GRECCIO (Rieti) – Tra le tante iniziative degli eventi per l’ottocentenario del primo Presepe e della Regola bollata, non può mancare un annullo filatelico, un francobollo celebrativo con una tiratura di 204mila esemplari commercializzati in tutta Italia, acquistabili negli uffici postali, giorno di emissione: 2 dicembre 2023. In alto, a sinistra, è presente il logo del Comitato nazionale per l’ottavo centenario, con la legenda “800 anni dalla prima rappresentazione del presepio di Greccio”, la scritta “Italia” e l’indicazione tariffaria “B”, per poter inviare la corrispondenza. La cerimonia ufficiale nella sala consiliare Giovanni Velita a Greccio, in piazza Betlemme (con cui il comune è gemellato), mentre nella piazza centrale, tra le decine di bancarelle di arte presepiale e prodotti locali, tra pullman di turisti che vanno e vengono, lo stand di Poste Italiane per l’annullo con Roberta Nardi, responsabile Filatelia di Viterbo e Rieti.
Andrea Petrone, direttore della filiale di Rieti, e Marco Di Nicola, responsabile commerciale Filatelia di Poste Italiane, partecipano alla cerimonia ufficiale, con il sindaco di Rieti Daniele Sinibaldi, di Greccio Emiliano Fabi, la consigliera regionale Eleonora Berni, i delegati del Comando provinciale dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, Luciano De Giusti, Ministro Provinciale dei frati minori di Abruzzo e Lazio, della Provincia di San Bonaventura. Il francobollo appartiene alla serie tematica “il Patrimonio artistico e culturale italiano”, emesso dal Ministero delle Imprese e del made in Italy, stampato dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato e diffuso da Poste Italiane.
Il primo dicembre di 4 anni fa Papa Francesco firmò al santuario di Greccio la lettera apostolica Admirabile Signum, sul significato, la storia, l’origine e valore del presepe, a partire dalla luce, come ha sottolineato padre Luciano. “Mi piace passare in rassegna i vari segni del presepe per cogliere il senso che portano in sé – scrive Papa Francesco –. In primo luogo rappresentiamo il contesto del cielo stellato nel buio e nel silenzio della notte. Non è solo per fedeltà ai racconti evangelici che lo facciamo così, ma anche per il significato che possiede. Pensiamo a quante volte la notte circonda la nostra vita. Ebbene, anche in quei momenti, Dio non ci lascia soli, ma si fa presente per rispondere alle domande decisive che riguardano il senso della nostra esistenza: chi sono io? Da dove vengo? Perché sono nato in questo tempo? Perché amo? Perché soffro? Perché morirò? Per dare una risposta a questi interrogativi Dio si è fatto uomo. La sua vicinanza porta luce dove c’è buio e rischiara quanti attraversano le tenebre della sofferenza (Lc 1,79)”.
“Una parola – prosegue Papa Francesco – meritano anche i paesaggi che fanno parte del presepe e che spesso rappresentano le rovine di case e palazzi antichi, che in alcuni casi sostituiscono la grotta di Betlemme e diventano l’abitazione della Santa Famiglia. Queste rovine sembra che si ispirino alla Legenda Aurea del domenicano Jacopo da Varazze (XIII sec.), dove si legge di una credenza pagana secondo cui il tempio della Pace a Roma sarebbe crollato quando una Vergine avesse partorito. Quelle rovine sono soprattutto il segno visibile dell’umanità decaduta, di tutto ciò che va in rovina, che è corrotto e intristito. Questo scenario dice che Gesù è la novità in mezzo a un mondo vecchio, ed è venuto a guarire e ricostruire, a riportare la nostra vita e il mondo al loro splendore originario”.
Quale poteva essere allora il simbolo scelto per il francobollo? E poi cos’è un francobollo? Marco Di Nicola invita a ritrovare il piacere di incollare un francobollo su una lettera, una cartolina, almeno a Natale: “Ci sono ragazzi di 11 anni che non sanno nemmeno cosa sia un francobollo, ormai si comunica sui cellulari, ma non va bene”. E quanti oggi possono mostrare con orgoglio negativi di scatti storici su vecchie pellicole fotografiche? Uno di questi è Stefano Tocchio, astrofilo e fotografo, che ha sempre seguito la luce del cielo, i punti di riferimento, utili all’uomo, prima dei navigatori satellitari: come ricorda padre Luciano “al buio si vede meglio”.
E’ sua la foto scelta, scattata l’8 aprile del 1997 alle 21, sotto al Santuario, quando il cielo nel buio totale fu attraversato e illuminato dalla cometa Hale-Bopp. “Non potevo permettermi le prime macchine digitali, troppo costose – racconta Stefano, che allora aveva una trentina d’anni – la prima sera passai ore dietro una curva in mezzo alla strada, al buio e al freddo. Il giorno dopo feci stampare subito la pellicola e vidi che c’erano degli aloni luminosi che disturbavano e non davano risalto alla cometa. Allora bussai ai frati del Santuario e chiesi loro di non accendere le luci. I frati non accesero le luci esterne e chiusero anche le imposte, a nascondere qualunque bagliore dall’interno”.
Il risultato fu una foto suggestiva, scattata con una Reflex manuale, Yashica FX 2000, con pellicola 1600 ISO a colori, obiettivo 50 millimetri, con 20 secondi di posa sul cavalletto. “La scattai nella semplicità francescana, da giovane appassionato di fotografia e dell’universo. Non sapevo che sarebbe diventata una foto storica e sono particolarmente emozionato” confessa Stefano, mostrando il negativo della pellicola, oggi un reperto storico. Ma vuoi mettere l’ansia di andare dal fotografo a ritirare i negativi, a controllare quante foto erano da buttare e quante erano venute bene? Oggi è tutto pronto, servito all’istante, manca l’ansia e il gusto dell’attesa.
Attendere qualcuno, o qualcosa, è importante: dà significato alla nostra esistenza.
Francesca Sammarco
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