PALERMO – Che mangiare arance faccia bene alla salute è risaputo. Una recente ricerca condotta dall’Università degli Studi di Catania, insieme ad altri Enti interessati, ha ora evidenziato un’altra preziosa proprietà di questo frutto, presente in particolare nelle arance rosse: quella di ridurre ansia e stress, favorendo anche il benessere psichico di chi le consuma abitualmente.
Ad affermarlo, ai microfoni del TG della Scienza “Leonardo”, è il professore Giuseppe Grosso, docente di Nutrizione Umana all’Università di Catania: “Abbiamo scoperto che individui che consumano frutta con alto contenuto di antocianine, nello specifico quelle provenienti dalle arance rosse coltivate nella nostra zona, hanno una migliore qualità del sonno e una minore probabilità di avere sintomi depressivi e stress percepito”.
Gli antociani o antocianine – pigmenti vegetali di colore rosso-violaceo presenti in molti vegetali – sono sostanze di natura glicosidica appartenenti al gruppo dei flavonoidi e svolgono diverse funzioni protettive per tutte le cellule del corpo umano. Le loro funzioni benefiche principali sono quelle antiossidanti, quelle antinfiammatorie, quelle contro l’invecchiamento e contro i antiradicali liberi.
Innanzitutto, le antocianine giovano alla salute di vene e capillari: infatti, la loro capacità antiossidante e antinfiammatoria si è rivelata un valido alleato per la salute dell’intero sistema cardiocircolatorio; inoltre tali sostanze sono un’ottima barriera difensiva per combattere agenti patogeni e tumori.
L’ulteriore novità è che le antocianine fanno anche da scudo contro l’insorgenza di ansia e depressione, come comproverebbe l’indagine condotta su un campione di circa 1.500 persone residenti a Catania, zona dove l’arancia rossa si coltiva e si mangia da secoli in gran quantità.
Le benefiche antocianine si trovano comunque in altri frutti rossi quali mirtilli, fragole, ciliegie, il cui consumo è quindi assai salutare in funzione antistress.
Infine, il professore Grosso ha sottolineato che la ricerca catanese si inquadra in un progetto più ampio finalizzato a capire meglio come la dieta incida anche sulla salute mentale: “Stiamo occupandoci proprio di abitudini alimentari che possono portare a una riduzione del rischio di insorgenza di condizioni mentali patologiche”.
A metà del 1800, fu considerata rivoluzionaria – e da molti ritenuta quasi blasfema – l’affermazione del filosofo tedesco Ludwig Feuerbach: “L’uomo è ciò che mangia”. La sua lungimirante intuizione è oggi confermata dalla Medicina e dagli Specialisti della Nutrizione.
Si spera allora che diminuisca il consumo di cibo spazzatura e aumenti la consapevolezza – e la pratica! – di una dieta salutare che, come è ormai assodato, favorisce oltre al benessere fisico anche quello psichico.
Maria D’Asaro
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