione 2|0 Commenti

NUORO – Natale ormai è alle porte e forse questo è proprio il momento giusto per interrogarsi sulla figura di Babbo Natale, un personaggio avvolto dalla magia e dal mistero che accompagna adulti e bambini a trascorrere, ogni anno, la notte tra il 24 e il 25 dicembre, la ricorrenza più attesa da tutti in tutto il mondo. Il mito ha origini antichissime. Al tempo dei romani poteva essere identificato come il dio Saturno, patrono dell’agricoltura, festeggiato con lauti banchetti e doni che i commensali erano soliti scambiarsi durante le cene.

Si dice che abbia da poco compiuto 1752 anni, ma non li dimostra. Una leggenda racconta che, molti secoli fa, un anziano falegname di nome Claus vivesse con la moglie in un piccolo villaggio. Era solito lavorare il legno per costruire giocattoli da donare ogni Natale ai bambini del suo e dei villaggi vicini. La notte del 24, per raggiungere tutti i bambini e regalare loro un piccolo balocco, attraversava una fitta ed intricata foresta innevata accompagnato dalla moglie Ania. Il lungo tragitto era effettuato con una piccola slitta trainata dalle sue due renne di nome Donner e Blitzen. La leggenda tramanda che una notte fredda e tempestosa, durante uno dei suoi viaggi, a causa di una bufera di neve svenne, così come la sua povera moglie, e le sue renne ormai stanche ed affaticate interruppero il loro cammino.

 

Quando si risvegliarono vennero soccorsi da un gruppo di strani personaggi vestiti con abiti sgargianti e colorati che li accolsero nelle loro umili dimore. Gli strani ometti non erano altro che elfi. Con grande meraviglia Claus e Ania scoprirono di essere giunti al Polo Nord e, come predetto da un’antica profezia, l’uomo ricevette in dono l’onore e l’onere di diventare Santa Claus, ovvero Babbo Natale. Da quel momento, ogni anno, porta doni ai bambini di tutto il mondo.

Nell’immaginario collettivo, Babbo Natale è rappresentato come un vecchietto con un abito rosso, una pelliccia bianca, occhialini tondi e dorati, stivali neri, cappello con pon pon, la barba bianca, il viso rubicondo, la pancetta pronunciata e lo sguardo bonario. In alcuni paesi come la Germania, i Paesi Bassi o la Slovenia viene rappresentato con abiti vescovili. Non somiglia per niente al Babbo Natale dell’origine che si chiama San Nicola ed è nato a Mira, nell’odierna Turchia, 270 anni dopo la nascita di Cristo. San Nicola viene definito il protettore dei bambini perché si narra che riuscì a far resuscitare cinque bimbi che vennero uccisi da un oste.

Dopo l’avvento del Cristianesimo, nell’Europa del Nord, la sua figura si è fusa con quella del dio germanico Odino che nei giorni del solstizio d’inverno, che corrispondono al nostro periodo natalizio, si tramanda voli su un cavallo alato a portare regali ai bambini di tutto il mondo. Il folklore germanico e quello inglese raccontano che il dio Odino tenesse, una volta all’anno, una grossa battuta di caccia e per tradizione i bambini lasciavano gli stivali vicino al caminetto colmi di paglia e carote in modo da sfamare il cavallo alato in cambio di dolciumi e doni.

Un altro mito germanico dice che esistesse un Sant’uomo che doveva sconfiggere i Krampus, demoni che attraverso la canna fumaria si insediavano nelle case della popolazione causando terrore e uccidendo brutalmente i bambini. Quest’uomo catturava i demoni utilizzando ferri benedetti, si tramanda fossero gli stessi che imprigionarono Gesù Cristo. In Grecia Babbo Natale viene sostituito dalla figura di San Basilio Magno (Vasilis). In Belgio, Lussemburgo, Polonia e nelle Fiandre è denominato “Kerstmann”, ossia Uomo di Natale, e viene festeggiato il 6 dicembre. In Belgio e in alcune parti delle Fiandre si celebra la figura di “Sint-Maarten”. Nel 1600, questa tradizione approda negli Stati Uniti con i migranti tedeschi, scandinavi e olandesi che, sulle rive dell’Hudson, fondarono la città di New Amsterdam, l’odierna New York.

Dalla fusione del tedesco Sankt Nikolaus e dell’olandese Sint Niklaas nacque il nome Santa Claus. I soldati americani, durante la seconda Guerra Mondiale, diffusero velocemente l’immagine di Santa Claus, un uomo a cui piace mangiare tanto, per simboleggiare la generosità con cui gli americani trattavano gli Europei Occidentali. Secondo le leggende islandesi si ritiene che esistano 13 folletti che due settimane prime del Natale escono dalle loro grotte. Dopo essersi detersi nelle acque calde del lago di Niva portano doni nelle scarpe dei bambini che sono stati sempre buoni, come premio per il loro comportamento ineccepibile.

