FIRENZE – Secondo la relazione annuale al Parlamento del 2018, sullo stato delle tossicodipendenze in Italia, la cannabis resta la sostanza stupefacente più in voga tra gli studenti con un’età media tra i 15 e i 19 anni, seguita dalle Nps (Nuove sostanze psicoattive), spice, cocaina, stimolanti, allucinogeni ed eroina. Gli studi di Espad Italia rivelano che il 34,2% degli studenti intervistati ha riferito di aver utilizzato una sostanza psicoattiva illegale nel corso della propria vita, mentre il 26% riferisce di averne fatto uso nel corso dell’ultimo anno.
Mettendo da parte le percentuali, si tratta di ben 670mila ragazzi (quasi un quarto del totale, considerando che in Italia sono presenti circa 2.700.000 studenti). Tra questi l’89,5% sostiene di aver assunto una sola sostanza illegale, mentre il restante 10,5% ha assunto più di 2 sostanze. Il 16,7% degli studenti ha utilizzato sostanze psicoattive nel mese in cui è stato condotto lo studio, mentre il 3,9% ne ha fatto un uso frequente, dunque ha utilizzato 20 o più volte cannabis oppure 10 o più volte altre sostanze illegali. Confrontando gli attuali risultati con le precedenti ricerche, si evidenzia come negli ultimi cinque anni il consumo di cannabis nel corso del periodo scolastico sia aumentato, mentre per le altre forme di consumo si assiste ad una stabilizzazione.
Sono quindi il 33,6% gli studenti (870mila circa) che hanno utilizzato cannabis almeno una volta nella vita, mentre il 25,8% (circa 670mila) l’ha utilizzata nel corso del 2017, solamente il 16,7 (420mila circa) ha dichiarato di averla consumata durante i mesi di studio, mentre il 3,4% la consuma frequentemente (20 o più volte nell’ultimo mese).
Circa 360mila (13,9%) studenti hanno utilizzato almeno una volta nella vita sostanze psicoattive (cannabinoidi sintetici, oppioidi sintetici, ecc.). Sono 88mila (3,4%) gli studenti che affermano di aver sperimentato la cocaina almeno una volta nella vita, l’1,1% (circa 28mila) dichiara di aver utilizzato eroina almeno una volta nella vita.
Aumento dell’importazione oppure scarsa sensibilizzazione? L’aumento del consumo di droga tra i giovani è un fattore documentato da dati certi, difficilmente negabile davanti ad un’evidenza in costante crescita. Sono varie le motivazioni che spingono un ragazzo ad avvicinarsi al “mondo delle droghe”: la mancanza di interessi personali, disagi familiari, amici sbagliati, ma sopratutto un carattere debole.
Una possibile causa, studiata anche nel caso della tabaccologia, risiederebbe nel gene CHRNA5, che porta ad una predisposizione all’abitudine al fumo di sigaretta. Gli studi condotti sul gene Drd2, nel caso del fumo e della cannabis, hanno dimostrato che codifica un recettore della dopamina, in base all’allele posseduto, il quale renderà più o meno ardua l’intenzione di smettere di fumare . Alla stessa maniera, nel caso della cocaina il gene Maged1 viene alterato, riducendo la regolazione delle emozioni, da qui la dipendenza da cocaina la quale porta ad assumere comportamenti come la ricerca della droga, la perdita di controllo e inadeguatezza nei processi decisionali.
Fin da piccoli i ragazzi vengono educati dai genitori ad evitare il contatto con qualsiasi tipo di droga, ma durante la fase adolescenziale, nella quale il contatto con la famiglia si riduce notevolmente, l’unica istituzione in grado di fornire un’educazione in materia è la scuola, che spesso nelle scuole superiori risulta assente o insufficiente a prevenire questo fenomeno di diffusione.
Boris Zarcone
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