MADRID – L’Annunciazione – un’opera di Beato Angelico conservata nel Museo del Prado a Madrid a partire dal 1861 – è databile nella metà degli anni trenta del Quattrocento. L’opera realizzata con tecnica tempera su tavola, ha le dimensioni di 154 x 194 cm nel pannello centrale, e 194 x 194 se si considera l’intera predella. L’opera è probabilmente la terza di una serie di tre grandi tavole dell’Annunciazione dipinte dall’Angelico; le altre due sono l’Annunciazione di Cortona e l’Annunciazione di San Giovanni Valdarno. La datazione non è però concorde ed alcuni storici dell’arte invertono la serie, proponendo la tavola del Prado come la prima. Dopo un accurato intervento di restauro, “L’Annunciazione” è tornata a risplendere ed è pronta per essere esposta nella grande mostra “Beato Angelico e gli inizi del Rinascimento a Firenze”, a cura di Carl Brandon Strehlke, direttore emerito del Philadelphia Museum of Art, insieme ad altre 40 opere. L’esposizione si terrà nel museo madrileno dal 28 maggio al 15 settembre 2019, in occasione delle celebrazioni per i 200 anni dell’istituzione.
L’opera venne dipinta per il convento di San Domenico dove era frate lo stesso Angelico ed era una delle tre grandi pale d’altare di sua mano che decoravano la chiesa, con la Pala di Fiesole sull’altare maggiore (la più antica, 1424-25, e l’unica ancora in sede) e l’Incoronazione della Vergine del Louvre (1424-1435 circa).
La scena si svolge in un portico rinascimentale con arcate leggere scorciate, è composta in maniera simile alle altre due Annunciazioni, con alcune differenze. Come nell’Annunciazione cortonese la superficie dipinta è tripartita in tre zone: il giardino, l’arcata dell’Angelo e l’arcata della Vergine; come nell’Annunciazione di San Giovanni il punto di fuga è all’interno della casa invece che all’esterno, concentrando maggiormente l’attenzione dello spettatore sull’Annunciazione. Ne risultavano meno evidenti Adamo ed Eva cacciati dal Paradiso terrestre, che nella pala cortonese sono vicini al punto di fuga, per questo l’Angelico ingrandì le loro figure notevolmente. Essi, come nelle altre due opere, si muovono in una giardino fiorito allusivo alla verginità di Maria, popolato da una moltitudine di piante dipinte con grande accuratezza e passione. Tra le specie legate a valori simbolici si riconoscono la palma, che ricorda il martirio di Cristo e le rose rosse che richiamano il sangue della Passione di Cristo. La presenza di Adamo ed Eva sottolinea il ciclo della dannazione dell’umanità, ricomposta tramite la salvezza in Cristo, resa possibile dall’accettazione di Maria. Dall’angolo in alto a sinistra scende un raggio di luce di divina che, attraverso la colomba dello Spirito Santo, va ad illuminare la Vergine, che si piega accettando remissivamente il suo incarico. Essa è seduta su un seggio coperto da un ricco drappo che funge anche da tappeto, ed ha sulle ginocchia un libro aperto, simbolo delle Scritture che si avverano.
L’effetto di insieme è quello di una descrizione minuziosa e preziosa dei vari dettagli, con l’uso di colori brillanti che esaltano ancora di più le splendide fattezze dei soggetti rappresentati.
L’Annunciazione è la prima pala d’altare fiorentina in stile rinascimentale in cui la prospettiva è stata utilizzata per organizzare lo spazio. Le arcate gotiche sono abbandonate per far spazio a forme più schematiche, secondo i progetti che Filippo Brunelleschi perseguiva nei suoi progetti.
In passato, l’opera ha evidenziato problemi strutturali nel suo supporto in legno a causa della separazione di due dei suoi pannelli. Ciò ha causato la perdita di uno strato pittorico lungo la linea di giunzione degli stessi in corrispondenza della figura dell’angelo e ha portato a diversi interventi, l’ultimo realizzato nel 1943. Tuttavia, alcuni dei più vecchi di questi restauri, oltre a ripristinare le perdite che si erano verificate su entrambi i lati della giunzione, hanno messo in evidenza come mani scellerate abbiano la ridipinto ampie aree della pittura originale. Queste zone ritinteggiate si sono alterate fortemente con il passare del tempo, manifestandosi sulla superficie sotto forma di macchie che degradavano profondamente l’estetica dell’opera.
La grande mostra di fine maggio ospiterà due dipinti del Beato Angelico oltre all’Annunciazione, aggiunti alla collezione del Museo del Prado: il “Funerale di sant’Antonio Abate” e “La Madonna della melagrana”, entrambe opere provenienti dalle collezioni del Duca d’Alba. L’esposizione comprende anche altre opere fiorentine restaurate in Italia: la “Madonna col Bambino e Cherubino” di Michele da Firenze, proprietà del Museo Nazionale del Bargello; la terracotta di Donatello “Madonna con il Bambino in trono, con due angeli e due profeti” del Museo di Palazzo Pretorio; la Trinità di Gherardo Starnina della Collezione Chiaramonte Bordonaro.
Innocenzo Calzone
Nella foto di copertina, L’Annunciazione del Beato Angelico
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