Oltre che nella cultura occidentale Babbo Natale è presente anche in parti della cultura asiatica, nella cultura americana e giapponese. In Russia viene chiamato “Дед Мороз”, cioè Nonno gelo; in Ungheria “Mikulás” che significa Nicola; in Germania “der Weihnachtsmann” ossia L’uomo di Natale; in Turchia, invece, lo chiamano “Noel Baba”. Fino agli inizi del Novecento l’abito di babbo Natale era verde, la sua barba scura e la sua taglia non era ancora quella extra-large. A dargli il viso e il profilo attuale è stata la Coca Cola Corporation per esigenze commerciali, per questo Babbo Natale è divenuto il moderno simbolo dei consumi natalizi, perché incarna l’antico spirito del dono, della festa e della gratuità.

Thomas Nast fu uno dei primi artisti che rappresentò Babbo Natale per ben 30 anni, ma fu Michigan Haddon Sundblom a dare a questo personaggio l’immagine che tutti oggi conosciamo. Sundblom si ispirò alla famosissima poesia di Clement Clark Moore che fu scritta nel 1822, intitolata “La visita di San Nicola” e anche ad un suo amico per ritrarre Babbo Natale ed in seguito utilizzò la propria immagine guardandosi allo specchio. Così nel 2001 Babbo Natale prese vita in uno spot pubblicitario. La casa di Babbo Natale si trova a Rovaniemi in Lapponia (Finlandia) ed è possibile visitarla soprattutto nel periodo natalizio, dove il luogo si riveste di un alone di magia.

Non si può concludere la storia di Babbo Natale senza parlare dei suoi aiutanti per eccellenza. Essi sono le famosissime renne, ossia degli animali fantastici che volano, sfrecciano nel cielo, volteggiando leggere come libellule per accontentare tutti i bimbi del mondo in una sola notte. Le renne di Babbo Natale sono 9 e ognuna ha un nome legato a una storia. Fulmine (Dasher) difende i regali con i suoi denti. Quando è nata aveva due grandi dentoni e la madre, per paura di farsi male allattandola, decise di darle solo le carote. Crescendo i suoi denti sono diventati più grandi così li usa come arma, e quando un brutto uccello cerca di rubare i doni dei bambini lei lo morsica e lo fa scappare. Cometa (Comet) acchiappa i desideri dei bambini per riferirli a Babbo Natale e non dorme mai perché corre sempre a qualsiasi ora del giorno e della notte. Ballerina (Dancer) rallegra i bimbi con la danza e la musica. La sua caratteristica è quella di saper ballare ogni ritmo e quando un bambino è triste perché non riesce a ballare lei gli sussurra all’orecchio dei passi di danza da poter imparare.

E ancora Cupido (Cupid) ha una piccola macchia a forma di cuore sul petto ed è la renna più coccolona. Legge le letterine dei bimbi e sceglie la lettera del bambino più bravo per donargli un premio speciale. Saltarellino (Dunder, Donder o Donner) è la renna canterina ed è capace di imitare qualsiasi voce e rimprovera i bambini monellini imitando la voce della madre o del padre. Rudolph, spesso derisa a causa del suo naso rosso, oggi è diventata la più famosa delle renne di Babbo Natale tanto da essere la capofila di tutte le renne che trainano la slitta, perché col suo naso illumina e permetter di viaggiare anche nelle notti più oscure. Donnola (Prancer), l’ultima renna accolta da Babbo Natale, è un animale timido e indifeso che arrossisce quando la si guarda; è la renna più giovane. Lampo (Blixem, Blixen, Blitzen o Blitzer) ha due code e il naso sempre raffreddato. Le goccioline che colano dal suo muso, cadute a terra, si trasformano in fiorellini. Freccia (Vixen) ha un mantello dorato e corre veloce. Ogni cambio di stagione, al cambio del mantello, Babbo Natale prende tutti i crini d’oro caduti e li consegna ai più poveri.

Le renne di Babbo Natale fanno parte dell’immaginario collettivo, anche perché Santa Claus per consegnare i suoi favolosi regali, viaggia in cielo con la sua slitta magica. Nonostante la società si sia modernizzata, Babbo Natale non ha cambiato mezzo di trasporto e non c’è bimbo che la sera prima di Natale non prepari un po’ di latte e biscotti e qualche carota per le renne che fanno il lavoro più faticoso.

Virginia Mariane

Amante del buon cibo, di un libro, della storia, dell’archeologia, dei viaggi e della musica

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