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Cure palliative, canta Antonella Ruggiero

di | 2024-10-28T09:49:27+01:00 27-10-2024 0:15|Attualità, Sezione 4|0 Commenti

VITERBO – “Il canto è un linguaggio che porta alla comunione dei cuori”, aveva detto Papa Francesco in occasione di un discorso rivolto ai membri dell’Associazione “Alunni del Cielo”, nel 2018. La musica e il canto hanno un linguaggio universale, che supera ogni frontiera. Lo sa bene una grande artista italiana, Antonella Ruggiero, fondatrice dei Matia Bazar, la band costituitasi nel 1975 a Genova: il quintetto era composto appunto da Antonella Ruggiero (voce), Carlo Marrale (chitarra, voce), Aldo Stellita (basso), Piero Cassano (tastiere, voce) e Giancarlo Golzi (batteria).

Voce insuperabile, cantante con una straordinaria carriera che ha scritto una delle pagine più importanti della musica italiana oltre i linguaggi tradizionali, Ruggiero in questi ultimi tempi ha offerto un concerto di validi contenuti artistici e di alto valore etico. Una interpretazione a favore delle cure palliative, per porre l’attenzione su chi deve fare i conticon malattie molto gravi. La dolorosa realtà dei “fragili” in un evento per dare “Una mano alla vita Ets”, l’associazione no profit milanese, nata nel 1986 con l’intento di sostenere iniziative di assistenza sanitaria, psicologica, per migliorare la qualità di vita delle persone affette da malattia cronica progressiva in fase avanzata, tramite l’utilizzo delle cure palliative.

“Concerto versatile” con la voce di Antonella Ruggiero che lo scorso 19 ottobre all’Auditorium di Milano, in largo Gustav Mahler, in una magnifica interpretazione, a sostegno di un nobile progetto chiamato “Medicina dei Fragili”, che si sta impegnando per creare un team di specialisti in cure palliative, all’interno del Pronto soccorso dell’Ospedale Niguarda di Milano. Una sanità più inclusiva, più propensa all’attenzione ed all’aiuto concreto ai fragili, per intervenire tempestivamente ed efficacemente. Antonella, dal canto suo, è da anni attenta ed interessata a questa situazione, per evitare l’esclusione dalla società di chi resta indietro a causa di malattie invalidanti, che sono proiettate verso una lotta verso la fine della vita terrena.

Tutto questo porta a riconoscere la piena integrità e dignità fino all’ultimo istante, liberi dal dolore fisico e psicologico, per evitare come aveva ribadito Papa Francesco che “conta solo chi riesce a stare nell’ingranaggio dell’attività e le vittime vengono messe da parte, considerate un peso e affidate al buon cuore delle famiglie”. Altruismo e compassione verso l’altro, scartato e fragile in una società che lo considera un peso inutile, senza alcun valore, per un mondo migliore e più a misura di tutti.

Laura Ciulli

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