RIETI – L’equinozio del 21 o del 22 (sembrerebbe) di settembre apre le porte all’autunno, la stagione che introduce lentamente verso l’inverno. La stagione che trasforma pian piano i colori rendendo l’ambiente multicolore con lo sfondo di una luce quasi dorata, se non fosse che porta con sé, oltre che una moltitudine di variopinti scenari, le foglie che lentamente si staccano portate dal vento e la pioggia che contribuisce a far cadere gli ultimi fiori che ricordano la quasi ormai lontana estate, porta con sé anche un lento imbrunire che allontana la luce del sole splendente, rendendo il cielo e le giornate più grigie e, ahimè, anche meno lunghe.
Di colpo ci ritroviamo le luci sempre più accese e tutto si trasforma. Nonostante si rimanga stupiti dallo splendore e dalla bellezza che questa stagione ci offre, non possiamo non sentire quel senso di malinconia che ne deriva. Anche se le prime piogge, i primi temporali, danno un senso di sollievo dal lungo e grande caldo che ci ha accompagnati durante la stagione estiva, ci sentiamo quasi deprivati di quella leggerezza e libertà che avevamo nelle lunghe giornate di luce, maggiormente godute ed apprezzate in questa estate del “dopo Covid” .E come ogni anno, soprattutto in questo particolare 2020, ci chiediamo se possa e cosa possa realmente influire sul nostro umore e perché, nonostante la grande bellezza e il placarsi quasi, degli assordanti rumori estivi, insorge quel senso di malinconia che caratterizzano l’ingresso di questa stagione che ci fa pensare al prossimo natale e all’inevitabile stress che ne consegue. Se pensiamo che si passa dall’indubbio effetto positivo che ha il sole e la sua luce sull’organismo con i noti benefici a livello fisico ma anche la sfera psichica ed emozionale che se ne giova, percepiamo l’arrivo dell’autunno in maniera più sentita, perché lentamente le giornate si accorciano e la diminuzione delle ore della giornata illuminata dalla luce del sole può decisamente influire negativamente sul nostro umore.
L’esistenza di un rapporto tra luce e umore è scientificamente provato. La luce infatti ricopre il ruolo fondamentale nei meccanismi che regolano il nostro orologio biologico. La luce viene anche utilizzata nel trattamento terapeutico (fototerapia) di una particolare forma di sindrome depressiva, la depressione stagionale, così chiamata perché si manifesta solamente durante l’autunno-inverno, ovvero nel periodo dell’anno con meno luce. E si manifesta con particolari sintomi, quali sonnolenza ed eccessivo bisogno di dormire, spossatezza, astenia, appetito eccessivo con particolare bisogno di carboidrati (cosiddetta fame da carboidrati). Questi alcuni dei sintomi che oggi vengono riconosciuti e ritenuti comuni. Questa sindrome colpisce maggiormente le donne rispetto agli uomini e gli anziani rispetto ai giovani. In questi casi la cosa fondamentale da fare, raccomandano gli esperti e studiosi della sindrome stagionale, è non arrendersi alla sopraggiunta pigrizia ma cercare di mantenere e aumentare l’attività fisica con lunghe camminate, passeggiate, riprendere la palestra, insomma non assecondare i sintomi ma, con una buona e adatta alimentazione, reagire e continuare a ritagliarsi momenti di distrazione dal lavoro e dal desiderato “divano”.
Osservare con occhi meravigliati lo spettacolo della natura che ancora ci sorprende. Osservare come il vento fa volteggiare le foglie, come le foglie assumono tinte straordinariamente variopinte. Camminare lungo i viali e sentire il lieve rumore del letto di foglie che avvolge i nostri passi . E si spera anche di poter vedere i bambini che con i genitori sono alla ricerca delle foglie più belle e i ricci di castagne caduti a terra dai magnifici ippocastani multicolore, da portare a scuola per fare il collage o il disegno con la maestra e i ritrovati compagni di classe. Guardare all’autunno come il mese che prepara al sonno la natura, che mette a riposo per proteggere i suoi frutti durante l’inverno che arriverà, allo stesso modo sentirlo benefico per il nostro organismo che sembra costretto a rallentare i ritmi per rigenerarsi nell’attesa della prossima rinascita.
Stefania Saccone
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