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Ascanio della Corgna, presto il volto in 3D

di | 2024-11-21T20:16:53+01:00 24-11-2024 0:40|Cultura, Sezione9|0 Commenti

PERUGIA – È un colpo di archibugio quello che ha centrato la corazza, nel corso della terribile battaglia di Lepanto (1571), indossata da Ascanio della Corgna. Il tiro era indirizzato appena sotto il cuore: il che sta a significare che gli archibugieri ottomani risultavano ben addestrati. Qualcuno aveva sostenuto che il “segno” era stato lasciato dall’armaiolo che aveva fatto la corazza per saggiarne la tenuta. Ma quale combattente e signore di quell’epoca avrebbe acquistato un usbergo vistosamente danneggiato? Nessuno. Tanto più un aristocratico un po’ vanesio e narciso come Ascanio. Lo storico Gianfranco Cialini è appena rientrato da Vienna dove ha osservato da vicino e fotografato la elegante protezione metallica del famoso comandante perugino e spadaccino ritenuto il migliore d’Europa al suo tempo.

La corazza di Ascanio della Corgna

Fa notare lo studioso: “Il Sozi, che ci ha lasciato la cronaca del funerale solenne – in particolare la parte finale da San Pietro sino a San Francesco a Prato – tributato ad Ascanio, scrive che la corazza, esibita in corteo portata dai suoi capitani insieme al cavallo del marchese ed altri simboli, mostrava ‘i segni della furiosa battaglia’. E la ‘bozza’ rimasta ne è la conferma…”. L’ armatura presenta un foro non passante, provocato da una palla che non è rimasta conficcata e che ha solamente fatto rientrare il metallo. Non solo. Cialini ha preso le misure della protezione che Ascanio indossava quel giorno fatale ai destini del mondo: ebbene confermano quanto aveva rilevato nella sua perizia autoptica sui resti del condottiero, il professor Mauro Bacci. Quest’ultimo, dall’analisi delle ossa, aveva concluso che il Della Corgna, fosse alto intorno al metro e ottanta. E le misure della corazza si addicono perfettamente ad una struttura fisico-atletica di questa stazza.

“Mentre gli altri due uomini – Diomede Arcipreti della Penna-Corgna ed il pronipote Ascanio II – di cui sono state ricostruite le generalità, risultavano piccoli di statura, Ascanio era alto ed aitante, per aver ereditato il dna della famiglia materna, una Ciocchi del Monte, di nome Giacoma, a sua volta sorella del cardinale Giovanni Maria, futuro papa Giulio III. Tra l’altro ho trovato ulteriore conferma della data di nascita del duca, che non è il 1514, come taluni indicano, ma il 1516, come ho sempre sostenuto io. Data confermata pure dal ritratto riemerso a Panicale e dalla pubblicazione del catalogo fatto stampare dal museo delle armature Armamentarium Heroicum, conservato fino agli inizi dell’800 nel castello di Hambras di Ferdinando II di Asburgo e poi trasferite a Vienna nel Kunst Historisches Museum, dove oggi si trovano”.

Lo storico Gianfranco Cialini

Ascanio della Corgna il giorno della battaglia – domenica 7 ottobre 1571 -, quale stratega e capitano generale della fanteria pontificia, a stretto contatto con il comandante in capo don Giovanni d’Austria, si trovava a bordo di una galea genovese (“La Boldrinella”, secondo molti storici) quando, attaccato dalle truppe scelte di Muezzinzade Alì Pascià, comandante in capo della flotta turca, corse un serio pericolo. In quella drammatica fase il duca fu soccorso da una galeazza veneziana (questo tipo di navi possono essere paragonate ad una moderna portaerei; erano una esclusiva della Repubblica di San Marco, che ne schierava sei) e riuscì a sottrarsi al nemico. Nelle ore successive battuto e disperso il nemico (il Pascià e Mehmet Shoraq, detto Scirocco, a capo del corno destro, morirono nello scontro; a salvarsi fu solo Ucciali, alias Occhiali, calabrese di origine, che dirigeva l’ala destra degli Ottomani) i vincitori festeggiarono il sanguinoso trionfo.

Dopo lo storico successo la flotta vincitrice risalì l’Adriatico fino a Venezia e successivamente il duca rientrò a Roma. Una quarantina di giorni dopo la battaglia, il Della Corgna si spense – il 3 ottobre – nel palazzo del fratello cardinale Fulvio. “Per febbri maligne o polmonite, dovute agli strapazzi del viaggio di rientro”, si disse ai tempi. Cialini ritiene, invece, che la palla di archibugio, pur non perforando la corazza, possa aver causato la rottura di qualche costola del generale con conseguenze pleuriche letali. Ascanio, che aveva perso l’occhio destro nella battaglia di Casale Monferrato (1536), amava pronunciare questa frase quando sfidava a duello (risultò imbattuto) un avversario: “Sono orbo, ma non fellone”. Il marchese governatore dello stato di Castiglione del Lago, aveva sposato Giovanna Baglioni, altro noto casato perugino. Ora comunque tutto è pronto per ricollocare i resti di Ascanio e degli altri familiari in San Francesco al Prato, il Pantheon dei perugini. Purtroppo la cappelle dei Della Corgna ora è occupata da una serie di poltroncine, per cui la tumulazione probabilmente avverrà nella cappella degli Oddi dove vi sono già le spoglie identificate dall’equipe medico legale guidata dal professor Bacci con il supporto storico del dottor Cialini, della sorella Laura, del nipote Diomede insieme alla moglie e del pronipote Ascanio II.

Ascanio della Corgna

Inoltre ci sono pure il busto di Ascanio e la lapide del sepolcro della famiglia della Corgna. Le voci – che Cialini non conferma – dicono anche che ci sia la volontà di ricostruire il volto con la tecnologia delle 3D del famoso condottiero basandosi soprattutto sul cranio del guerriero descritto molto bene dal Sozi: “Denti bianchi e saldi…” (sulla scorta, inoltre, dei ritratti recuperati dallo stesso ricercatore umbro). Ascanio, in vita, si mise al servizio degli Stati più grandi dell’epoca: la Francia, la Repubblica di Venezia e quella di Firenze, ma anche del Pontefice e degli Asburgo (che governavano paesi dall’Austria alla Spagna fino alle Americhe). Tale operazione dovrebbe essere finanziata dal Lions Club Corciano “Ascanio della Corgna” presieduto da Gianfranco Cialini che ne è stato presidente-fondatore.

La battaglia di Lepanto

Tutto ciò potrebbe portare alla conclusione di una vicenda con la sepoltura di Ascanio, iniziata nel 2013 con il ritrovamento delle spoglie della famiglia della Corgna e coronata nel 2019 con la loro identificazione. Durante questi anni sono state fatte scoperte importanti prima non conosciute quali l’armatura con il foro, i ritratti in Austria ed a Panicale, le risultanze dell’autopsia.

Elio Clero Bertoldi

 

Nell’immagine di copertina, lo storico Gianfranco Cialini

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