Nell’aula di Corte d’Assise del tribunale di Viterbo si è svolto un incontro formativo organizzato dalla Camera Civile in collaborazione con l’Associazione Stampa Romana. Uno dei tanti appuntamenti che si stanno svolgendo in questo periodo in varie città italiane. Argomento in discussione “La privacy nella professione giornalistica: legislazione e abitudini. La deontologia rispetto all’uso di dati sensibili e alla diffusione di immagini dei soggetti più deboli”. Avvocati da una parte, giornalisti dall’altra, spesso in contrapposizione tra loro ma convinti, entrambi, che su un tema così delicato l’intesa tra le due diverse professioni possa essere, non solo necessaria ma senz’altro indispensabile per tutelare le categorie più deboli. Sul tavolo dei relatori nell’appuntamento viterbese anche magistrati e lo stesso presidente del Tribunale. Tre ore di dibattito durante le quali sono emerse le diversità d’opinione ma che comunque hanno dimostrato l’impegno di ognuno ad arrivare a quella tutela della privacy che però non può sconfinare in censure che ostacolino la libertà di informare l’opinione pubblica.
“Due giornate di formazione quelle organizzate con la camera civile di Viterbo – ha sottolineato Lazzaro Pappagallo, segretario regionale dell’Associazione Stampa Romana – segnate da una buona partecipazione dei colleghi e da una idea che mi sembra solida: costruire alleanze con altre categorie professionali per mettere insieme le nostre competenze e discutere a viso aperto degli snodi e delle frizioni che caratterizzano il nostro mondo”.
Degne di nota le parole del presidente del tribunale di Viterbo, Maria Rosaria Covelli, la quale ha voluto evidenziare che secondo lei in alcuni casi non possono bastare leggi e regolamenti a definire il modo di pubblicare le notizie. “E’ la deontologia professionale, il rispetto delle persone e l’onestà intellettuale” che impongono riservatezza e moderazione. Professionalità, appunto, sulla quale si dovrebbe porre maggiore attenzione.
Lazzaro Pappagallo ha poi aggiunto: “L’ultimo pezzo di confronto ieri in tribunale non è stato per nulla banale poichè le differenti visioni mettevano al centro valori costituzionalmente tutelati, minori, diritto di cronaca, diritto all’oblio, cosa caratterizza il personaggio pubblico e la sua privacy ridotta, i cui confini spesso sono sdruccievoli e possono mutare nel corso del tempo (vedi l’invasività e la pervasività dei social)”.
Massima attenzione ai soggetti più deboli, minori e donne in primo luogo, e non solo.
Già, “l’ultimo pezzo di confronto” ha evidenziato quelle differenze di vedute che spesso mettono in contrapposizione le parti in causa – giudici, avvocati e giornalisti – sulla figura del personaggio pubblico e della tutela della sua privacy. Ok, ma chi è il personaggio pubblico? Chi lo diventa? E perché? E soprattutto dove comincia e dove finisce il suo diritto a non far sapere all’opinione pubblica, tramite l’informazione giornalistica, fatti e misfatti il cui confine tra pubblicità e silenzio non è sempre definibile?
Dibattito aperto, qualche volta anche acceso, ma che ha dimostrato l’impegno a cercare la strada giusta per arrivare all’intesa unica. Una strada, comunque, dove ancora s’incontrano curve e dossi pericolosi.
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