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Anne Marie Zilberman e “Le lacrime di Freyja”

di | 2022-10-09T10:21:53+02:00 9-10-2022 7:05|Arte, Sezione9|0 Commenti

MILANO – “Le lacrime – come le definisce Eugenio Borgna ne La dignità ferita (edito da Feltrinelli) – sono un’esperienza interiore e testimoniano la presenza di una vita interiore, e di una vita cicatrice, che non si spegneranno mai. Esse sono dei segni, non delle espressioni; dei segni indicanti delle esperienze psicologiche e umane radicate in orizzonti dialogici di senso”. Le lacrime diventano uno dei mezzi espressivi di un’emozione che deve essere detta in un altro linguaggio, impastato di nostalgia e di assenza, di dolore e tristezza, ma anche di gioia e di luce. La lacrima, toccando nel profondo, sfiora, sussurra il non-detto. Essa rappresenta un segno di vita, di un qualcosa che vuole, in un modo o nell’altro, essere detto, pronunciato, sfiorato. Anche solo toccando la superficie di quello che poi è un malessere profondo e devastante.

Anne Marie Zilberman

Anche l’arte rappresenta le emozioni più profonde e colpiscono le lacrime rappresentate dalla pittrice francese Anne Marie Zilberman, grafica pubblicitaria, che ha studiato Arti Grafiche a Parigi. Professionista per numerose case di moda francese, ha lavorato per la maison Kenzo. Anne Marie dipinge “Le lacrime di Freyja” ispirandosi alla beltà scandinava della dea della fertilità e dell’amore, moglie di Odur, dio che percorre ogni giorno la volta celeste alla guida del carro del Sole. Ogni giorno, i due sposi devono separarsi per dedicarsi al proprio compito divino. Quando Odur si mette in viaggio, Freyja non riesce a trattenere le lacrime d’oro, che tingono l’alba. Lo stesso avviene al tramonto, quando Odur torna tra le sue braccia, lei versa lacrime di commozione, colorando l’orizzonte di sfumature dorate.

La storia della mitologia scandinava entra nel merito dei sentimenti di una coppia e non ha una morale tragica. La dea rappresentata con la pelle pallida e la bocca rosso vermiglio, il viso contornato dalla chioma dorata che mostra capelli ricci ribelli da un lato e dall’altro si trasforma in una cascata che copre metà del volto. Solo l’occhio sinistro rimane visibile, socchiuso, ed è da lì che sgorgano lacrime dello stesso colore dei suoi capelli: lacrime d’oro. La parte destra della chioma, quella razionale e dritta, nasconde l’occhio; quella sinistra, irrazionale e ribelle, non cela l’occhio chiuso, emozionato, che non trattiene le lacrime, non fluide, ma metalliche e di ventiquattro carati. Freyja, dea della mitologia nordica, signora degli elfi e patrona della natura, è ritratta in maniera onirica e sensuale. L’artista utilizza dell’oro di Bisanzio, ed è ciò che inganna il fruitore, facendo pensare che sia uno dei dipinti di Gustav Klimt, ma l’opera è frutto della mano fine di Anne Marie Zilberman.

Osservando da vicino il celebre “Bacio” di Klimt si può notare che la pennellata è fluida e delicata, molto diversa dallo stile denso e materico adottato da Marie Zilberman. La fanciulla è pesantemente truccata, mentre le donne dipinte dal pittore austriaco hanno solo le labbra e le gote leggermente tinte di rosso. Per Klimt l’oro è come pioggia, il privilegio che un uomo può avere nell’entrare dentro alla sessualità di una donna, mentre per la Zilberman la sessualità è un’emozione preziosa, le lacrime non sono necessariamente di tristezza, ma sono sensazioni immense e vivide che il corpo non sa contenere e, allora, le butta fuori. Klimt nelle sue opere ha un tocco più virile, rapido e sintetico. La Zilberman ritrae un primissimo piano del viso di una donna dalla pelle diafana, le labbra rossissime e i capelli così biondi da sembrare fili d’oro.

Il mito di Frejya è usato come metafora dell’ipersensibilità, quei sentimenti talmente forti che sembrano fondersi con i fenomeni atmosferici. Tale dipinto ha suggestionato un’altra artista Annalisa La Porta che ha scritto una poesia intitolata proprio “Larmes d’or” (Lacrime d’oro): Dormi, anima mia, dormi/Piangi dolcemente sul tuo incantesimo,/Il tuo triste incantesimo malinconico/di un angelo caduto,/con una strana fronte febbrile, infelice./Piangi, angelo mio, piangi/Lascia scorrere le tue lacrime d’oro/come la pioggia autunnale/quei languori amari e amari monotoni./Le tue ali sono tagliate, la tua piuma inutile:/piangi così, sei così solo./Il silenzio ti accompagna,/accolto, raccolto: accettare sconfitte,/anche loro danno un prezzo alla vita.

La lacrima è dono che ci viene offerto, così sono le lacrime di Freyja. Molto belle sono le parole utilizzate da Jean Loup Cahrvet: «Le lacrime si offrono al nostro viso, come al nostro intelletto o al nostro cuore, la loro evidenza ne rende inutile la definizione, dalla quale le protegge la loro inintelligibilità. La loro chiara trasparenza evita loro una descrizione. Esse parlano verso un altrove che è già oltre la loro esistenza». E Anne Marie Zilberman dona “Le lacrime di Freyja” legandole alla delicatezza e la grazia del femmineo.

Claudia Gaetani

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