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Aspettando il Natale tra cuccia e novena

di | 2018-12-23T08:52:44+01:00 23-12-2018 6:40|Cultura, Sezione9|0 Commenti

LEONFORTE  (Enna) – Nel mese di dicembre, assieme all’allestimento del presepe e all’albero di Natale, ci sono due tradizioni che nel mio paese, Leonforte, nel cuore della Sicilia, non possono non essere raccontate e divulgate. Mi riferisco alla preparazione della “cuccia” il 13 dicembre per onorare Santa Lucia, Patrona della città di Siracusa e “A nuvena di Natali” per prepararci alla nascita del Bambin Gesù.

 

La cuccia è il piatto tradizionale della festa di Santa Lucia e la sua preparazione è quasi un rito nelle famiglie siciliane: in alcune famiglie leonfortesi, il giorno di Santa Lucia non si mangia né pane né pasta ma solo cuccia ed è “devozione” che chi la prepara la distribuisca a parenti e vicini di casa.

 

Dice la leggenda che in tempi assai remoti, Siracusa era afflitta da una terribile carestia e, non sapendo più come fronteggiare la situazione, i cittadini decisero un giorno di rivolgere le loro suppliche alla santa protettrice degli occhi e della vista, perché venisse in loro aiuto. Sensibile a tanta devozione, Lucia compì il miracolo e fece giungere nel porto una nave carica di frumento. La popolazione era così affamata che non volle attendere che il grano fosse macinato e ridotto in farina e si affrettò a bollirlo così com’era, in chicchi. Il grano bollito, da allora, divenne il cibo tradizionale del giorno di Santa Lucia e si trasformò nella gustosa cuccia.

Ecco gli ingredienti e le fasi della preparazione.

Ingredienti: frumento tenero kg.1, un pizzico di sale, ricotta fresca kg.1, zucchero gr. 600, cioccolato fondente gr.200.

Preparazione: il frumento deve essere messo in bagno in acqua il  10 dicembre fino al giorno 12, avendo cura di cambiare l’acqua giornalmente. Vi sono, poi, due diversi sistemi di cottura del frumento: c’è chi lo fa cuocere per sei- otto ore a fiamma bassissima, e lo lascia poi riposare, coperto, nella sua stessa acqua per tutta la notte; c’è, invece, chi abbrevia i tempi di cottura a due ore, avvolge il tegame in giornali e coperte di lana e lascia ultimare la cottura con il solo calore lasciando riposare anche questa volta per l’intera notte. In entrambi i casi, la mattina dopo il frumento andrà scolato bene e condito poi nella zuppiera con la crema di ricotta e zucchero, oppure con una crema di latte o di cioccolato.

 

La novena di Natale consiste in un insieme di cantilene, racconti e melodie natalizie, rigorosamente in dialetto leonfortese, che un gruppo di giovani musicisti intona e suona davanti ad un tabernacolo allestito con asparago selvatico e arance, al cui centro si trova l’immagine di Maria, Gesù e Giuseppe. Ogni quartiere ne prepara una e dal 16 al 24 dicembre, dopo il calar della sera, ci si raduna nei pressi della Novena e si ascolta questo repertorio natalizio che, fortunatamente, ancora oggi è rimasto immutato nel tempo:

Maria lavava / Giuseppi stinnia / U ‘Bamminu ciancia / Panuzzu vulia / Zittuti figghiu / Cà ora ti pigghiu /  Ti dugnu a minnedda / Panuzzu ‘un cci n’è cchiù (Maria lavava / Giuseppe stendeva /  Il Bambino piangeva /  Pane voleva / Stai zitto figlio /  Che ora ti prendo /  Ti allatto al seno / Pane non ce n’è più).

Rosa Rosano

Nell’immagine di copertina, la tradizionale “cuccia” siciliana

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