Finalmente, era ora: stop all’allevamento, riproduzione in cattività e uccisione di volpi, cincillà, visoni, procioni e qualsiasi altro animale dal quale si ricavi pelliccia sul suolo italiano. Anche in Italia è stata messa la parola fine all’assurda mattanza.
Lo prevede un emendamento dell’Intergruppo parlamentare per i Diritti degli animali, primo firmatario la capogruppo di Leu al Senato, Loredana De Petris, approvato dalla commissione Bilancio del Senato. La misura consente in deroga agli allevamenti di mantenere gli animali già presenti nelle strutture non oltre il 30 giugno 2022. Sono stanziati 3 milioni di euro per il 2022 per indennizzare gli allevamenti. In Italia si tratta di dieci allevamenti di visoni ancora formalmente attivi (5 dei quali senza animali) con 14 addetti complessivi, la cui operatività era già stata sospesa fino alla fine del 2021 a causa dell’emergenza pandemica.
L’emendamento era stato annunciato il 16 novembre scorso da Michela Vittoria Brambilla, presidente dell’Intergruppo e della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente (Leidaa), durante la presentazione, insieme a Martina Pluda, direttrice per l’Italia di Humane Society International (HSI), dello studio “L’allevamento di visoni in Italia: mappatura e prospettive future”. Ora è attesa entro fine anno l’approvazione della Legge di Bilancio da parte del Parlamento per confermare l’entrata in vigore delle misure contenute nell’emendamento.
La decisione permetterà di salvare anche i 7.039 visoni riproduttori presenti a oggi negli ultimi 5 allevamenti in funzione fra Lombardia, Emilia-Romagna e Abruzzo, dopo che per tutto l’anno in corso l’attività era stata sospesa dal ministro della salute per prevenire la diffusione di Covid da e verso gli animali.
Una svolta storica che arriva dopo oltre un decennio di battaglie. La legge riconosce un principio che molte organizzazioni animaliste, per prima la Lav (Lega Anti Vivisezione), avevano portato alla ribalta della cronaca nazionale già nel 2011. L’emendamento approvato dalla Commissione Bilancio del Senato, di cui prima firmataria è la senatrice Loredana De Petris (LeU con alcuni altri colleghi del gruppo) è stato sottoscritto anche dai senatori Croatti, Perilli e Maiorino (M5S), Giammanco (FI), Unterberger (SVP).
Grande soddisfazione arriva anche dal movimento animalista. ”Si tratta di un’iniziativa di civiltà – afferma Carla Rocchi, presidente nazionale dell’Enpa (Ente nazionale protezione animali) – fondamentale per il nostro Paese anche nel contesto europeo. Allevare in cattività animali al solo fine di ucciderli per vanità è inaccettabile per un paese che si definisce civile”.
Per l’Oipa (Organizzazione protezione animali) si tratta di un “importante passo verso un’economia davvero etica, verso una società davvero civile, verso il riconoscimento degli animali come esseri senzienti”. Per la Lav è “una grande emozione: ogni anno in Italia venivano uccisi oltre 60mila visoni per il valore della loro pelliccia ma dall’1° gennaio 2022 questa crudeltà non si ripeterà mai più”.
Finalmente siamo al traguardo: divieto di allevare animali per poi ucciderli al fine di produrre pellicce. L’Italia si unisce così all’elenco di Paesi europei che – alcuni anche da vent’anni – hanno preso la stessa decisione: Regno Unito dal 2000, Svizzera dal 2000, Austria dal 2004, Slovenia dal 2013, Repubblica di Macedonia dal 2014, Croazia dal 2017, Lussemburgo dal 2018, Repubblica Ceca dal 2019, Serbia dal 2019, Germania e Irlanda dal 2022.
«L’impegno della Lav prosegue – afferma Simone Pavesi – il nostro prossimo obiettivo sarà l’estensione del divieto agli allevamenti di animali per produrre pellicce in tutta l’Unione Europa».
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