MILANO – Imprigionata su una tela, la pelle dipinta di un rosa fine, come fini sono gli ornamenti. “Nella sua (…) carnagione chiara, occhi grandi ed espressivi, neri come i capelli, la bocca piccola, labbra piene e denti bianchi come avorio”: così fu descritta nelle pagine dei libri di storia, la Principessa elettrice del Palatinato, Anna Maria Luisa de’ Medici (detta Ludovica), ultima rappresentante del ramo granducale mediceo. Fu, nel 1690, la seconda moglie di Giovanni Carlo Guglielmo I, Principe elettore del Palatinato. Nelle sue fattezze gentili riportate nelle tele da Antonio Franchi o Giovanni Gaetano Gabbiani, Anna Maria Luisa de’ Medici che “cavalcava come un uomo e rideva di una maschia risata”, divenne poi con l’età una donna risoluta, grande amante dell’arte e delle lettere, che considerò la più grande “gloria e vanto dello Stato”.
Questa donna volitiva, definita “principessa di gran saviezza”, seppe affrontare con determinazione e coraggio le prove della vita e la dolorosa consapevolezza della fine del casato dei Medici, arrivati a Firenze dal Mugello e vissuti in città nella zona dell’attuale piazza della Repubblica. Della loro più antica dimora non resta niente, essendo stata distrutta nell’Ottocento al tempo di Firenze capitale e delle ristrutturazioni condotte dal Poggi nel quartiere del mercato vecchio. A seguito della morte del marito, Anna Maria Luisa ritornò a Firenze, dove visse fino alla morte nel 1743: con lei si estinse la linea primogenita di Casa Medici. Per testamento lasciò allo stato toscano la grandissima collezione artistica che apparteneva alla famiglia e che aveva ereditato dal fratello Gian Gastone, ultimo granduca della famiglia, alla sua morte nel 1737.
Anna Maria Luisa nacque l’11 agosto del 1667 da Cosimo III de’ Medici, Granduca di Toscana, e dalla consorte Margherita Luisa d’Orléans, unica figlia femmina della famiglia; la madre, accortasi di essere rimasta incinta, tentò di procurarsi un aborto andando a cavallo a rotta di collo. La nascita della bambina, secondogenita ed unica figlia della coppia, non migliorò il rapporto tra i coniugi: Cosimo continuò a disinteressarsi della moglie per dedicarsi alla preghiera e agli affari pubblici, Margherita Luisa non cessò di umiliare il marito in tutte le occasioni possibili fino a denominarlo, alla presenza del nunzio apostolico, come un “povero sposo”. Anna Maria Luisa non rivide mai più la madre e fu cresciuta dalla nonna paterna, la granduchessa Vittoria della Rovere, ma in ogni caso non le mancò la stima e l’affetto del padre.
Nel 1669, Anna Maria Luisa fu considerata come potenziale sposa del delfino Luigi, l’erede apparente di Luigi XIV di Francia, ma Cosimo III non voleva un secondo matrimonio francese e declinò l’offerta, preferendo intavolare trattative per maritare la figlia a re Pietro II del Portogallo. I ministri portoghesi, tuttavia, temendo che avesse ereditato il carattere capriccioso della madre o che potesse influenzare eccessivamente il debole sovrano, rifiutarono la proposta, ma Anna Maria Luisa, secondo l’opinione dei contemporanei, aveva ereditato il carattere rigido, freddo, autoritario del padre e della nonna Vittoria della Rovere. Il suo matrimonio fu dunque senza eredi e, morto il marito nel 1716, Anna Maria Luisa tornò a Firenze, dove ormai era certa la prossima estinzione della casata granducale.
Pertanto, senza altra alternativa, alla morte del figlio Ferdinando nel 1713, Cosimo III modificò la legge di successione affinché Anna Maria Luisa potesse accedere al trono quando fosse deceduto ogni altro membro maschile, ma tale progetto fu rigettato dalle altre potenze europee mentre l’imperatore Carlo VI d’Asburgo, sovrano feudale della Toscana, affermò che la modifica della successione così come l’eventuale adozione di un erede fosse di sua esclusiva competenza. Nel giugno 1717, Cosimo sancì che alla morte di Anna Maria Luisa e di Gian Gastone la corona di Toscana sarebbe passata alla casa d’Este alla condizione che gli stati, ancorché governati dal medesimo sovrano, restassero amministrativamente separati, ma tale scelta fu rigettata dall’imperatore che dichiarò inaccettabile l’unione dinastica tra il Granducato di Toscana e il Ducato di Modena.
Anna Maria Luisa lasciò il proprio appartamento in Palazzo Pitti e si trasferì fuori Firenze presso Villa La Quiete, che fece ristrutturare con l’assistenza degli architetti Giovanni Battista Foggini e Paolo Giovanozzi e con l’ausilio del giardiniere del giardino di Boboli, Sebastiano Rapi. In questi ultimi anni l’Elettrice si preoccupò principalmente di finanziare il completamento della facciata della Basilica di San Lorenzo iniziato nel 1604, e donò molto in opere di beneficenza. Morì il 18 febbraio del 1743 all’età di 75 anni a palazzo Pitti per una “oppressione sul petto”, secondo la testimonianza di sir Horace Mann. Con la sua morte si estinse il ramo granducale della famiglia Medici; quanto alle sue volontà lasciò le proprie gioie al granduca e imperatore Francesco, valutate da Sir Horace Mann in 500.000 sterline dell’epoca, e le sue terre nel Ducato di Urbino al marchese Rinuccini che era stato ministro ed esecutore testamentario di Cosimo III.
Fu tumulata nella chiesa di San Lorenzo, all’epoca non ancora completa e per la quale aveva destinato una parte delle proprie rendite in perpetuo fino alla conclusione dei lavori alla cupola e al campanile (che ancora oggi reca l’iscrizione del suo nome). Nel 1857, durante una prima ricognizione delle salme dei Medici, così venne descritto il suo ritrovamento: “Il corpo è vestito di velluto di colore oscuro, forse violetto. Ha sul teschio la corona elettorale di metallo dorato tenuta ferma da un grande ago di argento, ha sul petto un Crocifisso d’argento”. Nel 2012 sono state riesumate le sue ossa, dopo la preoccupazione causata dall’alluvione di Firenze del 4 novembre 1966: un esame scientifico accertò che fu invece molto probabilmente una neoplasia mammaria a causarne la morte. Donna amata da Firenze, lascia alla storia un’eredità di fermezza e femminilità imperitura.
Claudia Gaetani
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